lunedì 29 ottobre 2007
Veltroni for ever!
E in provincia? Che cosa succede sul territorio? I segretari regionali sono risultati nella stragrande maggioranza dei casi ex Pci, ex Pds, ex Ds. Qua e là qualche sparuto e navigato ex diccì che non si era mai dato per vinto.
Eppoi il pubblico dei bigwig, quelli tanto amati dal nostro che ha pescato a piene mani nel mondo dello spettacolo, delle belle donne, dei banchieri al di sopra (ops!) di ogni sospetto, degli editori (uno, ma quello determinante), dei giornalisti (un po' scettici in realtà, meglio aspettare la prossima buttata), delle mogli di quelli che contano e che possono dire nei salotti: "lei è fatta così, è sempre stata una pasionaria. Di temperamento, proprio di temperamento....". Quanto gli deve essere seccato non avere Veronica tra i suoi fans! Ma Cruise! Cruise che a Roma sembrava stesse per mollare scientology per prendere la tessera, una qualsiasi tessera verde, e Raul Bova che si fa invitare a cena da Cloneey approfittando della festa del signor sindaco. Che occasione! Che cinema!!
mercoledì 24 ottobre 2007
Fuoco e fiamme
VOTARE A NRDST
Il conte, sfiduciato ma fiducioso, esibisce sondaggi che lo danno per amato (!). E fa bene se il suo obiettivo è quello di candidarsi alla prossime elezioni regionali alla testa di un movimento autonomista friulanista che rispolveri l'orgoglio locale (comunque in netta maggioranza numerica rispetto a quello triestino). Tra l'altro, vista la malparata, potrebbe fare - uffa! ancora! - da manovratore per lanciare un/il suo/a alterego. La sua resistenza, a un osservatore acuto, è quindi tutt'altro che peregrina se si pensa che son tempi in cui di dimettersi non se ne parla proprio dal premier, al presidente della rai e giù giù sino al why not e su su sino al nostro nobiluomo. Gongola nel frattempo l'ex presidente della regione, friulano e carnico (gente del mondo, voi non potete nemmeno immaginare che mix esplosivo sia questo!) che vanta un credito (dice) nei confronti dell'ancore'sman. Tutto d'un pezzo e di vecchio stampo già organizza i "suoi uomini" affinchè corrano da consiglieri in regione e gli tirino
Ma vai a vedere che in questo profondo nord est alla fine sarà la nuova sinistra autonomista individualista ad avere la meglio?
E nella computa finale dei voti si collocherà tra le regioni rosse o tra quella azzurre? Oppure sarà un caso a sé? E DabliuVì che ha bisogno di cominciare a contare i propri successi che cosa farà? E l'uomo senza chierica può rinunciare a questa regione, comune, provincia? E se si voterà anche per le politiche?
Non è che le liste bloccate (primarie docent) tolgano molte castagne dal fuoco sia a destra che a manca? Al voto! Al voto!
lunedì 22 ottobre 2007
TRUE STORY 5
giovedì 18 ottobre 2007
TRUE STORY 4
Come dire che i sogni nobiliari di questi ultimi venti giorni sono stati quelli di salvare più le capre che i cavoli. E, solitamente, quando la motivazione è impellente non è escluso che dal cilindro, alla fine, escano davvero delle conigliette.
Il progetto è quindi finalizzato a mettere, o far mettere, un piede in giunta regionale nel caso in cui a vincere sia il centrodestra.
E qui si apre lo scenario due.
Chi se la sentirà di sfidare il Governatore che, da un giorno all'altro, potrebbe fare il ministro in un qualsivoglia governo nazionale non essendoci uno straccio di carta, di registrazione, di dichiarazione, di ammiccamento che lo collochi definitivamente da una parte piuttosto che dall'altra (ing. De Benedetti, ovviamente sto scherzando! Sono notoriamente una mattacchiona!)?
Ahimè, pare che il re delle cucine tentenni e, se dicesse definitivamente di no, ci sarà privata l'emozione di giocare sulle cucine dove si prende il caffè e dei caffè che si prendono in cucina. Gli imprenditori prestati alla politica, i brand, le first ladies.... Il rosso (della Illy) contro l'arancione (della Snaidero). Colori già decisi, immagine già disegnata e solo da declinare in politica! Che piacere immenso! Che splendida disfida!
