domenica 31 gennaio 2010
COSTA RICA: FORSE LA PRIMA DONNA PRESIDENTE
Le elezioni presidenziali che si terranno domenica 7 febbraio in Costa Rica probabilmente richiederanno un secondo turno e anche in questo caso la vittoria avverrà sul filo di lana. Un sondaggio pubblicato dal quotidiano La Nacion dice infatti che il 40,9% intende votare per il Partito liberale (Liberal National Party – PLN) la cui candidata è Laura Chinchilla (socialdemocratica), Otto Guevara del Libertarian Movement (ML) si attesta sul 30,4 % seguito dall’ex ministro degli esteri Otton Solis del Citizens Action Party (PAC) con il 13,7%, quindi Luis Fishman del Social Christian Unity Party (PUCS) con il 5,9% e infine Rolando Araya del Patriotic Alliance con solo l’1,5%. In base alla legge elettorale del Costarica, il secondo turno si svolge quando nessuno dei candidati presidente ha ottenuto più del 40% dei voti. Se le percentuali del sondaggio si confermeranno, la Chinchilla supererà Guevara di due punti percentuali. Nel febbraio del 2006 le elezioni erano state vinte, con il 40,92% da Oscar Arias del PNL, seguito da Otton Solis con il 39,80%. Arias era stato capo del governo dal 1986 al 1990.
Anche questa campagna elettorale riserva non pochi colpi bassi. Ultimo tra questi l’accusa alla Chinchilla – 50 anni e con la possibilità di diventare la prima presidente donna di quel paese -, da parte di Guevara, di vivere in una casa valutata quasi 900 mila dollari. Immediata la difesa della candidata del PNL che ha precisato come la casa in cui vive non vale più di 300 mila dollari e che l’ha comprata, con suo marito, accendendo un mutuo che sta ancora pagando: “Non ho alcuna proprietà tranne la casa e un’automobile del 1999 – ha detto la Chinchilla -, e le sole cose che possiedo sono la mia integrità ed onestà”.
La sorpresa di questa tornata elettorale è Otto Guevara il cui programma elettorale rimanda alle politiche del venezuelano Hugo Chavez. La sua ascesa nei sondaggi è rapida e non è escluso che, nel giro di una settimana, riesca a scalzare la sua diretta competitrice. Guevara, 49 anni, si proclama liberale ma la sua visione del liberalismo è piuttosto singolare: vuole eliminare la moneta costaricana, tagliare le tasse e dichiarare la criminalità un’emergenza nazionale. Il suo partito si sta spostando a sinistra di quello del centrodestra in carica e la percezione di questa deriva è dimostrata dal suo campaign manager, notoriamente filocomunista. E’ questa la terza volta che Guevara concorre alla carica di Presidente e il suo partito è sicuro che questa possa essere finalmente la volta buona dopo che, nelle ultime elezioni, non aveva superato nemmeno il 10% dei voti. Ai comizi si presenta vestito con i colori del partito: giacca rossa su una camicia bianca. Tiene i capelli neri e sottili impomatati e all’indietro, con uno stile che ricorda Al Pacino nel film Gli Intoccabili. I suoi proclami tengono banco sui principali giornali del paese e in particolare, come ho detto, la sua intenzione a introdurre il dollaro come moneta di scambio così come hanno fatto l’Ecuador, El Salvador e Panama. Sino ad oggi le monete correnti sono sia il dollaro americano, sia il colon costaricano. Guevara ha promesso un laptop a ogni studente e di tagliare, oltre alle tasse, anche i costi della burocrazia. Mentre dichiara che “guadagnare non è una cattiva cosa” si sta segnalando per l’ammontare delle sue spese elettorali. Da metà dicembre ad oggi, in base a un’inchiesta del quotidiano La Nation, ha speso almeno 1 milione di dollari in promozione e non è ancora chiaro chi siano i suoi finanziatori. Alcuni rumors indicano il presidente del Panama Ricardo Martinelli come un suo sponsor ma Guevara ha seccamente smentito questa ipotesi. In uno dei suoi spot elettorali più chiacchierati si vede un uomo lungo una strada camminare in boxer. Quando gli viene chiesto perché sta camminando “chingo” (il diminutivo di costaricano) risponde “Perché questo è il solo modo per far vedere che non porto niente e quindi che non c’è niente da rubare”. A quel punto interviene Guevara che promette il pugno di ferro contro la criminalità.
Il presidente in carica e capo di Governo uscente è Oscar Arias Sanchez. Il Costarica ha un sistema unicamerale (l’Asamblea Legislativa formata da 57 seggi). Il Presidente viene eletto da una maggioranza qualificata e rimane in carica 4 anni. I membri del Parlamento vengono eletti con il sistema proporzionale con liste bloccate e rimangono anch’essi in carica 4 anni. Il paese è suddiviso in 7 circoscrizioni che coincidono con altrettante provincie e i seggi vengono assegnati in proporzione al numero degli abitanti con un calcolo dei resti. La popolazione del Costarica supera di poco i 4 milioni e 200 mila abitanti. Per vedere da FB gli spot elettorali allegati andare su www.pustetto.it
http://www.ottoguevara2010.com/
http://www.laurachinchilla.com/
http://pac.cr/
sabato 30 gennaio 2010
UKRAINA: MR. E MRS. Y ALLA PROVA DEL VOTO
