giovedì 14 maggio 2009

COME PARTECIPARE A UN DIBATTITO PUBBLICO E TELEVISIVO


Se un dibattito pubblico o televisivo fra leader nazionali induce negli elettori valutazioni più emotive che razionali, quello fra candidati locali si dimostra solitamente per gli elettori una straordinaria fonte di informazione sui problemi di quello specifico territorio.

Nel scegliere un candidato, e in particolare chi deve partecipare a un dibattito televisivo, non si può prescindere da una valutazione sul come parla in pubblico: sono infatti innumerevoli i candidati che non hanno idea di come intervenire, come interrompere l’avversario, come esprimersi, come sintetizzare un pensiero in poche parole o che cosa dire davanti a una telecamera. Questo non significa che non siano competenti o che non abbiano delle doti politicamente significative, significa piuttosto che semplicemente non sono adatti a confrontarsi con gli altri quando invece una campagna elettorale è un continuo confronto pubblico.

Ci sono persone straordinariamente capaci e intellettualmente brillanti la cui resa in pubblico è nulla. In questo caso è meglio che non facciano i candidati. Allo stesso modo è molto improbabile che delle persone incapaci siano dei bravi oratori.

In questo caso possono intervenire, a compensazione, altri fattori come la simpatia o la disponibilità che però non sono qualità che influiscono in maniera decisiva sulla scelta del voto e che dovrebbero far riflettere molti di coloro ai quali è delegata la scelta dei candidati (soprattutto alle cariche locali e che talvolta dimenticano che le motivazioni che portano ad invitare a cena una persona non sono le stesse che inducono a votarla).

Il giochetto di non partecipare ai dibattiti ricorrendo a vari espedienti, solo per sottrarsi ai microfoni, è appunto un giochetto che nella società mediatica può funzionare solamente, e non sempre, con i leader.

Queste sono le regole base per partecipare da vincenti a un dibattito con il vostro avversario sia davanti alle telecamere sia in un locale aperto al pubblico.


Conoscere le caratteristiche del dibattito. Un candidato deve essere informato sulle caratteristiche del dibattito prima che questo inizi. Le caratteristiche riguardano la sua durata, il tempo a disposizione per porre le domande e fornire le risposte. Se la sede è uno studio televisivo è opportuno sapere anticipatamente quali saranno le informazioni che il regista o l’operatore darà, off the record, ai partecipanti (se è il momento di concludere, se l’eventuale pubblico presente deve applaudire, se ci sono pause pubblicitarie, se sta arrivando un ulteriore ospite, se viene utilizzata un’altra telecamera, ecc.). Di uno studio televisivo è importante sapere anche come saranno posizionate le luci, quali saranno i colori dominanti, quale è la coreografia anche per scegliere con buonsenso l’abbigliamento o l’eventuale maquillage. Se il dibattito prevede la presenza di un moderatore è opportuno incontrarlo in anticipo per capirne l’approccio al tema indiscussione e come si pone nei vostri confronti. Bisogna inoltre sapere in anticipo se si possono usare degli appunti, se si possono leggere dei dati o addirittura illustrarli con qualche supporto.

Conoscere il format. In un dibattito il peggior nemico è l’imprevisto. Informatevi perfettamente su come sarà articolato e sulla location. Parlare in piedi dietro a un podio pone in condizioni psicologiche ben diverse dallo stare seduti dietro a un tavolo. In entrambi i casi si possono utilizzare degli appunti la cui gestione è più complessa se si deve parlare stando seduti - così come è sempre più frequente -, su una poltroncina o su una specie di gradinata e quindi senza un punto d’appoggio. Se è vero come è vero che da un dibattito può dipendere la vittoria o meno di una competizione elettorale non lasciate nulla al caso. Se siete bassi di statura chiedete di non essere messo in piedi accanto a un avversario decisamente più alto. Se ci sono giornalisti che vi devono fare delle domande familiarizzate con loro prima dell’incontro. Cercate di creare intorno a voi un’atmosfera il più cordiale possibile.