Insomma, il re delle cucine, dopo l'emozione della proposta (alla quale l'arcoresman stava lavorando da MOLTO tempo) deve fare i conti con la cruda realtà aziendale.... Quante cucine in più venderebbe se il marchio governasse la regione? E se poi ci si trovasse di fronte a conflitti d'interesse (io non posso dare a me stesso...)? Non sarebbe forse meglio liquidare la partita (non quella della squadra di pallacanestro, gran rogna anche quella!)? Vendo la baracca firmata Giugiaro, il brand non cambia, rimango il valore aggiunto del group.... E' che l'imprenditore in queste scelte non è mai solo. Intendo dire che ci sono casini su casini. Nel mio piccolo, se volessi dedicarmi interamente ai miei reali interessi (cercate, cercate, qua e là sono ben segnalati....), dovrei fare i conti, ad esempio, con il mio direttore di banca che mi chiederebbe conto (uffa!) del perchè e del percò. Insomma una enorme seccatura. Per non parlare dell'ufficio delle imposte con il quale ho una consuetudine alla rateizzazione che mi rende una loro meravigliosa fonte di risanamento. Per dire che non è così facile sbolognare un'aziendina... immaginarsi un'azienda con tanto di parenti, fratelli, sorelle, miti da conservare, modelli da produrre, maestranze da pagare, agenzie di comunicazione, banche di ogni genere che potrebbero dire (lo dicono sempre) la loro: "E questo mi va, e questo non mi va... e come la mettiamo con il mutuo, e che facciamo del finanziamento, e poi, alla fin fine, un pezzo che credi tuo in realtà è nostro, ma hai visto che anche i nostri democratici presidenti votano alle primarie....".
martedì 16 ottobre 2007
True Story 3
Malissimo, malissimo che vada, c'è un posto garantito in consiglio comunale. Magari un posto in giunta se si mette in pratica il giochetto del secondo turno ("tu mi dai un assessorato se io dico ai miei di votare per te". Un delirio autentico perchè al secondo turno c'è una totale diserzione dalle urne e chi ha votato, soprattutto per un candidato minore - cioè non per i due che si contendono lo scranno - a tutto penserà fuorchè a giocarsi un'altra domenica...). E questo spiega le autocandidature, la discesa in campo di persone anche apparentemente sensate, accomunate sempre dal fatto di avere tanto tempo libero. Le elezioni comunali sono una grande occasione per i pensionati, gli emarginati, i furbastri, i frustrati, i delusi, i piantagrane, gli spiritosi, gli spiritati che, tanto per mantenere un profilo basso, si accapigliano per fare il sindaco (e in subordine l'assessore e il consigliere comunale).
"Salve, sono il vostro Sindaco! Rimetterò in moto la macchina amministrativa, starò tra la gente, rivoluzionerò il traffico, rilancerò il centro storico (aumenterò i posti di lavoro, versione sud), mi accorderò con i comuni limitrofi, eliminerò le auto e le strisce blu". Chi resiste all'idea di esordire così davanti a giornalisti, colleghi e forse anche sparuti cittadini? E la foto sul giornale? Che momento! Che opportunità!
Quanto al partito o allo schieramento di appartenenza sono degli optionals. "Vade retro politica! Io rappresento la società civile!".
E così ci si avvia verso le dieci, quindici liste, listarelle più o meno civiche.
La manna dal cielo per le tipografie e le concessionarie di pubblicità. Adrenalina pura per il quarto potere locale! Par condicio ma poi, zac! Ecco chi deve vincere. E come non potrebbe? E' la persona giusta, non ha nemmeno votato per Veltroni, non vuole sentir parlare di partito democratico oppure, Berlusconi nemmeno lo conosce, Bondi mai visto, Fini non ne parliamo....ah! che sindaco!
lunedì 15 ottobre 2007
VEDO E PRE-VEDO
True election. Una storia vera 2
Happiness
E adesso? Che si fà? Benevolmente ci è già stato preannunciato il futuro. Democraticamente, e attraverso altrettanto festose pubbliche elezioni e relazioni, DabliuVì andrà a Palazzo Chigi. Sia mai che si ripetano le porcate del '98! Adesso tutto sarà politicaly correct. Un successo inimmaginabile e un dato certo dal quale partire: oltre 3 milioni di elettori! La sinistra è tutta qua.