Acque agitate nell’ultima settimana di campagna elettorale in Ukraina. I due contendenti alla carica di presidente non si risparmiano colpi bassi mentre si verificano episodi inquietanti come, ad esempio l’assalto, con successivo incendio, alla tipografia che sta stampando le schede elettorali. Yulia Tymoshenko (ex Primo Ministro ed ex co-protagonista della cosiddetta Rivoluzione Arancione) continua a dirsi certa della sua prossima vittoria sull’avversario Viktor Yanukovych, leader del Partito delle Regioni che al primo turno aveva raccolto il 35 per cento dei voti, il 10 per cento in più rispetto alla sua competitrice. Yulia Tymoshenko continua infatti a ripetere che, nel caso in cui non risultasse vincitrice, la colpa sarà dei brogli messi in atto dal suo avversario mentre il suo obiettivo, adesso così come ad elezioni avvenute, sarà quello di “consolidare le forze democratiche”. I due avversari si sono confrontati via video ieri, al Summit di Davos, da due diverse località dell’Ukraina. Le loro lunghe risposte sono state spesso interrotte a causa di “problemi tecnici”. Entrambi si sono rivolti al pubblico del Word Economic Forum dicendo ciò che questo si aspettava: la Tymoshenko (questa volta abbigliata di nero, il colore che, con il bianco, definisce il suo brand) ha promesso che avvicinerà il suo Paese all’Europa mentre Yanukovych, buon amico della Russia, ha insistito sulla necessità di uno stato forte e democratico. L’attenzione degli ospiti dell’incontro di Davos era però tutta rivolta ai due banchieri Sergei Tigipko e Arseny Yatsenyuk, presenti fisicamente al meeting, e giunti rispettivamente terzo e quarto al primo turno delle elezioni presidenziali. Tymoshenko ha chiesto a entrambi di supportarla dicendo in ucraino: “I loro desideri sono i miei e se vincerò ci saranno opportunità per entrambi”. Tigipko, che si esprime perfettamente in lingua inglese, si è mantenuto equidistante da entrambi nonostante la Tymoshenko gli abbia offerto pubblicamente il posto di Primo Ministro. Yatsemyuk, 35 anni e con un bottino del 7 per cento dei voti, ha dichiarato che intende restare all’opposizione e che entrambi i due contendenti rappresentano: “Il passato della nazione” mentre lui è il futuro. Nonostante il divario di voti tra Tymoshenko e Yanukovych gli osservatori ritengono che l’ex primo ministro potrebbe farcela sull’avversario se la data del voto non fosse così vicina. Nel frattempo il presidente uscente Yushchenko, che ha ottenuto un misero 5,5 per cento, ha dichiarato che non intende supportare nessuno dei due candidati mentre è chiaro a tutti gli osservatori internazionali che, chiunque vinca, la priorità dovrà essere quella di garantire la stabilità politica del paese. Anche questa campagna elettorale, che si sta svolgendo in un clima anche meteorologico freddissimo, riserva dei lati curiosi. Per esempio sta girando un video dal titolo “Mr. e Mrs. Y” che, parafrasando il film con Bradd Pitt e Angelina Jolie “Mr. e Mrs. Smith”, narra le rivalità tra i due contendenti alla carica di Presidente. Frattanto la Commissione Centrale Elettorale (CEC) ha inserito altri 163 osservatori internazionali che dovranno monitorare lo svolgimento del secondo turno elettorale: 13 osservatori provengono dall’ambasciata della Polonia in Ukraina e gli altri 150 dal CIS-Election Monitoring Organization. In totale gli osservatori del primo turno elettorale erano stati 3.149, provenienti da Paesi stranieri e da organizzazioni internazionali. La Commissione elettorale ha stabilito che non sono tutti necessari per il prossimo turno.
UKRAINA: SI VOTA TRA UNA SETTIMANA IN UN CLIMA ARROVENTATO
Yulia Timoshenko risponde ai giornalisti davanti alla Madonna
L'esperto dice perchè un vestito blu è meglio di uno grigio
Viktor Yanukovych è sicuro di vincere e scherza con i suoi elettori (vestito di blu)
venerdì 29 gennaio 2010
GUINEA: LE ELEZIONI RINVIATE A GIUGNO
martedì 26 gennaio 2010
SRI LANKA ELEGGE OGGI IL PRESIDENTE
domenica 24 gennaio 2010
BROWN: HA VINTO IL PADRE O LE FIGLIE?
http://www.youtube.com/watch?v=Zlsqg2x44KM
http://www.youtube.com/watch?v=P7cO-ULndIY
http://www.youtube.com/watch?v=3TxhX6DCBaI
www.pustetto.it
UKRAINA: LE ELEZIONI VISTE DA VICINO
Il presidente russo Dmitry MEDVEDEV ha annunciato, alla luce di questo primo risultato, l'intenzione di mandare nuovamente un ambasciatore in Ukraina. Tra i due paesi i rapporti si erano raffreddati a causa di problemi riguardanti soprattutto l'energia. Dai video qui sotto è possibile entrare nel meccanismo elettorale dell'Ukraina e capire il suo ruolo strategico nell'Asia centrale.
LE ELEZIONI VISTE DA VICINO
L'ANALISI DEGLI ESPERTI
PUGLIA: PRIMARIE DAY
IO VENDOLA
IO BOCCIA
LA VISIONE DI ILVO DIAMANTI
http://www.repubblica.it/politica/2010/01/24/news/pd-partito-2056702/
mercoledì 20 gennaio 2010
E adesso la battaglia si sposta in Illinois
Il presidente del partito repubblicano dell'Illinois, Pat Brady, ha commentato così la vittoria in Massachusetts di Scott Brown:
"Ieri i cittadini del Massachusetts hanno ripudiato il primo anno di presidenza del Presidente Obama eleggendo il loro primo senatore repubblicano dal 1972. Repubblicani, Indipendenti, e anche un significativo segmento degli elettori democratici, hanno rifiutato a chiare lettere le spese incontrollate dell'Amministrazione Obama e il tentativo di nazionalizzare il sistema sanitario. La vittoria di stanotte sancisce per i repubblicani una tendenza che è iniziata lo scorso novembre nel New Jersey e in Virginia. I repubblicani hanno vinto la corsa per governatore in questi due stati che erano stati vinti da Obama nel 2008. Da quando i democratici hanno preso il controllo di Washington, un anno fa, i repubblicani hanno vinto 27 delle 36 elezioni supplettive e hanno ottenuto la maggioranza della Corte Suprema della Pennsylvania.
