sabato 28 novembre 2009

IN ROMANIA NOSTALGIA DEL REGIME COMUNISTA


I romeni torneranno al voto il 6 dicembre dopo che nessun candidato ha raggiunto la maggioranza dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali il 22 novembre scorso. Si confronteranno il presidente in carica Traian Baescu del centrodestra, e l’ex ministro degli esteri, il socialdemocratico Mirecea Geoana. La disoccupazione e la grave situazione economica hanno pesantemente condizionato la campagna elettorale. Gli elettori, il 22 novembre, hanno anche votato un emendamento costituzionale per abolire il Senato e portare i deputati da 471 a 300.
I risultati completi si avranno dopo il 6 dicembre.
I risultati del primo turno, in cui hanno votato il 54 per cento degli aventi diritto, vedono il presidente in carica leggermente in vantaggio sull’avversario. Il conservatore Crin Antonescu, che guida il partito Liberale, è arrivato terzo con circa il 20 per cento dei voti. I Liberali e il partito Socialdemocratico di Geoana hanno siglato, in questi giorni, un accordo per dar vita a un governo di coalizione.
La situazione economica della Romania, che da metà ottobre è priva di Governo, è particolarmente grave anche perché – come ho precisato nel post che parla del primo turno elettorale -, il Fondo Monetario Internazionale ha bloccato 1,2 miliardi di euro a causa dell’incertezza economica e politica che domina nel Paese.
I cinque anni del governo Basescu sono stati descritti dalla stampa romena come fallimentari e queste elezioni sono considerate le più importanti dopo quelle del 1989.
I risultati di un sondaggio dell’Istituto nazionale di ricerche, svolto meno di due settimane prima delle elezioni, dicono che metà degli intervistati hanno risposto che la situazione attuale è peggiore rispetto a vent’anni fa (quando è caduto il regime comunista di Nicolae Ceausescu), e il 40 per cento che la propria situazione personale è più difficile. Il crollo del potere d’acquisto, l’incertezza sul pagamento delle pensioni e i numerosi scioperi di questi giorni sono alla base della scelta di molti romeni di lasciare il paese sino a quando la situazione non migliorerà. Meno di due settimane fa una ricerca internazionale sulla percezione della corruzione ha collocato la Romania all’ultimo posto tra i 27 paesi europei e dimostrato che gli interventi anti corruzione sono stati abbandonati nel corso dell’ultimo anno. La ricerca ha anche dimostrato che il sistema giudiziario si è dimostrato particolarmente inefficiente nel combattere il crimine organizzato e i gruppi di interesse. Molti romeni hanno inoltre dichiarato che il solo modo per risolvere problemi con la pubblica amministrazione è quello di ricorrere del pagamento sottobanco. Il sondaggio dell’Istituto di ricerche (Bureau of Social Research) dice anche che il 70 per cento degli intervistati ritiene “bassa” la moralità dei politici attuali, mentre il 56 per cento sostiene che durante il regime comunista i politici erano più rispettosi dei cittadini rispetto ad oggi. Considerato questo contesto, la campagna elettorale è concentrata ovviamente in gran parte sul problema della “questione morale”, argomento che gli elettori ritengono però sia trattato per puri motivi elettorali. Circa 20 anni fa, subito dopo la rivoluzione, gli analisti politici sostenevano che: “I romeni avranno bisogno di 20 anni per capire che cosa sia la vera democrazia”. Allora, molti erano scettici, ma oggi questo punto di vista è considerato ottimistico.

Un video di satira politica contro Baescu