lunedì 1 ottobre 2007
UDINE CAPUT MUNDI
Grrrrrrrrrrrrrrr......Mi hanno detto che l'altro giorno durante la mia adorata trasmissione rai Il ruggito del coniglio (il cane della mia amica Cristina quando sentiva la sigla si metteva ad uggiolare, divino!) si è parlato della vicenda udinese che ha portato alle dimissioni il presidente della Provincia. Che vicenda!!! C'è di tutto: politica, azione e comunicazione. La racconterò questa storia, io che la conosco bene. Io che conosco i suoi protagonisti e...
E' la storia di un candidato presidente (incumbent) che durante la campagna elettorale ha sottoscritto per iscritto uno stupidissimo impegno ad assumere nella pubblica amministrazione, ad elezione avvenuta, un tizietto che aveva brigato per raccattare voti - dice il tizietto e tramite una sua listarella - a suo favore.
Ricordo - l'ho scritto da qualche parte che da più di vent'anni faccio la consulente a candidati, partiti ecc. ecc.? - di aver assistito a una moltitudine di vicende di questo tipo. La più folcloristica fu quella volta in cui la sera prima del voto un mio (!) candidato spedì un centinaio e più di finte lettere di assunzione (via fax) ad altrettanti disoccupati che il giorno dopo avrebbero dovuto (e convinto le loro famiglie a farlo) votare per lui.
In un'altra occasione seppi di una riunione di notabili del posto che si videro per disegnare la nuova mappa dell'amministrazione nel caso in cui il "loro" candidato avesse vinto. Non si decisero solamente gli assessorati ma giù giù sino al vigile urbano di quartiere e via via direttori, impiegati, cococo e via dicendo. Il tutto con nomi, cognomi, qualifiche e retribuzione quinquennale: "Questo lo mettiamo qua, questo lo piazziamo là, questo ce lo togliamo dalle palle, questo le palle non le rompe e lo mettiamo qui, questo è meglio che vada di là". Alla fine tutto tutto non andò come previsto perchè c'era di mezzo un segretario comunale super protetto che piantò una grana ma, più o meno, l'assetto finale fu quello deciso in quella riunione con foglietti e calcolatrici e tantodi telefonate rassicuranti ai designati ("Senti, ti và di fare il capoufficio tecnico?" "Che ne dici ti metto a fare il centralinista"? "Ho sentito che non vuoi più stare sulla strada, potrei metterti in un ufficio tranquillo...")
Un altro ancora, sempre durante la campagna elettorale, stabilì per tempo (come fanno tutti) chi mettere dove. Un amico dirigente qua, un altro presidente là, un noto rompiscatole in un seminterrato. Ed eccoli lì, gli amici degli amici, tutti con il loro bel contratto sottobraccio, alcuni molto bravi, altri molto meno ma tutti accumunati dal fatto di essersi rotti le scatole, in campagna elettorale, per il loro amico.
Sapete come si chiama questo modo di agire? Si chiama (ohhhh! che sorpresa! chi l'avrebbe mai detto! ma che orrore!!)... si chiama spoil system. Ed è quella pratica praticata da sempre che porta nei posti di comando e non solo i fedelissimi di chi ha vinto.
Avete presente la Casa Bianca? Capisco l'esagerazione ma da quelle parti, in questi ultimi anni, è texano anche l'usciere e non chiedetevi il perchè. La volta precedente la tribù dei Clinton si portò dalle parti della sala ovale (ops!) anche i compagni di asilo.
Per dire che la faccenda è piuttosto diffusa anche nel belpaese ricordo bene che quando il presidente della Confcommercio era il discutibilissimo e messinese Billè, la sede romana fu messa a ferro e fuoco (occupazione? direi di sì) da una pattuglia piuttosto nutrita di siciliani. Altri esempi?
Persino il mio ex portiere era riuscito a piazzare la moglie a far le pulizie al primo piano, a far fare l' impiegata alla figlia al terzo; un parente lontano che si era prodigato a trovargli il posto ebbe a vita l'utilizzo gratuito del suo garage....
A parte Billè e il portiere (che dimostrano come il sistema appartenga anche alla cosiddetta società civile) non c'è politico al mondo che durante la campagna elettorale non distribuisca cariche e posti di lavoro ( devo dire che un tempo erano medo dilettanti rispetto ad oggi) e non c'è persona al mondo che non si presti a dannarsi l'anima in campagna elettorale per il proprio candidato se non crede di aver alla fine qualcosa in cambio.
