venerdì 29 febbraio 2008

FACCIA A FACCIA ALL'ITALIANA


Mentre negli Stati Uniti Hillary Clinton e Barack Obama si confrontano in tv per le primarie (e soprattutto insegnano come ci si confronta davanti alle telecamere) noi, come al solito, riusciamo a trovare la soluzione più inutile e mortificante: il faccia a faccia virtuale. Cioè inesistente.

La commissione di Vigilanza, l’organismo attraverso cui i politici mettono sotto tutela la tv, ha infatti stabilito che l’unica possibilità per la Rai è quella di «fare una sola tribuna con tutti i candidati premier presenti», ovviamente vigilando «strettamente sul rispetto del principio delle pari opportunità che regola la seconda parte della campagna elettorale». Siccome i candidati premier sono più di quattro, per fare singoli confronti servirebbero più di 50 trasmissioni: un delirio. Per evitare un simile affollamento (che peraltro creerebbe solo saturazione) si è preferito tagliare la testa al toro.

Il che significa che non vedremo mai il confronto diretto fra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Lontano dal clima scolastico delle «Tribune elettorali», quando un moderatore teneva a freno l’indisciplina di politici e giornalisti, non riusciamo a piegare la tv a favore della democrazia. Alla base di tutto c’è un problema di comunicazione che è sempre più centrale nella vita delle istituzioni. I nostri politici sono troppo abituati alla «cortesia istituzionale» (la politica come talk show, dove la lusinga prevale sul confronto) e non tollerano domande imbarazzanti. Si concedono volentieri all’applauso ma non al contraddittorio.

Questa spettacolarizzazione ha reso la politica povera di contenuti ma ricca di abiezione televisiva, insulti compresi. Come se ne esce? Immaginando e praticando nuovi scenari mediatici e lasciando la tv generalista al suo destino, alla sua Vigilanza.

Aldo Grasso