giovedì 11 ottobre 2007
Veltroni's scent
Uno mi può dire: "Ma chi se ne importa". E no! Dico io. Importa se questo postragazzo si è candidato alla guida di un partito candidato a sua volta a fare da contraltare a un altro partito che forse c'è e forse non c'è. Non è che DabliuVì passato il 14 ottobre si barrichi in Campidoglio e organizzi scampagnate fuoriporta con la Sabrina Ferilli. Da quel momento in poi è, in pectore, il prossimo (next next next) primo ministro. Quando non si sa, ma si può anche immaginare. Subito o quasi (probabile) se riesce a mandare a casa Prodi con un coupe di teatre, tra un paio d'anni (meno probabile) se il romagnolo non si schioda, più o meno tra un settenato (!) se nel prossimo giro elettorale il centro sinistra si troverà con le pive nel sacco e, in virtù di una sana alternanza, oppositore del centrodestra.
Immagino che DabliuVì tutto voglia nella vita fuorchè restare in disparte tanto quanto basta per farne - anche anagraficamente - un residuato politico. Il suo obiettivo è quindi quello di vincere e di vincere subito e, per far questo, è SICURO (sostenuto anche dai suoi brains) di rappresentare per il nascituro pD il famoso valore aggiunto.
L'idea deve essere questa: arrivo io, convoglio nel mio partito tutti i cani sciolti della destra e della sinistra, mi invento un personaggio che è una via di mezzo (continuo a ritenere che il centro sia la sua fissa) tra Tony Blair (l'uomo più ignorato nel suo paese e più riconosciuto negli altri; complimenti alle relazioni esterne) e il micidiale Sarkozy, ingaggio il meglio della cultura italiana, tiro dalla mia parte anche quelli che sotto sotto vorrebbero essermi avversari, parlo fitto fitto con la Rai dove mantengo un certo ascendente quanto meno per motivi di buon vicinato, ed ecco concretizzarsi il leader che è in me.
L'operazione dell'iper-ragazzo potrebbe funzionare e non c'è dubbio che lui sappia bene dove e come spostare tutte le pedine. Il fatto è, e qui entra di nuovo in gioco il mio punto di vista, provincialissimo ma implacabile, che quel sedicente leader lì è carente di quell'aura impalpabile che fa di un politico un leader o uno statista. Insomma, qualcuno che emerge rispetto al piattume quotidiano. Sarà per l'odore dei soldi, sarà per la chierica rinfoltita ma persino il vituperato arcore's man comunica più autorevolezza e credibilità dell'antico ragazzo romano che, lo si vede lontano un miglio, ci sono giorni in cui vorrebbe mandare tutto al diavolo e andare a giocare a calcio balilla nel ricreatorio della sua parrocchia con il suo amico cappellano.
Insomma, DabliuVì esprime un deficit di malìa che, nel tempo, potrebbe metterlo in minoranza sia agli occhi dei suoi/suoi, sia dei suoi acquisìti, sia dei suoi trasversali, sia dei non suoi che da qualche parte potrebbero trovare un altro ragazzo, più o meno giovane, ma perfetto nel fare cose semplici e persino inutili come ad esempio il baciamano a una giovane signora.
TRUE ELECTION . Una storia vera
Location: Friuli Venezia Giulia e dintorni
Personaggi e interpreti (non in ordine di apparizione): Governatore in carica, competitor 1, competitor 2, competitor, 3, competitor n, Presidente della Provincia (Conte nei precedenti post) dimissionario, corte del conte (i personaggi saranno indicati con nomi di animali per non confonderli con i competitors), l'Uomo ombra, i giornali (1,2,3,4...in ordine di importanza e di influenza sul comportamento degli altri attori). Comparse: cittadini, passanti, spie.
