Per aiutare i lettori ad orientarsi, di fronte ai risultati di questa tornata di elezioni, occorre prima di tutto rammentare che europee e amministrative sono fra loro diversissime. Dal punto di vista della politica interna italiana (tralascio qui gli aspetti che riguardano la composizione del Parlamento europeo) le elezioni europee sono un evento più mediatico che di sostanza. Hanno a che fare con questioni di «immagine», non con gli equilibri politici. In termini di immagine è vero che Berlusconi non ha raggiunto l’obiettivo dello «sfondamento» elettorale. Però, attenzione a non scambiare ciò per l'inizio di un declino politico. La verità è che il Popolo della Libertà, persino in elezioni «bizzarre» e anomale come quelle europee (con la loro alta astensione), mantiene sostanzialmente i suoi consensi e supera largamente il centrosinistra. E ciò accade nonostante si tratti del principale partito di governo che, in quanto tale, opera in una situazione di grave crisi economica. E che deve fronteggiare l’ascesa della Lega. Il partito di Berlusconi, in realtà, segue un trend che è generale in Europa e che vede le forze di centrodestra prevalere nettamente su quelle di centrosinistra.
La conferma viene dal voto più importante ai fini della dinamica politica interna, le amministrative. Qui si sta realizzando un netto successo del centrodestra e del suo leader Berlusconi, ottenuto in elezioni che tradizionalmente avvantaggiavano il centrosinistra. Persino nella «rossa » Firenze il Pd riesce a strappare solo un ballottaggio al Comune. Nelle amministrative, molto più che nelle europee, emergono le gravi difficoltà in cui si dibatte la principale forza di opposizione, il Partito democratico. Esso tiene a fatica nelle storiche aree del vecchio insediamento, Emilia Romagna e Toscana. Ma, per fare altri esempi importanti, viene sostanzialmente espulso definitivamente dalla Lombardia, dove perde anche storiche roccaforti come Pavia e Cremona e subisce, a Milano, il sorpasso del candidato del centrodestra Podestà sul presidente uscente della Provincia Penati. È nettamente distaccato dal centrodestra in Veneto. Arretra in Campania e perde definitivamente la Provincia di Napoli. Cala anche in altre aree di suo tradizionale insediamento come Umbria, Marche, Basilicata. Politicamente poi, la croce che il Partito democratico si è portato addosso nell’ultimo anno, Di Pietro, risulta ulteriormente appesantita. A destra, i forti successi della Lega al Nord in Province e Comuni accrescono la spinta alla competizione fra le due forze di governo, Lega e Popolo della Libertà. Si rafforzano le tendenze emerse nelle elezioni politiche del 2008. Il vero luogo della competizione è, al momento, tutto interno all’area di governo. E la cosa è preoccupante. A lungo andare, non fa bene alla democrazia la presenza di una opposizione democratica debolissima, in crisi di idee e di identità e che, troppo spesso, non sa trovare toni e argomenti che la rendano una plausibile alternativa di governo.
Angelo Panebianco
09 giugno 2009
Corriere della Sera