Agguati, tradimenti, pugnalate alle spalle, promesse mancate, accordi sottobanco. Et voilà gli ingredienti della cosiddetta fase pre-elettorale che si sostanzia nella selezione dei candidati e che consente finalmente di capire in maniera inoppugnabile chi sono i reali king makers. Attenzione quindi: dall’analisi dei nomi dei candidati e dei loro sponsor emerge chi effettivamente detiene il potere perché, l’ho detto e ripetuto, in Italia quello della politica si manifesta proprio in questi giorni e in questo frangente.
Candidare una persona alla carica di sindaco o di presidente di Provincia o di Regione o alla Camera o al Senato è infatti l’intervento cardine che svela il decisore e il suo ruolo nella politica che, si sa, è fondamentalmente locale.
Gli incarichi di coordinamento (comunale, provinciale e regionale) in questa fase esprimono tutta la loro inconsistenza sopraffatti come sono da quanti – tramando e brigando – sono in grado di dare il via libera alle candidature più significative.
Mentre il leader nazionale solitamente si limita a riempire le caselle più sensibili per la sua sopravvivenza, alla ciurmaglia che governa il territorio ci pensano i luogotenenti locali che, per loro natura, operano prevalentemente nell’ombra e riferiscono via sms ai palazzi romani.
Quello della politica è un lavoro interinale che richiede intermediazioni di qualità sapendo che è più importante candidare che vincere.
Chi candida (il candidatore?) ha già vinto.