L'Illinois sarà la nostra prossima vittoria. Come il Massachussets, l'Illinois è sotto il controllo del partito democratico che lo ha governato negli ultimi otto anni portandolo sull'orlo di un tracollo finanziario. Gli occhi della nazione saranno adesso puntati sull'Illinois che cercherà di riconquistare il seggio di Senatore che fu di Obama per ridare al Governatore le sue mansioni".
martedì 19 gennaio 2010
IN MASSACHUSETTS OGGI UN REFERENDUM PRO O CONTRO LE POLITICHE DI OBAMA
In un clima gelido, non solo meteorologicamente, si apriranno tra due ore (ore 7 locali) i seggi per l'elezione supplettiva del senatore che dovrà prendere il posto lasciato libero dal democratico Ted Kennedy. I seggi si chiuderanno alle 20 e già dopo due ore sarà possibile avere il risultato definitivo di quello che negli Stati Uniti è ritenuto un vero e proprio referendum sulle politiche del Presidente Obama. A contendersi il posto sono il repubblicano (ma ostinatamente indipendente) Scott Brown, che ha fatto la sua campagna elettorale tutta a bordo di un camioncino affiancato dalle due sveglissime figlie, e la democratica Martha Coakley per la quale è sceso in campo, e a ragione, lo stesso Obama. Gli ultimi sondaggi continuano a dare per vincitore il candidato repubblicano. Eventualità questa vista con estremo pericolo dalla parte democratica che si vedrebbe sfilare a Washington un seggio determinante a garantire la sua maggioranza. La posta in gioco è nientemeno che la riforma sanitaria di Obama ed è per questo che ormai negli Stati Uniti si parla apertamente che questa non è una normale elezione per rimpiazzare un senatore scomparso, ma una definitiva legittimizzazione o meno della politica del presidente. Non solo nel settore della salute ma di tutto il suo operato. Sia i leader repubblicani sia quelli democratici (Clinton compreso) sono volati nel New England per salvare il salvabile in una situazione che potrebbe segnare la prima sconfitta democratica in uno stato da sempre democratico. Il voto è stato preceduto, in queste ultime ore, come accade in tutti i paesi del mondo (e quindi anche nella democraticissima America), da reciproche accuse di "brogli" che, nel caso americano, riguarderebbero essenzialmente la procedura di registrazione degli elettori. Un meccanismo da tempo sotto accusa ma che nessuno a sin qui affrontato. Alcuni blog di Boston hanno denunciato, per esempio, che i democratici hanno registrato migliaia di elettori defunti. Per far fronte alle condizioni climatiche avverse i comitati dei due partiti si sono attrezzati con ogni mezzo per portare ai seggi gli elettori che potranno votare, come ho detto, sino alle 20. A Washington, in queste ore, a molti tremano le vene mentre in Italia, stranamente, i media sembrano ignorare questa sfida che arriva a un anno esatto dall'insediamento di Obama le cui aspirazioni, tra qualche ora, potrebbero infrangersi contro i raffinati abitanti del Massachusetts che, sperimentata sulla loro pelle una riforma sanitaria simile a quella voluta dal presidente, potrebbero vanificare il suo lavoro di un anno.
Brown al suo ultimo comizio
Obama e Clinton discutono sul voto
lunedì 18 gennaio 2010
MASSACHUSETTS: ULTIME ORE DI CAMPAGNA ELETTORALE. OBAMA IN PRIMA PERSONA A BOSTON PER SALVARE LA SUA RIFORMA SANITARIA.
L’Air Force One è atterrato ieri, domenica, all’aeroporto di Boston. Obama in persona è così sceso in campo per sostenere la candidata democratica Martha Coakley. Una sconfitta democratica in Massachusetts, come ho detto nel post di ieri, metterebbe in forse l’intera architettura della riforma sanitaria voluta dal Presidente. E infatti, il candidato repubblicano Scott Brown non ha mai smesso di ripetere che, se eletto, sarà il 41°, e decisivo voto contro la riforma sanitaria. Con i sondaggi che danno ancora in vantaggio Brown, i democratici stanno predisponendo una strategia per salvare la legge nel caso in cui Brown fosse eletto. Uno dei scenari possibili è quello di una versione, quella passata lo scorso mese al Senato, che riduce di molto la copertura assicurativa.
Obama ha tenuto il suo comizio nell’aula magna della Northeaster University mentre Brown incontrava i suoi sostenitori, giunti anche da stati vicini, a Worcester. Obama non si è mai riferito a Brown chiamandolo per nome contestando il fatto che continui a proclamarsi indipendente. “Io voglio un senatore “anche” indipendente – ha detto Obama riferendosi alla Coakley -, e lei ha il carattere giusto per esserlo”.
“E’ diventata avvocato – ha detto ancora Obama, - non per guadagnare, ma per aiutare la gente che lavora, lottando per le famiglie dei lavoratori come quella che lei ha cresciuto”. Obama ha anche fatto riferimento alla difficile situazione economica sostenendo che votando Brown si protegge gli interessi di Wall Street a spese della gente comune. Il nesso, in questo caso, era con la sua proposta della scorsa settimana, di tassare le banche per chiudere il deficit creatosi durante la crisi finanziaria. Proposta questa bocciata apertamente dai repubblicani che sostengono che si ritorcerebbe contro i consumatori.
I responsabili del partito democratico hanno dichiarato che nella sola giornata di ieri 3.500 volontari hanno contattato 575 mila elettori e che è aumentato considerevolmente tra gli elettori il coinvolgimento sui loro temi. Dal canto loro i repubblicani hanno mobilitato i loro leader nazionali per supportare Scott Brown. L’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, ancora molto popolare nel suo Stato, ha mandato migliaia di mail nelle quali chiede a tutti i sostenitori di telefonare ai loro amici dicendo loro di votare per Brown. Il consigliere dell’ex presidente Bush Karl Rove si è affidato a Twitter utilizzando una banca dati telefonica, mentre McCain ha invitato gli elettori a sostenere Brown attraverso il suo sito. Sia la Coakley che Brown stanno bombardando gli elettori di telefonate automatiche e, mentre quelle dei democratici citano Clinton e Obama, quelle dei democratici utilizzano la voce dello stesso Brown. Sempre ieri, nel corso di una messa in una chiesa frequentata da afroamericani, il sindaco di Boston Thomas M. Menino ha chiesto ai presenti di telefonare ognuno ad almeno 10 persone per assicurarsi che domani vadano a votare.
Durante un comizio a favore della Coakley, sempre ieri, la presidente democratica del Senato Therese Murray ha invitato i sostenitori a utilizzare tutti gli strumenti elettronici a disposizione, Facebook, YouTube e i social networks per convincere gli amici ad andare ai seggi.
La preoccupazione è ora che, così come dicono le previsioni metereologiche, si possa avere su parte del Massachusetts un’ondata di cattivo tempo con nevicate ed è per questo che è già stata allertata l’Agenzia competente (che può essere paragonata all’italiana Protezione civile), affinchè garantisca agli elettori la possibilità di raggiungere agevolmente i seggi.
