mercoledì 25 novembre 2009

L'HONDURAS VOTA IN UNA SITUAZIONE DRAMMATICA


Per capire l’atmosfera che si respira in Honduras dove si voterà per le elezioni politiche, amministrative e presidenziali domenica prossima 29 novembre, basta leggere la dichiarazione del portavoce della polizia in cui dice che da lunedì è entrato in vigore il divieto di portare armi in pubblico: “A ogni persona che sarà trovata con armi addosso – ha detto -, queste saranno confiscate e il possessore sarà punito a norma di legge”. Il divieto resterà in vigore sino all’inizio di Dicembre quando i risultati delle elezioni saranno ufficiali. L’Honduras è chiamato a scegliere il capo dello Stato, 128 deputati per il Congresso, 20 deputati del Parlamento dell’America Centrale e 289 sindaci di altrettante cittadine.

Il presidente Manuel Zelaya deposto con un colpo di stato, ha chiesto alle autorità internazionali di non riconoscere queste elezioni. Zelaya si trova ancora all’interno dell’ambasciata brasiliana nella capitale dell’Honduras, Tegucigalpa, dopo essere ritornato di nascosto nel proprio paese lo scorso mese di settembre. Mentre la disoccupazione e la criminalità aumentano e le scuole sono ancora sospese, le controverse elezioni di domenica prossima indicano il livello di crisi politica che sta vivendo il paese del centro america dallo scorso giugno. La campagna elettorale si è chiusa oggi 25 novembre e la domanda che ancora ci si pone in Honduras e all’estero è: se le elezioni saranno riconosciute come legali da pochi paesi, che cosa succederà? “Se non andiamo a votare – ha detto il candidato Porfirio “Pepe” Lobo -, che alternativa abbiamo?”

“Si tratta di una situazione molto complessa – ha detto Pepe ai reporter – perché nessuno può impedire alla popolazione di esercitare il diritto di voto”. Lobo, 61 anni, è un potente proprietario terriero, presidente del Congresso, componente del National Party e i sondaggi lo danno ampiamente vincente. E’ un politico di lunga data e nel 2005 si era candidato, perdendo, alla carica di Presidente. Oggi i sondaggi lo danno in vantaggio di 15 punti sull’avversario Elvin Santos a capo di una importante società di costruzioni. Lobo è schizzato in testa ai sondaggi dopo il colpo di stato che il 28 giugno ha destituito e costretto all’esilio il presidente Zelaya. Al tempo del colpo di stato Santos si era detto contrario a un compromesso con Zalaya e questo ha favorito Pepe. Zelaya, su posizioni di sinistra, si era alienato i voti della potente borghesia insistendo sulla necessità di un referendum per approvare una nuova costituzione. Il Congresso, la Corte Suprema e lo stesso partito di Zalaya avevano giudicato questa mossa come un tentativo per restare al potere.

Quando Zelaya si è opposto alla sospensione del referendum la Suprema Corte ha ordinato il suo arresto. I militari sono entrati nella casa di Zalaya la mattina del 28 giugno e hanno portato il presidente, in pigiama, in Costarica. Il Vicepresidente di Zalaya, Elvin Santos, aveva rinunciato a correre alla carica di presidente essendo il secondo in linea Roberto Micheletti, capo del Congresso. Per cinque mesi sia Micheletti sia Zelaya avevano annunciato la loro candidatura, Micheletti dal Palazzo presidenziale e Zelaya dall’ambasciata del Brasile dove è rifugiato dallo scorso settembre. Lo scorso mese di ottobre Micheletti e Zalaya avevano tentato di accordarsi per creare un governo di unità nazionale, ma le due controparti non avevano trovato un punto d’incontro. Entrambi ritiratisi dalla competizione il candidato del Liberal Party è rimasto Elvin Santos. Gli altri candidati indipendenti sono Carlos H. Reyesm, Rodolfo Padilla Sunceri, del Liberal Party e sindaco in carica di San Pedro Sula, la seconda città dell’Honduras, Elvia Argentina Valle Villalta, deputata in carica del Liberal Congress, e Margarita Zelaya de Elvir, vice presidente del Liberal Party.

Le elezioni per scegliere il successore erano in programma e i candidati erano stati da tempo selezionati. Ma ora si ritiene che, data la situazione, i risultati potrebbero essere il frutto di un albero avvelenato essendo i sondaggi ben pilotati, di fatto, da un regime illegale. Non sarà facile convincere gli stati stranieri che un piccolo gruppo di persone che hanno destituito il presidente, arrestato migliaia di persone e chiuso ad intermittenza i giornali non allineati, stia gestendo delle elezioni legali che sarebbero utilizzate unicamente per legittimare essi stessi.

Il fallimento dell’accordo tra Zalaya e Micheletti aveva fatto scendere in campo l’assistente del segretario di Stato di Washington che aveva annunciato l’intenzione del suo governo di controllare il corretto svolgimento delle elezioni. Questa dichiarazione aveva indispettivo i sostenitori di Zelaya per i quali l’eventuale riconoscimento dei risultati elettorali da parte di Washintong avrebbe escluso ogni possibilità di ritorno al potere da parte di Zalaya. I suoi sostenitori hanno quindi invitato la popolazione a boicottare le elezioni contestando la scelta di Washington, considerata come un pericoloso appoggio ai golpisti. Il movimento che si è creato attorno a Zalaya contro il colpo di stato, ha fatto una campagna capillare nei 18 dipartimenti del Paese dell’America centrale contro il voto invitando a non votare per nessuno dei cinque candidati. A questo punto non è ancora chiaro sino a che punto il boicottaggio sarà attuato dalla popolazione.

Nel frattempo, sabato scorso il governo ad interim ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e ha richiamato 5 mila militari riservisti in vista del voto di domenica prossima.
L’appoggio alle elezioni da parte degli Usa è stato giustificato dalla necessità di normalizzare le relazioni diplomatiche internazionali dell’Honduras che è un territorio legato a molte corporazioni del nord America che operano soprattutto nei settori della frutticoltura, del tessile e di quello minerario. Nello stesso tempo molti paesi dell’America Latina hanno dichiarato apertamente la loro presa distanza dalla dittatura golpista e quindi dalle elezioni. Questi paesi comprendono l’Argentina, la Bolivia, il Brasile, l’Equador, il Guatemala, il Nicaragua e il Venezuela. Non sarà facile per gli Usa portare questi paesi, solitamente alleati, sulla loro linea. L’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), solitamente strumento degli Stati Uniti, ha rifiutato di inviare propri osservatori o di assistere tecnicamente lo svolgimento delle elezioni. Certo è che il governo di Obama si trova, rispetto alla situazione dell’Honduras, in una posizione piuttosto imbarazzante, mentre i supporter del presidente deposto denunciano che in questo modo gli Usa cancellano i cinque mesi di governo golpista. Non solo. L’amministrazione Obama non ha risposto nemmeno a due lettere inviate da Zalaya nonostante lui sia il solo legittimo capo di stato dell’Honduras così come hanno riconosciuto i governi di numerosi paesi del mondo.

LO SPOT DEL CANDIDATO PEPE E DEL NATIONAL PARTY

http://www.youtube.com/watch?v=WIxtFgSIIVY
LO SPOT DELL'AVVERSARIO SANTOS
http://www.youtube.com/watch?v=i3pyBZVjDDA
CHE COSA NE DICE IL PRESIDENTE DEPOSTO ZELAYA
http://www.youtube.com/watch?v=qng9ytk0KMw