(la produzione si riserva, per esigenze di copione e modifiche repentine dei piani di lavoro, di inserire nuovi personaggi fantastici e reali)
Plot: Nel Friuli Venezia Giulia nel maggio 2008 si voterà per l'elezione del presidente della Regione, del presidente della Provincia di Udine e del Sindaco di Udine. Il Governatore in carica desidera (forse) essere riconfermato per altri cinque anni, il conte cerca di mantenere sè stesso o un suo alter ego a galla. Il Sindaco di Udine è alla fine del suo mandato. Devono essere individuati due avversari che andranno ad aggiungersi ai sub avversari, alcuni dei quali già dichiarati. L'individuazione dei candidati nelle diverse posizioni (regione, provincia, comune) produce colpi di scena e manovre più o meno oscure che emergeranno tramite l'analisi delle caratteristiche dei personaggi e il loro comportamento. Si farà attenzione a mantenere alta la tensione negli spettatori anche attraverso l'inserimento di personaggi che avranno il compito di accompagnare le vicende alla loro naturale conclusione. Il primo tempo dello spettacolo sarà dedicato alla pre campagna elettorale. Il Governatore in carica cercherà di eliminare i competitori pericolosi mentre l'Uomo ombra tenta di individuare il Vincitore. Nei partiti si scelgono i candidati nei ruoli minori ma inevitabilmente le pedine sono le stesse. Saranno individuati gli spostamenti di campo, i campi stessi, i protagonisti diretti e indiretti. Lo spettacolo, per la sua struttura, sarà interattivo. Consentirà cioè l'ingresso in scena a normali osservatori che potranno esprimere pareri, aggiungere nuove scene, arricchire la sceneggiatura.
mercoledì 10 ottobre 2007
Lutto
Be quite.
E' in corso un trapianto hard. Mi reimpossesserò della mia schiavitu' mentre DabliuVì inizia ad avere le doglie in vista del parto programmato del 14 ottobre, mentre il premier scivola via, mentre in Friuli il conte è svanito nei suoi castelli incantati con fate e fantasmi, mentre il governatore sfreccia con la sua alfetta, mentre i giornali si sostituiscono alla politica (SONO la politica). L'hard sarà rimpiazzato e io mi allieterò e allieterò.....
domenica 7 ottobre 2007
Quarto potere
Il provinciagate (e mi riferisco alla storia del conte, del cliens, ecc. ecc) mi sembra piu' una rincorsa al pulitzer (gli omologhi riconoscimenti, in Friuli, e non chiedetemi perche', si chiamano moret d'aur e premio epifania) che uno scandalo politico tale da produrre, a domino, effetti devastanti sulla politica locale ma soprattutto paginate di io la penso cosi e io la penso cola'
E se l'autentica soddisfazione fosse solo di chi ha sollevato il caso? E se....
Stasera, mentre in questo mi dibattero', andro' all'apertura (opening) della London Simphony Orchestra' season. Solista Maurizio Pollini.
Prima di infilarmi nel mondo della haute couture, se ben ricordo, a Udine tutti, ma proprio tutti, sapevano che un giornalista - ritrovato il senno -, ambisse a cambiare mestiere e diventare un sommo dirigente in Provincia, nello stesso ente presieduto dal nobiluomo ora in ambasce. Il ragazzo - colto, intelligente, astuto e di sinistra nonche' amante dei cani - ADORA contribuire a svelare e determinare scenari e di conseguenza ad aumentare le vendite del suo foglio.
Ci puo' essere un nesso tra tutte le cose sin qui raccontate?
venerdì 5 ottobre 2007
Vacazio
La malizia sta ne preannunciare che sta diventando urgente parlare di brand.
Lettori planerari, voi per i quali il nuovo mondo non è solo una sinfonia che mi fa piangere, di qui a poco affronteremo il possibile, eventuale, ventilato scontro/incontro tra due brand di fama internazionale.
Delocalizzerò un pensiero, una tendenza che potrebbe fare storia. Che potrebbe appiattire (The Word is flat - leggerlo, leggerlo, leggerlo.....) l'appiattibile.
Il tema sarà: se vado in cucina a farmi un caffè prevale la cucina o il caffè? Per non far prevalere nessuno, buon senso direbbe che se i brand si uniscono i due prodotti, cucina e caffè, si valorizzano a vicenda.
Se si contrappongono e la battaglia è dura lo spot diventa, oltre che bello, anche intrigante.
Però, uno dei due potrebbe essere in una posizione di strutturale debolezza e rischiare quindi molto (da una buona campagna, comunque, nessuno ne uscirebbe male). Oppure i due brand potrebbero entrambi essere momentaneamente deboli nel qual caso vincerebbe l'arguzia, l'abilità ad andare al cuore del problema schivando le debolezze. Bisognerebbe ricorrere alla plurisensorialità in una temporary campaign.....
Il mio amico Richard, a Seattle, ha una cucina italiana spaziale e beve rigorosamente caffè italiano. Richard, se ci sei - e so che ci sei! - scendi dall'aliscafo che parcheggi sottocasa e dimmi: chi butteresti dalla torre tra la tua cucina e il tuo caffè preferito?