Oggi, anniversario della nascita di Martin Luther King, i due candidati stanno partecipando assieme a un breakfast in onore dei diritti civili. La Coakley si recherà quindi a ovest del Massachusetts per gli ultimi incontri con gli elettori (negli Usa non è previsto, come in Italia e in molti altri paesi del mondo, il silenzio elettorale nelle 24 ore precedenti il voto) mentre Brown terrà un comizio nella sua città natale di Wrentham.
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domenica 17 gennaio 2010
NEL MASSACHUSETTS IN PALIO LA RIFORMA SANITARIA DI OBAMA
http://www.brownforussenate.com/
La presenza di Obama, oggi a Boston, è la prova di quanto sia importante per entrambi gli schieramenti, una vittoria nello stato del Massachusetts nelle elezioni suppletive indette per occupare il posto lasciato libero, al Senato, da Ted Kennedy.
L’eventuale elezione del repubblicano Scott Brown potrebbe rappresentare per i democratici americani la fine del (breve) sogno della riforma sanitaria voluta da Obama. Brown, con il suo voto contrario, potrebbe infatti mandare all’aria il progetto obamiamo che si regge su una risicatissima maggioranza di 60 senatori. Gli abitanti dello stato del Massachusetts, tradizionalmente liberal, potrebbero così bocciare la legge di riforma oppure consentire che il suo percorso continui sino alla sua approvazione. Nel 2006 il Massachusetts ha votato una legge sanitaria rivoluzionaria e oggi il 97 della sua popolazione è coperto da assicurazione, la percentuale più alta tra gli Stati americani e con una copertura simile a quella dei paesi dell’Europa occidentale. Ma questa legge è costata agli abitanti dello stato una cifra enorme e non ha prodotto, stante all’opinione pubblica, i risultati che si era prefissata. Si potrebbe quindi sostenere che il Massachusetts ha sperimentato per primo e in tempi non sospetti, la riforma sanitaria voluta oggi da Obama. In questo clima è stato facile per Brown mettere in vetta al suo programma elettorale la profonda revisione di questa legge facendo tremare le vene ai democratici di Washington che hanno assolutamente bisogno di un loro eletto nell’elegante Stato della east coast, e soprattutto temono che su scala nazionale si registri – a causa dei suoi alti costi e ai tagli che produrrebbe in altri settori (tra cui il contrasto all’immigrazione clandestina) – una analoga presa di posizione da parte dell’opinione pubblica. Brown ha ripetuto nei suoi comizi e nei dibattiti, che il Massachusetts è l’esempio di quanto potrebbe accadere nel paese se la riforma di Obama fosse approvata.
Se il repubblicano Scott Brown vincesse il seggio lasciato libero dal senatore Ted Kennedy, Obama e i suoi uomini riceverebbero un ulteriore importante segnale che la tanto voluta riforma sanitaria è fallita prima ancora di partire. Anche se Brown perdesse con un piccolo margine sull’avversaria democratica, comunque i democratici dovranno preoccuparsi, perché se la riforma sanitaria non ha funzionato nell’evoluto Massachusetts non potrà funzionare da nessuna altra parte.
Per sostenere Brown è arrivato venerdì scorso a Boston l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani mentre i maggiori esponenti dei democratici si accingono a vistare in queste ultime ore di campagna elettorale il territorio per sostenere la loro candidata Martha Coakly. L’ultimissimo sondaggio dà in vantaggio Brown con il 50 per cento sul 46 della sua avversaria. Giuliani ha detto, durante il suo comizio, che il Massachusettes deve mandare un messaggio “forte e chiaro” ad Obama eleggendo Brown. Poche ore dopo, davanti a una platea di circa 700 sostenitori, Bill Clinton si è rivolto agli elettori chiedendo loro di “non ripetere l’errore” di lasciare l’amministrazione, come è successo, per otto anni in mano ai repubblicani. “Dovete scegliere – ha detto Clinton -, tra il passato rappresentato da Brown e il domani personificato dalla Coakley”. La notizia del vantaggio di Brown ha galvanizzato i sostenitori repubblicani che hanno aumentato i fondi a favore del loro candidato mentre i democratici, che mai avrebbero pensato a uno scontro così duro nel liberal New England, sanno che una loro sconfitta suonerebbe come una precisa protesta contro le politiche di Obama. Sempre venerdì scorso, Martha Coakley ha annunciato una svolta nella sua campagna elettorale attraverso una “quattro giorni” finale di “Combattimento per voi” (“Fighting For You”) attraverso lo Stato. Chi vincerà lo farà al filo di lana in uno Stato dove, nonostante i più importanti rappresentanti della politica americana lo abbiano attraversato, più della metà degli elettori non è registrata a nessuno dei due partiti.