Preparate la frase di apertura. Normalmente i partecipanti ai dibattiti hanno dai due ai quattro minuti di tempo per la loro introduzione. Non entrate nella stanza in cui si terrà il dibattito senza sapere perfettamente che cosa direte nella sua apertura dalla quale, sia chiaro, dipenderà tutto il successivo andamento. Cercate di sintetizzare nell’introduzione quello che è il messaggio chiave della vostra campagna elettorale. Non disperdete il tempo che avete a disposizione per trattare argomenti che non sono strettamente connessi al vostro programma elettorale.

Preparate le conclusioni. Mentre l’introduzione potete impararla a memoria e attenervi strettamente a quella, la chiusura deve sì essere preparata, ma deve contenere anche una certa flessibilità per poterla adattare alle circostanze. Se, per esempio durante il dibattito il vostro avversario vi ha più volte attaccato e non avete avuto la possibilità di rispondergli, potete farlo nei minuti che avete a disposizione per le conclusioni. Lo stesso vale per un tema che non è stato esaurito o per un argomento che ritenete importante e che non è stato affrontato.

Preparate frasi sintetiche per ogni argomento. Un candidato oltre a sapere come affrontare tutti i temi che saranno proposti dal moderatore dovrebbe conoscere anche quali saranno le risposte fornite dal suo avversario: se il candidato o i suoi collaboratori hanno seguito con attenzione la campagna elettorale dell’avversario dovrebbero già conoscere le sue risposte ai diversi argomenti. E’ impossibile infatti che durante un dibattito un avversario dica qualcosa di completamente diverso di ciò che sostiene nel corso dei suoi incontri o da ciò che si può leggere sul suo materiale di propaganda. Il modo migliore per contrastarlo è quello di preparare delle risposte brevissime, delle rapide battute che non lascino spazio ad ulteriori repliche. C’era un giovane candidato, ad esempio, che in tutti i suoi interventi citava Kennedy come esempio di politico giovane e vincente. Quando si trovò a ribadire questo concetto durante un dibattito, il suo avversario lo stroncò dicendo: “Lasci perdere Kennedy, lei non c’entra niente con Kennedy che ha vinto le elezioni non perché era giovane ma perché aveva delle idee e certamente molto diverse dalle sue”.

Indirizzatevi agli elettori e non all’avversario. Rispondere colpo su colpo e astiosamente alle osservazioni del proprio avversario è inutile e, per quanto possiate essere efficaci, non determina in chi vi osserva alcuna reazione positiva nei vostri confronti (a meno che non si tratti di un pubblico già bendisposto verso di voi e che quindi si sente gratificato dal vostro argomentare). Il vostro obiettivo, partecipando a un dibattito, non è quello di farvi belli agli occhi del vostro avversario e dei sui seguaci, ma di conquistare elettori. Sono perciò questi ultimi ai quali dovete rivolgervi. La gente si annoia nel vedere due politici che bisticciano quando invece si aspettano argomenti da condividere. Ogni volta che intervenite pensate quindi, prima di qualsiasi altra cosa, se quello che state per dire è esattamente ciò che gli elettori si aspettano da un bravo candidato, e in questo caso da voi.

Attaccare e sorprendere l’avversario. L’atteggiamento remissivo in politica non paga mai. Non esitate ad essere aggressivi pur senza dimostrarvi arroganti. Non ponetevi mai sulla difensiva. Non giustificatevi. Il vostro avversario, esattamente come voi, teme ciò che può essere inaspettato. Usate questo timore contro di lui scegliendo argomenti non scontati, portandolo su argomenti che non padroneggia. Ma soprattutto sconfiggetelo con l’arma della calma e della razionalità senza perdere nemmeno per un attimo il controllo della situazione. Essere sicuri di sé destabilizza qualsiasi interlocutore.