Trip to London
Il Centro di niente
Se così stanno le cose da qui a un po’ uno potrebbe non capire più perché stare da una parte o dall’altra considerato che il centro potrebbe dilatarsi all’infinito e inghiottire tutto.
Questo è uno dei motivi per cui, anche nei micromondi, è meglio non dare niente per scontato. Oggi chi è qui, domani potrebbe essere là pur senza essersi mosso.
Ma attenzione. Ci sono, esistono, resistono - pur essendo in via di estinzione -, i cosiddetti zoccoli duri rappresentati da quelli che se vedono sulla barca di Della Valle (sinistra) la Santachè (destra) e Mastella (destra) vanno in confusione. E non capiscono e non potranno mai capire che ci facesse la Melandri (sinistra) a Malindi con Briatore (destra). E perché Rutelli (sinistra) stava in aereo con Mastella (de-nistra).
I “duri e puri” storicamente rafforzano gli estremi e i comici mentre, in mancanza di una soddisfacente segnaletica politica, i più guardano al Palazzo per seguire l’andamento delle nominations. Alla fine - si dicono (sbagliando) - , non resterà più nessuno.
giovedì 4 ottobre 2007
Avviso ai naviganti di provincia
Passanti chiamati a testimoniare, smentite in aula e in camera (chambre), il mondo politico si interroga ma la gente ormai si annoia come me.
Da qui a maggio (data delle elezioni) tutto sarà diverso e dimenticato e i determinanti (leggere post ad essi dedicato) decidono nell'ultimo mese se non nelle ultime ore.
Lì, dalle parti dove si stabiliscono le regole e i tempi, lo sanno bene. Divertitevi ragazzi!
Da queste parti il 14 ottobre ci sarà un campionato del mondo di corsa su strada (a Udine) e una stupenda regata (la Barcolana) a Trieste.
DabliuVì, ne hai tenuto conto? E il ppiddì? Crollo a estest? Est test? Be careful.
mercoledì 3 ottobre 2007
Urbi et Orbi ovvero tutto il mondo è Udine
Signor arabo che mi legge, non se se la cosa che l’attrae di più sono le foto un po’ osè che giorno dopo giorno furbescamente pubblico per definire il mio stato d’animo o se ha dei parenti friulani, sai tu, questa è gente che si è infilata in tutto il mondo. Non so nemmeno quindi se arabo lo è davvero. Ma se così fosse mi piace immaginarla ricco, colto, emancipato. Direi che questo ritratto possa bastare, tanto per evitare di finire in malo modo sapendo che da quelle parti siete un po’ suscettibili e magari in casa ci sono delle signore un po’ prevenute.
Oppure ho dei fans tra qualche donna araba? Signora, sono d’accordo su tutto. Su quello che pensa, quello che dice e quello che fa.
Le piace la storia del Conte? E di DabliuVì che ne dice? Tranquilli, non è il cattivo GWB! il Nostro è di tutta un altra pasta (pasta) e dal 14 ottobre sarà a capo di un neopartito (new party) zeppo di bei nomi (celebrities) molto democratici, molto chic, molto alla mano. E’ mai stato a Roma signor abitante degli emirati (Emirategno? Emiratonzolo? Emiratomane?)?
Presumo che conosca il roof dell’Eden o di Villa Hassler. Sono ottimi punti d’osservazione per vedere su ciò che governa il Nostro dal Campidoglio. Bè, da metà del mese pur restando tutto come prima ci saranno quelli di qua e quelli di là. Il nostro DabliuVì accarezza i bambini e si china sugli invalidi come un papa qualsiasi (ordinary pope) ma diventa una bestia se non riesca a fare liste con i nomi più smart (simpatici, attraenti) del momento. Adesso ha delle idee sulla signora Berlusconi le cui figlie hanno studiato con Cacciari. Anche la Adua Pavarotti sarebbe, secondo me, un buon acquisto. Per non parlare della Daniela Fini. Ma anche dalle vostre parti quando succede un patatrac tutti fanno il tifo per le mogli? Le legittime, le prime, le stabilizzate. Come definire altrimenti quelle che sopportano, tacciono (più o meno), resistono alle angherie delle amanti e delle seconde mogli?