Nel caso di Udine, il presidente in oggetto si deve essere fatto prendere la mano e, invece di limitarsi alle solite promesse, con cipiglio nobiliare (il sant'uomo è conte) ha vergato di suo pugno l'impegno ad assumere il suo cottimista (anche un voto, dicasi 1 voto, in campagna elettorale ha un peso infinito). Fatto sta che passa un anno, passano due, ma di rimorchiare nell'amministrazione chi gli fornì un decente supporto politico ( tra l'altro tutto da dimostrare, ma questo è il bello delle elezioni...) il presidente non ci pensava proprio. Vuoi perchè lo stesso posto lo aveva promesso ad almeno una decina di aspiranti (normalmente è così), vuoi perchè i suoi fedelissimi gli avrebbero torto il collo, vuoi perchè il posto era già assegnato e i sindacati avrebbero fatto il diavolo a quattro, insomma alla fine il conte nulla potè o volle (mah!) per accontentare il petulante.
A questo punto il disoccupato (perchè la vita è così: dalle stelle alle stalle in quattro e quattr'otto) aveva a sua disposizione più opzioni: minacciare, minacciare ancora, sollevare un caso politico, sollevare un caso personale. Esclusa l'opzione dell'avvertimento (certamente attuata) restava aperta quella politico/personale. Et voilà. Detto e fatto. Il nostro eroe di provincia (ah ah ah) fotocopia la lettera-impegno vergata dal nobile pugno e la porta a un avvocato con l'intento di aprire una vertenza di lavoro!!!!!!!!!!!!!
Com'è, come non è, ma tutta la storia, come in tutti i paesotti che si rispettano e in tutti i copioni del caso (bisognerebbe parlarne con Bisio...), finisce anonimamente sui desks dei giornali locali. Il resto è cronaca. Per ora il nobiluomo si è prudentemente dimesso dalla carica ma in venti giorni (tanti quanti bastano per convalidare le dimissioni) tutto ancora può succedere e gli spunti rosa non mancano. Che l'aspirante impiegato pubblico si sia coperto di ridicolo è indubbio ma il puro divertissement è quello che mi deriva dall'ondata moraleggiante che si leva da destra e da manca: gli editoriali che constatano come l'onta dalla corruzione stia lambendo anche questa isola felice, i pensatori e gli intellettuali che si sentono traditi e che finalmente possono denunciare, i politici (che stanno distribuendo le cariche - non dimentichiamoci! - qui siamo già in campagna elettorale) che si interrogano e non possono credere di essersi tolti dai piedi un avversario o meno, comunque uno di troppo (la lettera a dell'abc del candidato dice che quando c'è da competere meglio eliminare subito i possibili competitori). Che vicenda! E che scoop! E che occasione per diventare famosi. In un sol giorno: una compravendita di voti, un omicidio e, last but not least, una intricata rete di casinò on line. Les jeux sont faites, quassù al nord dove sembrava che solo l'inverno tardasse ad arrivare.
E' la storia di un candidato presidente (incumbent) che durante la campagna elettorale ha sottoscritto per iscritto uno stupidissimo impegno ad assumere nella pubblica amministrazione, ad elezione avvenuta, un tizietto che aveva brigato per raccattare voti - dice il tizietto e tramite una sua listarella - a suo favore.
Ricordo - l'ho scritto da qualche parte che da più di vent'anni faccio la consulente a candidati, partiti ecc. ecc.? - di aver assistito a una moltitudine di vicende di questo tipo. La più folcloristica fu quella volta in cui la sera prima del voto un mio (!) candidato spedì un centinaio e più di finte lettere di assunzione (via fax) ad altrettanti disoccupati che il giorno dopo avrebbero dovuto (e convinto le loro famiglie a farlo) votare per lui.
In un'altra occasione seppi di una riunione di notabili del posto che si videro per disegnare la nuova mappa dell'amministrazione nel caso in cui il "loro" candidato avesse vinto. Non si decisero solamente gli assessorati ma giù giù sino al vigile urbano di quartiere e via via direttori, impiegati, cococo e via dicendo. Il tutto con nomi, cognomi, qualifiche e retribuzione quinquennale: "Questo lo mettiamo qua, questo lo piazziamo là, questo ce lo togliamo dalle palle, questo le palle non le rompe e lo mettiamo qui, questo è meglio che vada di là". Alla fine tutto tutto non andò come previsto perchè c'era di mezzo un segretario comunale super protetto che piantò una grana ma, più o meno, l'assetto finale fu quello deciso in quella riunione con foglietti e calcolatrici e tantodi telefonate rassicuranti ai designati ("Senti, ti và di fare il capoufficio tecnico?" "Che ne dici ti metto a fare il centralinista"? "Ho sentito che non vuoi più stare sulla strada, potrei metterti in un ufficio tranquillo...")
Un altro ancora, sempre durante la campagna elettorale, stabilì per tempo (come fanno tutti) chi mettere dove. Un amico dirigente qua, un altro presidente là, un noto rompiscatole in un seminterrato. Ed eccoli lì, gli amici degli amici, tutti con il loro bel contratto sottobraccio, alcuni molto bravi, altri molto meno ma tutti accumunati dal fatto di essersi rotti le scatole, in campagna elettorale, per il loro amico.