L'autobus di BROWN
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PER BROWN IL SEGGIO NON E' DI KENNEDY MA DELLA GENTE
L'istruttivo dibattito dei tre candidati
sabato 16 gennaio 2010
CILE: VERSO LA PRESIDENZA A COLPI DI SPOT
I 13 punti che distanziavano il candidato presidente del Cile del centrosinistra (Concertacion) Edoardo Frei (67 anni) dall’avversario di destra, il multimilionario Sebastian Pinera, si sono ridotti, dal primo turno del 13 dicembre scorso al secondo turno che si terrà domani, a solamente 1,8. Le elezioni cilene di domani vedranno quindi, stante i sondaggi, i due candidati testa a testa in una battaglia a colpi di spot televisivi che nulla ha da invidiare a quelle di marca statunitense. Frei non ha mai smesso di accusare Pinera di star tentando di comprare la carica con la stessa facilità con la quale comprerebbe una cravatta di seta di 2 mila dollari. Pinera, personaggio discusso a causa dei suoi interessi economici nei media, nel calcio e nelle compagnie aeree, ha fatto la sua fortuna introducendo negli anni ’80 la carta di credito. Da qui il soprannome Mr. MasterCard con cui i suoi detrattori lo definiscono. La coalizione Concertation sta cercando in queste ore di convincere il 20 per cento di elettori indecisi (quelli che in sostanza avevano votato al primo turno il giovane Marco Enriquez Ominami, fuoriuscito dalla Concertacion e in netta rotta di collisione con Frei) rispolverando la contiguità di Pinera con l’ex dittatore Pinochet che, dal canto suo, insinua una somiglianza tra Frei e il comunista Fidel Castro. La borsa cilena dopo la vittoria al primo turno elettorale di Pinera aveva avuto un’impennata di 9,9 punti, così come il peso, la moneta argentina, si era rivalutata sul dollaro, a dimostrazione di come il sistema economico del paese guardi con interesse a un deciso cambio di guardia. “La mia storia di accademico e di imprenditore – ha detto Pinera nel suo ultimo comizio, - sono le migliori credenziali per fare di me un presidente della repubblica e, più vengo accusato per queste mie caratteristiche, più mi rafforzo”. In effetti, il ritorno di Frei alla presidenza della Repubblica, posizione che ha già occupato dal 1994 al 2000, è vista con diffidenza anche dai mercati internazionali che sperano in una maggiore liberalizzazione dell’economia dell’importante paese latinoamericano che, nei vent’anni di governo della Concertacion, ha visto crescere il tasso di povertà dal 14 al 39 per cento. Frei, che nel 2000 la lasciato la presidenza con un percentuale di gradimento del 28 per cento, in più basso mai raggiunto da un rappresentanti della Concertacion, è sostenuto con forza dalla presidente uscente Michelle Bachelet che denuncia il conflitto di interessi che si determinerebbe con presidente l’imprenditore Pinera. Quest’ultimo, laureato nell’Università di Harvard e circondato da prestigiosi consiglieri economici della Columbia University, ha più volte dichiarato che, se eletto, congelerà le azioni della sua linea aerea e che creerà una fondazione per il suo network Chilevision.
Il programma elettorale di Pinera parla di un aumento degli investimenti, la creazione di 1 milione di posti di lavoro attraverso un piano per la costruzione di infrastrutture tra cui le scuole, il taglio delle tasse per le piccole imprese e una maggiore efficienza dell’apparato pubblico.
Frei, dal canto suo, ribadisce la continuità con la presidenza della Bachelet e una particolare attenzione per le politiche sociali per la classe media
L'ultimo dibattito televisivo tra i due candidati FREI e PINERA
L'ultimo spot di FREI
La manifestazione di chiusura della campagna elettorale di FREI
L'ultimo spot di SEBASTIAN PINERA
SEBASTIAN PINERA balla Thriller sulla sua rete televisiva
La manifestazione di chiusura della campagna elettorale di PINERA
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mercoledì 13 gennaio 2010
HAITI: ELEZIONI E SCIAGURE
In diretta da Haiti
http://www.haitipal.com/
Il primo turno delle elezioni politiche è (era) previsto ad Haiti, nelle dieci regioni che lo compongono, per il 28 febbraio prossimo mentre le elezioni presidenziali sono in programma per il prossimo mese di novembre. I partiti e le coalizioni della Repubblica di Haiti sono molteplici tra cui Lespwa, Fanmi Lavalas (FL), Struggling People's Organization (OPL), Open the Gate Party (PLB), Christian Movement for a New Haiti (MOCHRENHA), Tet Ansam, Fusion of Socialist Democrats (FUSION), Grand Center Right Front Coalition, Assembly of Progressive National Democrats (RNDP), Union to Save Haiti, Mobilisation for Haiti's progress, Haitian Democratic and Reform Movement. I 30 membri del Senato sono eletti a maggioranza in collegi uninominali e restano in carica 6 anni. Un terzo del Senato viene rinnovato ogni due anni. La Camera dei deputati è composta da 99 membri che sono eletti, anch’essi a maggioranza di voti, in collegi uninominali e restano in carica 4 anni. Il presidente della Repubblica di Haiti è Renè Preval eletto nel 2005 con voto popolare e il suo mandato dura, come si è visto, cinque anni. Primo Ministro è Michele Pierre-Louis.
René Garcia Préval, 65 anni, laureato in Belgio e specializzato in biologia in Italia all’Università di Pisa, è già stato presidente della Repubblica di Haiti dal 1996 al 2001 e, per un breve periodo, Primo Ministro durante la presidenza di Jean Bertrand Aristide, ex padre salesiano, prima di esiliare dopo il colpo di stato del 1991 che lo costrinse a rifugiarsi, dapprima nelle ambasciate di Francia e del Messico, poi a trasferirsi a Washington. Con due matrimoni alle spalle, Preval si è risposato il 6 dicembre scorso con Elisabeth Debrosse Delatour. Un matrimonio questo sul quale nella capitale Port au Prince si è molto parlato. La nuova first lady è infatti vedova di Leslie Delatour, un personaggio molto chiacchierato, che per tre anni è stato presidente della Banca Centrale di Haiti durante la presidenza di Aristide.
Elisabeth Debrosse, che è stata tra i consiglieri economici del suo attuale marito, è molto inserita nel sistema d’affari del paese e sono in molti a ritenere che nella sua posizione abbia favorito gli amici e quanti le sono stati vicini in questi anni.
Preval è stato eletto la prima volta (con l’88% dei voti espressi dal solo 5% degli elettori) - per un mandato di cinque anni - nel 1996 con il supporto del predecessore Aristide che nello stesso anno, ha rotto i rapporti con l’OPL e fondato il partito Fanmi Lavalas. Preval è stato il secondo presidente eletto democraticamente nel suo Paese nei due secoli della sua storia. Il primo ministro di Preval fu Rosny Smart che solamente l’anno dopo fu costretto a dimettersi a seguito degli scioperi e delle proteste contro da sua politica avversata anche dallo stesso Aristide. La sostituzione di Rosny fu tutt’altro che semplice e quando Preval nominò al suo posto Jacques Edouard Alexis questi fu duramente contestato dall’opposizione del Senato per il modo in cui aveva gestito i fondi quando era ministro dell’Educazione. La ratifica della nomina di Alexis si protrasse sino a quando il presidente Preval non dichiarò di voler bypassare il Parlamento e formare il governo per decreto. Per un anno il governo di Haiti restò così senza Primo Ministro. Sciolto il parlamento, si tennero delle elezioni che da più parti furono contestate. Alexis ricoprì poi questa carica dal 1999 al febbraio del 2001.
Nelle elezioni politiche del 2000 vinse ancora il Fanmi Lavalas e l’opposizione (OPL) dichiarò che molti dei seggi assegnati non erano validi.
