Il re di Giordania ABDULLAH II ha sciolto il parlamento a due anni dal termine della sua naturale legislatura (4 anni) dando mandato di organizzare nuove elezioni entro quattro mesi. Re Abdullah ha anche chiesto di procedere alla riforma della legge elettorale che prevede che i candidati partecipino alla competizione su base nazionale. Attualmente i candidati corrono in collegi uninominali che, a detta dei critici della legge elettorale in vigore, consentono di tutelare solo interessi locali e "tribali".
Questa è la seconda volta che il re ordina al Governo di emendare l’attuale legge elettorale in base alla quale i parlamentari delle aree urbane rappresentano fino a 90 mila persone, mentre quelli delle aree rurali rappresentano non più di 2 o 3 mila elettori. Ciò facilita la riduzione di rappresentanza delle aree urbane, tradizionalmente più islamiche.
Il Re non ha motivato la scelta di sciogliere il parlamento, ma è certo che negli ultimi mesi la stampa giordana aveva fortemente criticato la legge attuale alla quale è stata attribuita la colpa dell'inefficienza dei parlamentari e della relativa corruzione nonché accusato il parlamento di ignorare i problemi principali del Paese come la disoccupazione e la povertà