Imparate la differenza fra un dibattito faccia a faccia e quello con più candidati. In un dibattito al quale intervengono più soggetti (basti pensare a quelli organizzati con i candidati dei diversi partiti, liste e movimenti, alla carica di sindaco) il candidato deve emergere dal gruppo per una sua posizione inedita, un particolare tono della voce, uno stile nell’intervenire, che lo differenzi dagli altri. La regola prima, in questo caso, è quella di diversificarsi adottando uno stile che gli altri non possiedono. Se siete in uno studio televisivo ricordatevi che la gente vuole lo spettacolo e che se questo manca cambia canale. Assumete punti di vista originali, siate disinvolti e anche un po’ attori, se lo sapete fare. Ci sono comunque alcune regole che devono essere seguite nei dibattiti a più voci. Innanzi tutto se due dei relatori iniziano a discutere tra loro lasciateli fare e non intervenite. Finireste con il generale ulteriore confusione e certamente non riuscireste a esprimere il vostro punto di vista. Se dovete assolutamente fare delle precisazioni rispetto a quello che hanno dichiarato fatelo unicamente se si tratta di un argomento che vi riguarda personalmente. In caso contrario rischierete di enfatizzare le loro posizioni piuttosto che le vostre. Ricordatevi di usare una frase ad effetto, una battuta fulminante, un termine insolito, nel primo giro di interventi. Se la frase è ben piazzata non è affatto difficile che proprio attorno a questa possa ruotare l’intero dibattito facendovi diventare protagonista indiretto.

Un mio candidato aveva usato, nel suo primo intervento durante un dibattito televisivo a più voci, la frase “deregolarizzare il sistema politico”. La dicitura era stata così insolita e spiazzante che tutto il dibattito si è poi incentrato su questa definizione dando al mio candidato una visibilità per tutta la sua durata (ad esempio ogni volta che questa frase veniva ripetuta da uno dei presenti, la telecamera si concentrava sul suo viso per riprenderne le reazioni).

Durante un dibattito con più candidati può accadere che finiate in una discussione con uno dei vostri avversari con minori possibilità di vittoria. Chiudete rapidamente il discorso con lui chiamando in campo l’avversario più forte, il solo con il quale dovete eventualmente discutere e al quale contrapporvi. Non perdete tempo con candidati che non hanno futuro politico. Infine un’osservazione. Ogni volta che un’associazione, un ente pubblico o privato organizzano un dibattito, puntualmente si apre nei partiti la lotta a chi vi deve partecipare. Utilizzare il buon senso e non la logica clientelare significa individuare il candidato più bravo a dibattere e trarre tutti i vantaggi da questa sua capacità. Mandare nell’arena (soprattutto se televisiva) un candidato goffo, per quanto preparato, significa dare inevitabilmente un punto all’avversario.

Un altro terribile criterio di selezione si basa sul livello di capacità di vincere dei partecipanti ai dibattiti: se questi appartengono a un livello basso si tende a far intervenire altri dello stesso livello. Sbagliato. Un candidato che sbaraglia tutti gli altri è un obiettivo raggiunto mentre un candidato mediocre conduce a un risultato mancato.

Siate prudenti su argomenti che non conoscete. Può accadere che durante un dibattito siano affrontati dei temi che non vi aspettavate e che comunque non conoscete alla perfezione. Non avvitatevi in una discussione che vi porterebbe fuori strada o che vi potrebbe indurre a dichiarazioni inesatte. Cercate invece di chiudere l’argomento per evitare di finire in un vicolo cieco. Se non conoscete un argomento il bluff può ritorcesi contro di voi. Svicolate e fate parlare gli altri.

Evitare di discutere con il moderatore. Ben difficilmente un moderatore è al di sopra delle parti e inevitabilmente il suo punto di vista politico influenzerà le sue domande e il modo di porle. Non irritatevi per questo e non dimenticate che il vostro interlocutore indiretto è il vostro avversario e che quello diretto sono i vostri elettori. Evitate battibecchi inutili con qualcuno che svolge una professione diversa dalla vostra. Cercate invece di “sedurlo”, di “conquistarlo” e intervenite solamente se platealmente avvantaggia troppo il vostro avversario. Ma fatelo con stile, senza perdere la calma, sapendo che sono ben pochi i moderatori, soprattutto se conduttori di professione, che resistono alla tentazione di fare i protagonisti e di sfoderare il loro narcisismo. Indipendentemente dal suo comportamento è opportuno, al termine del dibattito, dargli la mano e ringraziarlo.