Nello stesso anno, alle elezioni presidenziali boicottate dalla gran parte dei partiti d’opposizione, si ripresentò Aristide che si dichiarò vincitore con il 10 per cento dei voti. Il risultato, oltre che dall’opposizione, fu contestato dalla comunità internazionale.
Nel 2006 Preval ha partecipato nuovamente alle elezioni presidenziali per il partito Lespawa (“speranza”) dopo due anni di generale anarchia legislativa. Il risultato elettorale parziale gli attribuiva inizialmente il 60 per cento dei voti, ma dopo un ricalcolo la sua percentuale andò al 48,7 per cento rendendo necessario il ballottaggio. Dopo numerosi giorni di proteste in tutto il paese a suo favore, Preval dichiarò di essere stato vittima di brogli elettorali e si auto dichiarò vincitore al primo turno. Alla fine la commissione elettorale nazionale gli attribuì il 51,15 per cento dei voti escludendo dal calcolo le schede bianche. Preval ancora una volta nominò primo ministro Jacques Eduard Alexis.
La politica di Preval è stata sostanzialmente quella di stabilire solidi legami con gli altri paesi dell’America latina e in particolare con il Venezuela, Cuba, Bolivia. Questa scelta gli ha consentito di stringere, con quei paesi, importanti rapporti economici. Nel 2008 il paese è stato teatro di una vera e propria rivolta popolare causata dall’aumento, iniziato già nel 2007, dei prezzi dei beni di prima necessità. E’ stato per l’intervento dei soldati UN che ai rivoltosi è stato impedito di assalire il palazzo presidenziale. Nel 2008 il Senato ha votato la sfiducia al primo ministro Alexis.
Dal 2006 la violenza criminale, il traffico di droga hanno gettato il paese in un baratro di miseria e reso Haiti uno dei paesi più poveri del mondo. Il salario medio è di 70 dollari al mese, la disoccupazione aumenta e l’inflazione avanza nella misura del 14 per cento annuo. L’aspettativa di vita è di 52 anni e il 10 per cento dei bambini muore prima dei 4 anni, almeno un terzo della popolazione è ammalato o sottopeso e più della metà è analfabeta.
Un singolare video con protagonisti Obama e Haiti
L'investitura di Preval presidente
L'ex presidente di Haiti
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lunedì 11 gennaio 2010
IN MASSACHUSETTS IN PALIO IL SEGGIO SENATORIALE CHE FU DI EDWARD KENNEDY
Eric Fehrnstrom, consulente di Brown, sta utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per far vincere il suo candidato in un momento in cui i democratici temono la sconfitta e di veder incrinata la loro solida maggioranza al Congresso e in Senato. La Coakley ha messo al centro del suo programma la creazione di nuovi posti di lavoro e attenzione alla sicurezza nazionale. Per lei sarà in Massachusset, venerdì prossimo, anche Bill Clinton. Anche per Brown si è mobilitato il partito repubblicano nazionale che ha stanziato un'ulteriore cospicua somma di denaro per la messa in onda di spot televisivi in cui il candidato repubblicano dimostra di essere in grado di intercettare i voti degli elettori indipendenti e dei democratici che non sono d’accordo con la riforma della sanità voluta da Obama.
UNA VALANGA DI SPOT PER BROWN
LO SPOT ISTITUZIONALE
ECCO UNO SPOT INSOLITO PER BROWN
ANCHE I VETERANI CON SCOTT BROWN
AUGURI ELETTORALI
domenica 10 gennaio 2010
IVO JOSIPOVIC E' IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CROAZIA
sabato 9 gennaio 2010
TAIWAN TRA SCANDALI ED ELEZIONI
Da registrare che proprio questa settimana l’Alta Corte ha condannato l’ex presidente di Taiwan, Chen Shui-bian che ha ricoperto la carica dal 2000 al 2008. Chen, del Partito Democratico Progressista, si era battuto per l'indipendenza dalla Cina e nel corso del suo secondo mandato era stato accusato, con la moglie e altri funzionari, di essersi appropriato di 460 mila dollari di fondi pubblici e condannato all'ergastolo. Chen è stato condannato al risarcimento di un’ingente cifra di denaro. L'episodio di corruzione e distrazione di denaro pubblico era avvenuto durante la sua campagna elettorale a sindaco di Taipei. Chen ha risposto alle domande dei giudici con numerosi “non ricordo” mentre il responsabile economico della campagna elettorale, ascoltato come testimone, ha dichiarato che aveva messo tutte le risorse finanziarie in mano alla ex first lady. Per quanto riguarda l’entità dei fondi a disposizione Chen ha precisato che in tutte le sue campagne elettorali era normale che ci fossero molte donazioni e quindi molto denaro in contante, così come non si era mai preoccupato di controllare le entrate e le uscite essendo troppo occupato a raccogliere voti. Quello di questa settimana è stato il secondo grado di giudizio a cui sono stati sottoposto Cheng e la moglie che in prima istanza erano stati condannati a pagare rispettivamente 200 (6 milioni di dollari US) e 300 milioni lo scorso mese di settembre. Chen era stato detenuto in carcere sino al dicembre del 2008. La Corte Suprema ha concesso il dissequestro dei beni personali dell’ex presidente (circa 8 milioni di dollari locali) che erano stati confiscati dall’ottobre scorso e che dovrebbero servirgli a pagare l’ingente ammontare dell’ammenda inflitta.
venerdì 8 gennaio 2010
TAIWAN: MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE SI GIOCANO DOMANI TRE SEGGI
Domani si terranno a Taiwan le elezioni amministrative e in queste ore i candidati stanno cercando di conquistare gli ultimi elettori. Saranno eletti i rappresentanti delle circoscrizioni di Taoyuan, Taichung e Taitung. Grande preoccupazione vive il partito di maggioranza Kuomingtang (KMT) il cui consenso tra gli elettori è calato significativamente e che ha perso numerosi seggi alle elezioni amministrative dello scorso anno. A fare campagna elettorale sono i leaders dei due principali partiti: Ma Ying-jeou che è a capo del KMT e Tsai Ing-wen, la donna che presiede il partito d’opposizione democratico progressista (DPP). Se il KMT perdesse i tre seggi l’opposizione potrebbe condizionare significativamente le sorti della legislatura in corso.