Questa storia delle mogli ha delle attinenze anche con la storia che tiene banco qui a Udine. So che mi ha letta. Ha capito l’intrigo? Suppongo di no perché sono malvagia (wicked) al punto da consentire solo ai local di intendere l’intelleggibile. Se le dico: “il grillo canta”, lei che cosa capisce? Niente. Vuoi perché è arabo, vuoi perché da quelle parti questi insetti nemmeno esistono e, se esistono, non possono cantare. Si rassegni quindi a qualche incongruenza nel racconto.
Comunque, il signorotto di campagna, che si esprime in una lingua (language) a lei sconosciuta, mi pare di capire che da tutta questa storia non riesca ad uscirne. Intendo dire che pur non avendo compiuto alcun peccato (non conti sulla mia traduzione!) si è messo in un cerchio di benzina e si è messo a fumare. Non è stata un’idea grandiosa. Ho visto con i miei occhi (attraverso una fessura) gente banchettare e brindare (wine, vade retro! ) per essersi tolta di torno l’infedele (anche qui non conti su una mia traduzione, le interpretazioni possono essere piuttosto complesse). Il tutto per un’ossessione (obsession, possession) che a lei, uomo di mondo, sarebbe difficile afferrare. Signori arabi, grazie per la pazienza. Disseminerò questo blog di indizi ma non chiedetemi di ricostruire la scena del delitto. Su queste faccende, nel nostro paese, voglio dire dalle nostre parti, si è specializzato Grillo (cricket).
Miseria e nobiltà: via di fuga 3
Miseria e nobiltà: via di fuga 2
(molto molto molto molto per addetti ai lavori)
martedì 2 ottobre 2007
God bless the Queen
Miseria e nobiltà: via di fuga 1
UDINE E LA RESA DEI CONTI (AH AH AH!!!!)
Il conte firma su una carta non intestata una lettera in cui si impegna, in cambio di un sostegno elettorale e una volta eletto, ad assumere nell'ammistrazione provinciale con contratto triennale rinnovabile nel settore della promozione turistica, un tizio che proprio di promozione turistica si occupava (grazie alla sua appartenenza politica) mentre faceva anche il presidente di una banca (grazie alla sua appartenenza politica) e dopo aver fatto l'assessore e il vicesindaco (grazie alla Lega Nord prima e a una sua lista personale poi).
Già detto nell'altro post. Ovunque nel mondo la campagna elettorale è un crogiuolo di promesse e quelle riguardanti un posto di lavoro si sprecano a sud (+) come a nord (-). Proviamo a pensare, tanto per andare sul sicuro, al consiglio di amministrazione della Rai. Che cosa c'è di SOSTANZIALMENTE diverso nel piazzare un tizio in un consiglio di amministrazione (non parliamo poi della presidenza) strapagatissimo (denaro pubblico) e con competenza zero in tema di comunicazioni e sistemare un poveraccio in una direzione periferica? I nomi dei potenziali amministratori (Rai) vengono decisi con ampissimo anticipo (piccolo brunch al Bolognese a Roma, please), prima ancora che scada il governo in carica e si torni ad elezioni. Vabbè, mi si dirà, ma lì non si mette niente per iscritto (cosa tutta da dimostrare). E allora, io dico, il problema è SOLO quello che il nobil'uomo ha sottoscritto un accordo. Non quello di aver fatto l'accordo. E quando i giornali con mesi di anticipo sulle elezioni preannunciano chi sarà il presidente di quello e di quell'altro ente pubblico (denaro pubblico)? E nella stragrande maggioranza (buona maggioranza) si tratta di sgomitatori di professione che mai nella loro vita avrebbero guadagnato, con il loro mestiere, quello che invece incassano proprio in virtù di quella carica. Mai letto dei casini che piantano i partiti se il loro uomo non viene messo alla presidenza di una municipalizzata?
Nella nostra crime scene abbiamo un tizio che rappresenta se stesso (la sua lista porta il suo nome). E' arrivato alla scadenza di tutti i mandati politici, gli corre nel sangue il gene del tour operator e invece di immaginarsi a far flanella (nobilissima attività) vuole andare a firmare un cartellino (forse no, forse i dirigenti ne sono esentati) alla mattina.
Và quindi dal candidato presidente, che pur di un voto venderebbe tutte le ali del suo castello (come tutti i candidati, anche quelli senza castello), e gli dice più o meno: "Senti, qui non mi fido più di nessuno, ci sono persino politici nei dintorni che mi odiano e che mi tolgono il terreno da sotto i piedi (mi buttano sulla strada. ndr). Quindi mettimi la cosa per iscritto altrimenti ti remo contro".
