venerdì 15 maggio 2009

IL FASCINO DELLE ELEZIONI

Alle elezioni di Morterone, splendido Comune della provincia di Lecco, si presentano 34 candidati per 32 elettori. E' come alle feste: ci sono gli imbucati. A meno che qualche cittadino particolarmente ubiquo e democristiano sia riuscito a farsi inserire in più di una lista. Non ce ne stupiremmo. Mentre invece continua a stupirci la capacità degli italiani di razzolare all'opposto di come predicano. Non eravamo il Paese dell'antipolitica, nauseato dalla Casta e pronto a battersi per l'abolizione degli enti inutili, come ho sentito promettere fra gli applausi da un candidato alla presidenza di una Provincia? Certo. Così come siamo il Paese dell'antilettura che ingolfa le case editrici di romanzi inediti. Nessuno legge, ma tutti scrivono. Nessuno ama i politici, ma tutti (e a Morterone anche qualcuno in più) bramano diventarlo. La politica è un respingente che attrae. Proprio adesso che conta poco e che forse non esiste nemmeno più. Sarà che, in epoca di precariato spinto, la carriera del notabile emana il fascino del posto fisso, grazie ai tanti privilegi che ne perpetuano gli effetti anche dopo la cessazione del mandato. Sarà che il popolo telespettatore è rimasto contagiato dall'orgia di televoti e desidera provare sulla propria pelle il brivido della «nomination» e del giudizio altrui. Sarà, più banalmente, che tutti si annoiano da morire e un mese di campagna elettorale garantisce un'uscita provvisoria dalla routine. Le possibilità di farcela sono scarse, ma non importa. Mal che vada, si potrà sempre scrivere un libro di memorie che nessuno leggerà.
Massimo Gramellini per "LA Stampa"