Sapete come si chiama questo modo di agire? Si chiama (ohhhh! che sorpresa! chi l'avrebbe mai detto! ma che orrore!!)... si chiama spoil system. Ed è quella pratica praticata da sempre che porta nei posti di comando e non solo i fedelissimi di chi ha vinto.
Avete presente la Casa Bianca? Capisco l'esagerazione ma da quelle parti, in questi ultimi anni, è texano anche l'usciere e non chiedetevi il perchè. La volta precedente la tribù dei Clinton si portò dalle parti della sala ovale (ops!) anche i compagni di asilo.
Per dire che la faccenda è piuttosto diffusa anche nel belpaese ricordo bene che quando il presidente della Confcommercio era il discutibilissimo e messinese Billè, la sede romana fu messa a ferro e fuoco (occupazione? direi di sì) da una pattuglia piuttosto nutrita di siciliani. Altri esempi?
Persino il mio ex portiere era riuscito a piazzare la moglie a far le pulizie al primo piano, a far fare l' impiegata alla figlia al terzo; un parente lontano che si era prodigato a trovargli il posto ebbe a vita l'utilizzo gratuito del suo garage....
A parte Billè e il portiere (che dimostrano come il sistema appartenga anche alla cosiddetta società civile) non c'è politico al mondo che durante la campagna elettorale non distribuisca cariche e posti di lavoro ( devo dire che un tempo erano medo dilettanti rispetto ad oggi) e non c'è persona al mondo che non si presti a dannarsi l'anima in campagna elettorale per il proprio candidato se non crede di aver alla fine qualcosa in cambio.
Nel caso di Udine, il presidente in oggetto si deve essere fatto prendere la mano e, invece di limitarsi alle solite promesse, con cipiglio nobiliare (il sant'uomo è conte) ha vergato di suo pugno l'impegno ad assumere il suo cottimista (anche un voto, dicasi 1 voto, in campagna elettorale ha un peso infinito). Fatto sta che passa un anno, passano due, ma di rimorchiare nell'amministrazione chi gli fornì un decente supporto politico ( tra l'altro tutto da dimostrare, ma questo è il bello delle elezioni...) il presidente non ci pensava proprio. Vuoi perchè lo stesso posto lo aveva promesso ad almeno una decina di aspiranti (normalmente è così), vuoi perchè i suoi fedelissimi gli avrebbero torto il collo, vuoi perchè il posto era già assegnato e i sindacati avrebbero fatto il diavolo a quattro, insomma alla fine il conte nulla potè o volle (mah!) per accontentare il petulante.
A questo punto il disoccupato (perchè la vita è così: dalle stelle alle stalle in quattro e quattr'otto) aveva a sua disposizione più opzioni: minacciare, minacciare ancora, sollevare un caso politico, sollevare un caso personale. Esclusa l'opzione dell'avvertimento (certamente attuata) restava aperta quella politico/personale. Et voilà. Detto e fatto. Il nostro eroe di provincia (ah ah ah) fotocopia la lettera-impegno vergata dal nobile pugno e la porta a un avvocato con l'intento di aprire una vertenza di lavoro!!!!!!!!!!!!!
Com'è, come non è, ma tutta la storia, come in tutti i paesotti che si rispettano e in tutti i copioni del caso (bisognerebbe parlarne con Bisio...), finisce anonimamente sui desks dei giornali locali. Il resto è cronaca. Per ora il nobiluomo si è prudentemente dimesso dalla carica ma in venti giorni (tanti quanti bastano per convalidare le dimissioni) tutto ancora può succedere e gli spunti rosa non mancano. Che l'aspirante impiegato pubblico si sia coperto di ridicolo è indubbio ma il puro divertissement è quello che mi deriva dall'ondata moraleggiante che si leva da destra e da manca: gli editoriali che constatano come l'onta dalla corruzione stia lambendo anche questa isola felice, i pensatori e gli intellettuali che si sentono traditi e che finalmente possono denunciare, i politici (che stanno distribuendo le cariche - non dimentichiamoci! - qui siamo già in campagna elettorale) che si interrogano e non possono credere di essersi tolti dai piedi un avversario o meno, comunque uno di troppo (la lettera a dell'abc del candidato dice che quando c'è da competere meglio eliminare subito i possibili competitori). Che vicenda! E che scoop! E che occasione per diventare famosi. In un sol giorno: una compravendita di voti, un omicidio e, last but not least, una intricata rete di casinò on line. Les jeux sont faites, quassù al nord dove sembrava che solo l'inverno tardasse ad arrivare.