A quel punto il conte, se fosse stato meno emotivo, gli avrebbe giurato onori e cariche ma non avrebbe MAI (in effetti questa pratica di mettere l'impegno in forma scritta è un filino più diffusa nelle regioni basse) firmato un foglio che, c'è da mettere la mano sul fuoco, era stato predisposto dallo stesso questuante (forse lo hanno anche scritto assieme in puro stile Zelig).
Ma la campagna elettorale annebbia le menti, produce accessi di narcisismo, manie di potere e di persecuzione, passioni irrefrenabili, anoressie e bulimie psicologiche di ogni genere.
E' così andò. In tutta questa storia quello che era imprevedibile era che il tour operator in pectore pensasse di sollevare una causa di lavoro (!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! divino!!!!!!!!!!!!). Che spiritaccio! che coup de teatre! A meno che.............. a meno che, considerato che il conte dava troppi segni di cedimento e manie di grandezza (si chiama disturbo bipolare del politico, è una mia diagnosi conosciuta da tempo) il dis-occupato non abbia concertato la mossa con un altro gruppo politico (ca va sans dire, in cambio di un posto di lavoro o una carica remunerata. Meraviglioso! Bisio, parliamone!).
Il problema non sta quindi nella sedicente compravendita di voti ma nel metodo che, in soldoni, signfica nell'aver sottoscritto (nero su bianco) l'accordo galetotto.
Ora, in tempi di caste, di antipolitica non più strisciante, di grilli (!) che spuntano da destra a manca, di penuria di notizie glamour, di troppi candidati sulla scena del crimine (le prossime elezioni) questa vicenda si è trasformata da retrospettacolo in autentico avaspettacolo della politica. Se il tutto viene poi ambientato in un contesto a corto di spunti aggregativi, il gioco è fatto.
Pane per i miei denti e musica delle mie orecchie.....
IDEE
lunedì 1 ottobre 2007
UDINE CAPUT MUNDI
E' la storia di un candidato presidente (incumbent) che durante la campagna elettorale ha sottoscritto per iscritto uno stupidissimo impegno ad assumere nella pubblica amministrazione, ad elezione avvenuta, un tizietto che aveva brigato per raccattare voti - dice il tizietto e tramite una sua listarella - a suo favore.
Ricordo - l'ho scritto da qualche parte che da più di vent'anni faccio la consulente a candidati, partiti ecc. ecc.? - di aver assistito a una moltitudine di vicende di questo tipo. La più folcloristica fu quella volta in cui la sera prima del voto un mio (!) candidato spedì un centinaio e più di finte lettere di assunzione (via fax) ad altrettanti disoccupati che il giorno dopo avrebbero dovuto (e convinto le loro famiglie a farlo) votare per lui.
In un'altra occasione seppi di una riunione di notabili del posto che si videro per disegnare la nuova mappa dell'amministrazione nel caso in cui il "loro" candidato avesse vinto. Non si decisero solamente gli assessorati ma giù giù sino al vigile urbano di quartiere e via via direttori, impiegati, cococo e via dicendo. Il tutto con nomi, cognomi, qualifiche e retribuzione quinquennale: "Questo lo mettiamo qua, questo lo piazziamo là, questo ce lo togliamo dalle palle, questo le palle non le rompe e lo mettiamo qui, questo è meglio che vada di là". Alla fine tutto tutto non andò come previsto perchè c'era di mezzo un segretario comunale super protetto che piantò una grana ma, più o meno, l'assetto finale fu quello deciso in quella riunione con foglietti e calcolatrici e tantodi telefonate rassicuranti ai designati ("Senti, ti và di fare il capoufficio tecnico?" "Che ne dici ti metto a fare il centralinista"? "Ho sentito che non vuoi più stare sulla strada, potrei metterti in un ufficio tranquillo...")
Un altro ancora, sempre durante la campagna elettorale, stabilì per tempo (come fanno tutti) chi mettere dove. Un amico dirigente qua, un altro presidente là, un noto rompiscatole in un seminterrato. Ed eccoli lì, gli amici degli amici, tutti con il loro bel contratto sottobraccio, alcuni molto bravi, altri molto meno ma tutti accumunati dal fatto di essersi rotti le scatole, in campagna elettorale, per il loro amico.
