venerdì 5 ottobre 2007

Vacazio


Questa è una furbata ma ch'io vi devo ricorrere per garantirmi un po' di fedeltà in questo mondo che pare girare nella direzione opposta. Diventando geograficamente per qualche giorno una bloomsberrie, membro cioè di una compagnia piuttosto qualificata dalle parti di Russel Square, nulla mi convincerà ad usare un mezzo diverso della mia adorata matita B4.
La malizia sta ne preannunciare che sta diventando urgente parlare di brand.
Lettori planerari, voi per i quali il nuovo mondo non è solo una sinfonia che mi fa piangere, di qui a poco affronteremo il possibile, eventuale, ventilato scontro/incontro tra due brand di fama internazionale.
Delocalizzerò un pensiero, una tendenza che potrebbe fare storia. Che potrebbe appiattire (The Word is flat - leggerlo, leggerlo, leggerlo.....) l'appiattibile.
Il tema sarà: se vado in cucina a farmi un caffè prevale la cucina o il caffè? Per non far prevalere nessuno, buon senso direbbe che se i brand si uniscono i due prodotti, cucina e caffè, si valorizzano a vicenda.
Se si contrappongono e la battaglia è dura lo spot diventa, oltre che bello, anche intrigante.
Però, uno dei due potrebbe essere in una posizione di strutturale debolezza e rischiare quindi molto (da una buona campagna, comunque, nessuno ne uscirebbe male). Oppure i due brand potrebbero entrambi essere momentaneamente deboli nel qual caso vincerebbe l'arguzia, l'abilità ad andare al cuore del problema schivando le debolezze. Bisognerebbe ricorrere alla plurisensorialità in una temporary campaign.....
Il mio amico Richard, a Seattle, ha una cucina italiana spaziale e beve rigorosamente caffè italiano. Richard, se ci sei - e so che ci sei! - scendi dall'aliscafo che parcheggi sottocasa e dimmi: chi butteresti dalla torre tra la tua cucina e il tuo caffè preferito?