domenica 24 maggio 2009
CHI E' IL CAPPONE?
Efficienza e democrazia non sono necessariamente sinonimi. Anzi di norma un regime autoritario ha governi più efficienti. Ma ha anche altri problemi, ovvero che le loro società, di norma, non lo sono e con il tempo non lo sono più nemmeno i governi.
Nei regimi liberi, di norma, il governo è efficiente se lo è anche la democrazia. Ma è difficile pensare a una democrazia efficiente senza rappresentanza politica della società civile. Difficilmente quindi lo sarà anche il governo. A meno di rinunciare alla libertà.
Ma in un paese libero è prioritaria l’efficienza delle sue istituzioni pubbliche, la semplicità e la coerenza delle leggi, l’imparzialità della giustizia, la buona amministrazione dei servizi, la facilità di accedere alle informazioni in campo economico, la certezza della proprietà dei propri beni e della sicurezza della propria persona, le più ampie opportunità di iniziativa per accrescere il proprio benessere e la propria formazione. L’insieme di tutto questo, per essere ben amministrato, ruota intorno alla questione della rappresentanza, compresa quella delle due istituzioni principali del nostro sistema democratico, il parlamento e il governo.
Sicuramente la prima responsabilità di un governo si misura dal funzionamento della amministrazione dello Stato di cui ne dovrebbe direttamente portare la responsabilità anche in sede civile per conto del più periferico ufficio pubblico.
Lo stesso criterio di responsabilità dovrebbe valere per i vertici di tutte quelle organizzazioni, imprese di servizi, gruppi economici, finanziari, banche tali per dimensioni che debbano essere considerate di interesse nazionale, seppur di diritto privato o misto, per l’importanza pubblica del loro ruolo.
Indicare nella riduzione dei seggi lo strumento per ridare snellezza alle Camere ed efficacia al governo è del tutto inutile se i deputati non sono eletti, ma nominati.
E’ una manovra diversiva.
Si intravede, infatti, dall’ eventualità di un ricorso alla legge di iniziativa popolare l’idea di un sondaggio sul presidenzialismo con poteri esecutivi. Una iniziativa che così condotta, in un solo colpo aprirebbe di fatto uno scontro politico con la Presidenza della Repubblica e di conseguenza con le Camere.
E’ impossibile riformare i poteri a rate senza danneggiare l’impianto della sovranità popolare.
Già diciassette anni fa accadde qualcosa di analogo con la sollecitazione della piazza contro il palazzo. Per nessuno finì come ognuno, in modo diverso, si aspettava finisse. E ora tutto potrebbe finire nel vuoto di una crisi politica. Come allora per ogni previsione e per il suo contrario può accadere esattamente l’opposto di quanto ci si attende.
La riforma dei poteri di solito la fanno i rappresentanti eletti nel corso di elezioni a cui si presentano come candidati e non capponi. Ma in tutto questo falso riformismo d’ assalto, questa è l’unica cosa che manca, essendo l’essenziale.
Il problema si sposta su quanti siano i capponi a cui la plebe possa fare la festa.
Critica Sociale del 24 maggio 2009
Nei regimi liberi, di norma, il governo è efficiente se lo è anche la democrazia. Ma è difficile pensare a una democrazia efficiente senza rappresentanza politica della società civile. Difficilmente quindi lo sarà anche il governo. A meno di rinunciare alla libertà.
Ma in un paese libero è prioritaria l’efficienza delle sue istituzioni pubbliche, la semplicità e la coerenza delle leggi, l’imparzialità della giustizia, la buona amministrazione dei servizi, la facilità di accedere alle informazioni in campo economico, la certezza della proprietà dei propri beni e della sicurezza della propria persona, le più ampie opportunità di iniziativa per accrescere il proprio benessere e la propria formazione. L’insieme di tutto questo, per essere ben amministrato, ruota intorno alla questione della rappresentanza, compresa quella delle due istituzioni principali del nostro sistema democratico, il parlamento e il governo.
Sicuramente la prima responsabilità di un governo si misura dal funzionamento della amministrazione dello Stato di cui ne dovrebbe direttamente portare la responsabilità anche in sede civile per conto del più periferico ufficio pubblico.
Lo stesso criterio di responsabilità dovrebbe valere per i vertici di tutte quelle organizzazioni, imprese di servizi, gruppi economici, finanziari, banche tali per dimensioni che debbano essere considerate di interesse nazionale, seppur di diritto privato o misto, per l’importanza pubblica del loro ruolo.
Indicare nella riduzione dei seggi lo strumento per ridare snellezza alle Camere ed efficacia al governo è del tutto inutile se i deputati non sono eletti, ma nominati.
E’ una manovra diversiva.
Si intravede, infatti, dall’ eventualità di un ricorso alla legge di iniziativa popolare l’idea di un sondaggio sul presidenzialismo con poteri esecutivi. Una iniziativa che così condotta, in un solo colpo aprirebbe di fatto uno scontro politico con la Presidenza della Repubblica e di conseguenza con le Camere.
E’ impossibile riformare i poteri a rate senza danneggiare l’impianto della sovranità popolare.
Già diciassette anni fa accadde qualcosa di analogo con la sollecitazione della piazza contro il palazzo. Per nessuno finì come ognuno, in modo diverso, si aspettava finisse. E ora tutto potrebbe finire nel vuoto di una crisi politica. Come allora per ogni previsione e per il suo contrario può accadere esattamente l’opposto di quanto ci si attende.
La riforma dei poteri di solito la fanno i rappresentanti eletti nel corso di elezioni a cui si presentano come candidati e non capponi. Ma in tutto questo falso riformismo d’ assalto, questa è l’unica cosa che manca, essendo l’essenziale.
Il problema si sposta su quanti siano i capponi a cui la plebe possa fare la festa.
Critica Sociale del 24 maggio 2009