IL RISCHIO CHE IL PARTITO DI MAGGIORANZA PERDA DEI SEGGI COME NELLE SCORSE ELEZIONI
IL PRESIDENTE MAHINDA PUNTA ALLA RICONFERMA
Il prossimo 26 gennaio lo Sri Lanka sceglierà il nuovo presidente con un anticipo di due anni rispetto alla naturale scadenza del mandato di Mahinda Rajapaksa. A fronteggiarsi sono due fra i protagonisti della guerra che nel 2009 ha messo fine alla resistenza dei Tamil: lo stesso Mahinda Rajapaksa, che aveva iniziato il suo mandato di Presidente con la promessa di eliminare con la forza militare ogni forma di ribellione, e il generale Sarath Fonseka (suo è il manifesto elettorale qui a fianco), il comandante in capo che ha sconfitto definitivamente i ribelli Tamil dopo decenni di guerra. Fonseka ha formato un’ampia coalizione (United National Front), della quale fa parte anche il partito marxista e altre fazioni che nel 2005 avevano appoggiato Rajapaksa.
Mahinda Rajapaska, 65 anni, capo dello Sri Lanka Freedom Party, e con una carriera politica iniziata quando aveva solamente 22 anni, risulta in questo momento, in base ai sondaggi, con un consenso quasi uguale a quello del suo avversario. A fare la differenza potrebbe essere la minoranza Tamil che rappresenta il 12% della popolazione srilankese.
http://www.mahinda2010.lk/
SRI LANKA ALLA PROVA DEL VOTO: IL 26 GENNAIO SI ELEGGE IL PRESIDENTE
La canzone elettorale del Presidente
L'ex generale e candidato Sarath Fonseka
mercoledì 6 gennaio 2010
IN CROAZIA LA RESA DEI CONTI
Acque agitate nella politica croata che si avvia al secondo turno delle elezioni presidenziali. L’Unione democratica croata (HDZ) ha espulso il suo ex leader e primo ministro Ivo Sanader accusandolo di aver procurato, con la sua candidatura, “danni irreparabili al partito, al governo e allo Stato”. Dopo un giorno intero di discussioni, la presidenza del HDZ ha votato l’espulsione di Sanader con 16 voti a favore, 3 contro e 2 astenuti. Domenica scorsa Sanader aveva tenuto una conferenza stampa nel corso della quale aveva criticato l’attuale leader del HDZ Jadranka Kosor accusandola di aver contribuito alla perdita di consensi del suo partito sostenendo il candidato Andrija Hebrang (arrivato il terzo posto al primo turno elettorale). Sanader aveva anche annunciato la sua intenzione di ritornare nella politica attiva dopo che, nel luglio dello scorso anno, si era improvvisamente dimesso dalla carica di Primo ministro e di presidente dell’HDZ senza dare spiegazioni. La recente mossa a sorpresa di Sanader ha fatto ritenere che si potessero creare delle importanti fratture all’interno dell’HDZ, e quindi della maggioranza, e qualcuno aveva anche ventilato la possibilità di elezioni anticipate. Molti osservatori ritengono che il tentativo di Sanader di tornare in politica sia legato alla sua intenzione di beneficiare dell’immunità parlamentare per tutelarsi dai numerosi scandali di corruzione nei quali pare sia coinvolto. Jadranka Kosor ha detto che sia lei sia il suo partito hanno accettato che se ne andasse, ma che adesso non intendono accettare il suo ritorno. Sul fronte elettorale, gli ultimi sondaggi confermano la vittoria al secondo turno del 17 gennaio prossimo, del candidato socialdemocratico Ivo Josipovic che con una percentuale del 61,3 per cento batte nettamente l’avversario, attuale sindaco di Zagabria, Milan Bandic che si attesta al 38,7 per cento. Lo scorso 31 dicembre il leader del partito Indipendente Democratico Serbo (SDSS) Milorad Pupovac aveva dato il suo appoggio ufficiale a Josipovic.
La camicia del Presidente
UKRAINA: I CANDIDATI SNOBBANO I DIBATTITI TV
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martedì 5 gennaio 2010
IN CILE BATTAGLIA A COLPI DI SPOT
Questi sono gli spot elettorali che le emittenti televisive cilene manderanno in onda fino al 14 gennaio, ultimo giorno della campagna elettorale, per il secondo turno delle elezioni presidenziali.
A contendersi la carica di presidente del Cile sono il miliardario uomo d’affari di destra Sebastian Piñera e il senatore Eduardo Frei che al primo turno si erano attestati rispettivamente al 45 e al 30 per cento. Entrambi continuano ad insistere sul tema del “cambiamento” ed entrambi puntano a conquistare il voto degli elettori del giovane deputato Marco Enriquez-Ominami che si era piazzato al terzo posto. Ominami, 36 anni, si è guardato bene dal prendere le parti di uno dei due candidati continuando a ribadire che entrambi sono una rappresentazione, anche anagrafica, del passato.
Proprio l’altro giorno Frei, che beneficia del fatto di essere figlio del carismatico ex presidente Eduardo Frei Montalva (1964-1970), è caduto dal palco dal quale stava tenendo un comizio dando il via libera ai commenti sarcastici dei suoi avversari politici. Frei spera ancora nell’apporto che gli può derivare dalla popolare presidente in carica di centro-sinistra Michelle Bachelet anche se i commentatori politici sottolineano il fatto che la sua età e la sua storia difficilmente possono trasformarlo in un progressista illuminato.
Nel suo spot televisivo Piñera enfatizza il “cambiamento” dopo 20 anni di governo della Concertacion, la coalizione politica di centro-sinistra. Gli elettori a questo punto paiono più propensi a ritenere che proprio un uomo d’affari miliardario possa prendere in mano le sorti del Paese con successo, piuttosto che un politico della vecchia guardia che con difficoltà potrebbe affrontare i problemi di un paese dove le disparità tra i ricchi e i poveri sono ancora enormi.