Sapete come si chiama questo modo di agire? Si chiama (ohhhh! che sorpresa! chi l'avrebbe mai detto! ma che orrore!!)... si chiama spoil system. Ed è quella pratica praticata da sempre che porta nei posti di comando e non solo i fedelissimi di chi ha vinto.
Avete presente la Casa Bianca? Capisco l'esagerazione ma da quelle parti, in questi ultimi anni, è texano anche l'usciere e non chiedetevi il perchè. La volta precedente la tribù dei Clinton si portò dalle parti della sala ovale (ops!) anche i compagni di asilo.
Per dire che la faccenda è piuttosto diffusa anche nel belpaese ricordo bene che quando il presidente della Confcommercio era il discutibilissimo e messinese Billè, la sede romana fu messa a ferro e fuoco (occupazione? direi di sì) da una pattuglia piuttosto nutrita di siciliani. Altri esempi?
Persino il mio ex portiere era riuscito a piazzare la moglie a far le pulizie al primo piano, a far fare l' impiegata alla figlia al terzo; un parente lontano che si era prodigato a trovargli il posto ebbe a vita l'utilizzo gratuito del suo garage....
A parte Billè e il portiere (che dimostrano come il sistema appartenga anche alla cosiddetta società civile) non c'è politico al mondo che durante la campagna elettorale non distribuisca cariche e posti di lavoro ( devo dire che un tempo erano medo dilettanti rispetto ad oggi) e non c'è persona al mondo che non si presti a dannarsi l'anima in campagna elettorale per il proprio candidato se non crede di aver alla fine qualcosa in cambio.
Nel caso di Udine, il presidente in oggetto si deve essere fatto prendere la mano e, invece di limitarsi alle solite promesse, con cipiglio nobiliare (il sant'uomo è conte) ha vergato di suo pugno l'impegno ad assumere il suo cottimista (anche un voto, dicasi 1 voto, in campagna elettorale ha un peso infinito). Fatto sta che passa un anno, passano due, ma di rimorchiare nell'amministrazione chi gli fornì un decente supporto politico ( tra l'altro tutto da dimostrare, ma questo è il bello delle elezioni...) il presidente non ci pensava proprio. Vuoi perchè lo stesso posto lo aveva promesso ad almeno una decina di aspiranti (normalmente è così), vuoi perchè i suoi fedelissimi gli avrebbero torto il collo, vuoi perchè il posto era già assegnato e i sindacati avrebbero fatto il diavolo a quattro, insomma alla fine il conte nulla potè o volle (mah!) per accontentare il petulante.
A questo punto il disoccupato (perchè la vita è così: dalle stelle alle stalle in quattro e quattr'otto) aveva a sua disposizione più opzioni: minacciare, minacciare ancora, sollevare un caso politico, sollevare un caso personale. Esclusa l'opzione dell'avvertimento (certamente attuata) restava aperta quella politico/personale. Et voilà. Detto e fatto. Il nostro eroe di provincia (ah ah ah) fotocopia la lettera-impegno vergata dal nobile pugno e la porta a un avvocato con l'intento di aprire una vertenza di lavoro!!!!!!!!!!!!!
Com'è, come non è, ma tutta la storia, come in tutti i paesotti che si rispettano e in tutti i copioni del caso (bisognerebbe parlarne con Bisio...), finisce anonimamente sui desks dei giornali locali. Il resto è cronaca. Per ora il nobiluomo si è prudentemente dimesso dalla carica ma in venti giorni (tanti quanti bastano per convalidare le dimissioni) tutto ancora può succedere e gli spunti rosa non mancano. Che l'aspirante impiegato pubblico si sia coperto di ridicolo è indubbio ma il puro divertissement è quello che mi deriva dall'ondata moraleggiante che si leva da destra e da manca: gli editoriali che constatano come l'onta dalla corruzione stia lambendo anche questa isola felice, i pensatori e gli intellettuali che si sentono traditi e che finalmente possono denunciare, i politici (che stanno distribuendo le cariche - non dimentichiamoci! - qui siamo già in campagna elettorale) che si interrogano e non possono credere di essersi tolti dai piedi un avversario o meno, comunque uno di troppo (la lettera a dell'abc del candidato dice che quando c'è da competere meglio eliminare subito i possibili competitori). Che vicenda! E che scoop! E che occasione per diventare famosi. In un sol giorno: una compravendita di voti, un omicidio e, last but not least, una intricata rete di casinò on line. Les jeux sont faites, quassù al nord dove sembrava che solo l'inverno tardasse ad arrivare.