giovedì 11 ottobre 2007
Veltroni's scent
Non sia mai che si pensi che io abbia qualcosa di personale contro DabliuVì. L'ostinatamente ragazzo è di encomiabile tenacia e di sicura competenza comunicativa ma io, dicasi io, ragazza del nord est, consulente di campagna, neoblogger, spia, curiosa e perfida, non riesco, ma proprio non riesco, a vedere in lui una traccia - ripeto:traccia - di carisma.
Uno mi può dire: "Ma chi se ne importa". E no! Dico io. Importa se questo postragazzo si è candidato alla guida di un partito candidato a sua volta a fare da contraltare a un altro partito che forse c'è e forse non c'è. Non è che DabliuVì passato il 14 ottobre si barrichi in Campidoglio e organizzi scampagnate fuoriporta con la Sabrina Ferilli. Da quel momento in poi è, in pectore, il prossimo (next next next) primo ministro. Quando non si sa, ma si può anche immaginare. Subito o quasi (probabile) se riesce a mandare a casa Prodi con un coupe di teatre, tra un paio d'anni (meno probabile) se il romagnolo non si schioda, più o meno tra un settenato (!) se nel prossimo giro elettorale il centro sinistra si troverà con le pive nel sacco e, in virtù di una sana alternanza, oppositore del centrodestra.
Immagino che DabliuVì tutto voglia nella vita fuorchè restare in disparte tanto quanto basta per farne - anche anagraficamente - un residuato politico. Il suo obiettivo è quindi quello di vincere e di vincere subito e, per far questo, è SICURO (sostenuto anche dai suoi brains) di rappresentare per il nascituro pD il famoso valore aggiunto.
L'idea deve essere questa: arrivo io, convoglio nel mio partito tutti i cani sciolti della destra e della sinistra, mi invento un personaggio che è una via di mezzo (continuo a ritenere che il centro sia la sua fissa) tra Tony Blair (l'uomo più ignorato nel suo paese e più riconosciuto negli altri; complimenti alle relazioni esterne) e il micidiale Sarkozy, ingaggio il meglio della cultura italiana, tiro dalla mia parte anche quelli che sotto sotto vorrebbero essermi avversari, parlo fitto fitto con la Rai dove mantengo un certo ascendente quanto meno per motivi di buon vicinato, ed ecco concretizzarsi il leader che è in me.
L'operazione dell'iper-ragazzo potrebbe funzionare e non c'è dubbio che lui sappia bene dove e come spostare tutte le pedine. Il fatto è, e qui entra di nuovo in gioco il mio punto di vista, provincialissimo ma implacabile, che quel sedicente leader lì è carente di quell'aura impalpabile che fa di un politico un leader o uno statista. Insomma, qualcuno che emerge rispetto al piattume quotidiano. Sarà per l'odore dei soldi, sarà per la chierica rinfoltita ma persino il vituperato arcore's man comunica più autorevolezza e credibilità dell'antico ragazzo romano che, lo si vede lontano un miglio, ci sono giorni in cui vorrebbe mandare tutto al diavolo e andare a giocare a calcio balilla nel ricreatorio della sua parrocchia con il suo amico cappellano.
Insomma, DabliuVì esprime un deficit di malìa che, nel tempo, potrebbe metterlo in minoranza sia agli occhi dei suoi/suoi, sia dei suoi acquisìti, sia dei suoi trasversali, sia dei non suoi che da qualche parte potrebbero trovare un altro ragazzo, più o meno giovane, ma perfetto nel fare cose semplici e persino inutili come ad esempio il baciamano a una giovane signora.
Uno mi può dire: "Ma chi se ne importa". E no! Dico io. Importa se questo postragazzo si è candidato alla guida di un partito candidato a sua volta a fare da contraltare a un altro partito che forse c'è e forse non c'è. Non è che DabliuVì passato il 14 ottobre si barrichi in Campidoglio e organizzi scampagnate fuoriporta con la Sabrina Ferilli. Da quel momento in poi è, in pectore, il prossimo (next next next) primo ministro. Quando non si sa, ma si può anche immaginare. Subito o quasi (probabile) se riesce a mandare a casa Prodi con un coupe di teatre, tra un paio d'anni (meno probabile) se il romagnolo non si schioda, più o meno tra un settenato (!) se nel prossimo giro elettorale il centro sinistra si troverà con le pive nel sacco e, in virtù di una sana alternanza, oppositore del centrodestra.
Immagino che DabliuVì tutto voglia nella vita fuorchè restare in disparte tanto quanto basta per farne - anche anagraficamente - un residuato politico. Il suo obiettivo è quindi quello di vincere e di vincere subito e, per far questo, è SICURO (sostenuto anche dai suoi brains) di rappresentare per il nascituro pD il famoso valore aggiunto.
L'idea deve essere questa: arrivo io, convoglio nel mio partito tutti i cani sciolti della destra e della sinistra, mi invento un personaggio che è una via di mezzo (continuo a ritenere che il centro sia la sua fissa) tra Tony Blair (l'uomo più ignorato nel suo paese e più riconosciuto negli altri; complimenti alle relazioni esterne) e il micidiale Sarkozy, ingaggio il meglio della cultura italiana, tiro dalla mia parte anche quelli che sotto sotto vorrebbero essermi avversari, parlo fitto fitto con la Rai dove mantengo un certo ascendente quanto meno per motivi di buon vicinato, ed ecco concretizzarsi il leader che è in me.
L'operazione dell'iper-ragazzo potrebbe funzionare e non c'è dubbio che lui sappia bene dove e come spostare tutte le pedine. Il fatto è, e qui entra di nuovo in gioco il mio punto di vista, provincialissimo ma implacabile, che quel sedicente leader lì è carente di quell'aura impalpabile che fa di un politico un leader o uno statista. Insomma, qualcuno che emerge rispetto al piattume quotidiano. Sarà per l'odore dei soldi, sarà per la chierica rinfoltita ma persino il vituperato arcore's man comunica più autorevolezza e credibilità dell'antico ragazzo romano che, lo si vede lontano un miglio, ci sono giorni in cui vorrebbe mandare tutto al diavolo e andare a giocare a calcio balilla nel ricreatorio della sua parrocchia con il suo amico cappellano.
Insomma, DabliuVì esprime un deficit di malìa che, nel tempo, potrebbe metterlo in minoranza sia agli occhi dei suoi/suoi, sia dei suoi acquisìti, sia dei suoi trasversali, sia dei non suoi che da qualche parte potrebbero trovare un altro ragazzo, più o meno giovane, ma perfetto nel fare cose semplici e persino inutili come ad esempio il baciamano a una giovane signora.