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lunedì 4 gennaio 2010
UKRAINA VERSO IL PASSATO
Gli ultimi sondaggi danno per vincente il leader del Partito delle Regioni Viktor Yanukovych seguito da Yulia Tymoshenko. In base alla legge ucraina il 2 gennaio è stato l’ultimo giorno in cui era autorizzata la pubblicazione di sondaggi prima delle elezioni che si terranno dalle 8 alle 20 di domenica 17 gennaio. La campagna finirà ufficialmente alle 24 di venerdì 15 gennaio e la giornata successiva è riservata (come in Italia e in molti altri paesi del mondo) a una pausa di riflessione prima del voto. I sondaggi dicono che nessuno dei 18 candidati otterrà ma maggioranza al primo turno e che Yanukovych si attesterà sul 30 per cento dei voti contro il 20 per cento della Tymoshenko. Yanukovych, dicono sempre i sondaggi, sarà il vincitore del secondo turno mentre il presidente in carica Yushchenko dovrebbe attestarsi, già al primo turno, su non più del 5 per cento. Il presidente ucraino ha già dichiarato che non accetterà il posto di primo ministro nel caso in cui a vincere le elezioni fosse il suo nemico storico Yanukovych e, in una dichiarazione al canale televisivo ucraino ICTV, ha continuato a sostenere che sarà lui il prossimo presidente.
Yanukovych, che nel 2004 – dopo aver vinto le elezioni - era stato accusato dalla Corte Suprema di brogli e che aveva imposto un terzo turno elettorale, sostiene che la cosiddetta “rivoluzione arancione” filo occidentale, causa della sua successiva disfatta, si è rivelata controproducente per il paese che è stato gettato nel caos, nella corruzione e in una gravissima situazione economica. Dopo aver preso il potere nel 2005 su un’onda popolare fortemente emotiva, i leader filo occidentali hanno deluso molti ucraini innestando una nostalgia per la precedente fase politica. La “rivoluzione arancione”, che ha portato l’Ucraina fuori dall’orbita russa e la sua leadership a guardare con favore all’Unione Europea e alla Nato, ha accentuato inoltre il disappunto fra la popolazione filo Russia dell’est e ovest del paese dove il nazionalismo ucraino è ancora molto marcato. Yanukovych, che continua a ribadire che le accuse di brogli che gli erano stati attribuiti nel 2004 non sono mai state provate e che quel terzo turno elettorale è stato illegale, ha inserito nel suo programma la reintroduzione del russo nelle scuole e sui posti di lavoro trovando il supporto di milioni di ucraini di lingua russa contrari all’azione di “ucranizzazione forzata” che hanno dovuto subire. Un cambiamento, questo, che ha trovato d’accordo il presidente russo Dmitry Medvedev che in un’intervista televisiva ha anche auspicato che tra i due paesi si reistabiliscano relazioni fraterne. Il programma elettorale di Yanukovych prevede di sfruttare i rapporti privilegiati con la Russia per risolvere molti dei temi sul tappeto, dal commercio alla sicurezza. Ovviamente non guarda con favore alla Nato, antagonista della Russia durante la guerra fredda, ma assicura il suo supporto a Medvedev per un accordo con l’Europa, in termini di sicurezza; proposta alla quale i paesi europei guardano con grande scetticismo. In linea con il suo programma filorusso, Yanukovych ha anche inserito nel suo programma l’impegno ad accelerare l’ingresso della Russia nell’organizzazione mondiale per il commercio (WTO).
Il presidente in carica Viktor Yushchenko, leader della Rivoluzione Arancione, si sta avvicinando al voto con una manciata di consensi dopo aver impiegato la gran parte del suo mandato a combattere contro la sua ex alleata e primo ministro, Yulia Tymoshenko bloccando così ogni riforma e portando il paese al collasso economico. La campagna elettorale di Yushchenko è tutta incentrata quindi contro il suo Primo Ministro che accusa di aver trasformato il paese nel più corrotto al mondo e aver portato allo sfascio la sua economia. Per il presidente in carica, entrambi i suoi diretti avversari Tymoshenko e Yanukovych, sono espressione del Cremlino e, indipendentemente di chi dei due sarà eletto, riporteranno l’Ucraina sotto l’influenza russa.
Nella gran parte del paese i temi della lingua e dell’identità nazionale stanno avendo una presa maggiore rispetto, ad esempio, a quello della disoccupazione. “Ukraine” deriva dalla parola russa “ai confini”, un’identità che i leaders della Rivoluzione Arancione avevano rifiutato a favore di un’unica identità ucraina. L’uso della lingua russa, considerato dai suoi oppositori come una sottomissione ai sovietici, era stato lentamente accantonato. In un recente comizio nella penisola della Crimea, dove la lingua ufficiale è il russo, Yanukovich ha ironizzato sull’uso della lingua ucraina da parte dei suoi avversari politici insistendo sull’opportunità di mantenere la lingua russa, tema questo che in quel territorio è particolarmente sentito.
Yulia Tymoshenko, il primo ministro con la treccia bionda, sta ripetendo, in questa campagna elettorale, che l’Ucraina deve scegliere tra un governo presidenziale e uno parlamentare e sottolinea come la sua preferenza vada per quello presidenziale in cui il capo dello stato presiede il potere esecutivo. Tymoshenko sostiene che il presidente, quando il paese si trova in gravi condizioni, non dovrebbe cercare le responsabilità degli altri quanto assumersi le proprie, cosa che non avviene con l’attuale sistema che è un mix di presidenziale e parlamentare.
Approsimativamente il 17 gennaio andranno al voto quasi 37 milioni di elettori. In base alla lista dei 25 stati esteri in cui risiedono degli ucraini si stima che quelli con diritto al voto siano circa 380 mila.
La gran parte di questi risiede in Germania (101 mila), in Moldova (71 mila) e in Russia (57 mila).
In vista delle elezioni ucraine, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse) ha stanziato 1 milione e mezzo di euro per lo svolgimento di corsi di formazione e aggiornamento per quanti sono coinvolti nel processo elettorale. Gli 800 seminari, che si tengono su tutto il territorio ucraino, sono iniziati il 27 dicembre scorso e termineranno il 12 gennaio. I corsi sono incentrati sulle procedure di voto e sono riservati ai capi, ai responsabili dei gruppi parlamentari e ai segretari delle commissioni elettorali mentre per le altre persone coinvolte nel processo elettorale è stato predisposto un filmato a carattere didattico. In questi giorni è stata anche resa nota la scheda elettorale, approvata lo scorso 24 dicembre, che sarà distribuita negli oltre 70 collegi elettorali.