In Uzbekistan si terranno domani 27 dicembre le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento e quelle amministrative per l’elezione delle assemblee provinciali nelle regioni, nei distretti e nelle città. Il paese dell’Asia Centrale ha un ruolo chiave nel mantenimento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti impegnati a contenere il potere dei Talebani nel confinante Afghanistan. L’Uzbekistan, ricco di acqua, gas naturale ed energia elettrica, è stato classificato dall’occidente come uno dei paesi più repressivi al mondo dei diritti umani da quando ha ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991. L'economia del paese si basa essenzialmente sull'agricoltura e sull'estrazione delle risorse naturali. E' tra i maggiori produttori ed esportatori di cotone. Esporta anche oro, uranio e minerali strategici.
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Dall'indipendenza il governo ha seguito una politica di graduale transizione verso un mercato libero ma, ad oggi, la gran parte delle industrie è ancora in mano o controllate dallo Stato. In Uzbekistan non esistono partiti d’opposizione e nessun osservatore internazionale ha mai giudicato libere le elezioni che si sono svolte sino ad oggi. La gran parte degli oppositori sono in prigione o in esilio all’estero. Il voto di domani è visto con preoccupazione anche dai paesi occidentali che sperano di poter contare su una nuova via di accesso delle truppe americane che combattono i Talebani in Afghanistan. Il capo del governo, il 71enne Islam Karimov, ex boss del partito comunista che guida il paese da 20 anni con mano ferma, pare non avere successori e il voto di domani confermerà inevitabilmente la sua maggioranza al Parlamento. Per invitare i cittadini al voto, i gestori di telefonia mobile hanno stretto un accordo con il Governo, al fine di mandare a tutti gli elettori, circa 16 milioni, un Sms di sollecito.
517 candidati si contendono i 135 seggi del Parlamento: 123 candidati fanno parte dell’Adolat (Giustizia) Social Democratic Party, 125 del Milliy Tiklanish Democratic Party, 135 dell’UzLiDeP, Liberal Democratic Party e 134 del People’s Democratic Party.
La campagna elettorale era iniziata ufficialmente il 22 settembre scorso.
Un’ampia parte dei candidati al parlamento sono espressione del mondo dell’industria, dei piccoli e medi imprenditori e degli agricoltori. La nuova legge elettorale ha anche introdotto la figura dei “rappresentanti di lista” che possono partecipare al conteggio dei voti nei seggi e alla verifica dell’autenticità delle firme. Oltre 250 rappresentanti di 36 paesi del mondo oltre alle più importanti organizzazioni mondiali monitoreranno le elezioni. L’elezione sarà dichiarata valida se avrà votato almeno un terzo degli aventi diritto.
La competizione più forte si ha tra i due principali partiti: il Partito popolare democratico (PDP, ex Partito Comunista) e il partito Liberaldemocratico (UzLiDeP) che si considerano rispettivamente di destra e di sinistra. I liberaldemocratici accusano gli avversari di fare false promesse come la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani che hanno lasciato la scuola nelle aree rurali e l’aumento della protezione sociale nonostante il 60 per cento del budget nazionale sia utilizzato per coprire le spese sociali.
I nazionaldemocratici, dal canto loro, ritengono impossibile che i liberaldemocratici possano sviluppare il settore privato nella sfera dell’assistenza sanitaria mentre loro puntano sulla qualità del servizio medico.
La data del voto non è stata preceduta da una campagna elettorale, almeno da quanto è dato sapere da questa nazione così isolata dove i rappresentanti della stampa internazionale non hanno accesso. Nella capitale Tashkent, un’ antica città ubicata sulla cosiddetta via della seta e ricostruita dai sovietici dopo un devastante terremoto, la vita procede regolarmente e la gente pare ignorare i manifesti elettorali affissi ai muri, dimostrando di essere più interessata alle celebrazioni per il nuovo anno piuttosto che alle elezioni. Domenica 27 dicembre i candidati di quattro partiti si contenderanno i 150 posti della Camera bassa in un clima in cui l’opposizione è fortemente controllata dai militari. Il movimento ecologico per l’Uzbekistan, i cui obiettivi sono solamente di natura ambientalistica, occuperà automaticamente 15 seggi. Tutti i partiti hanno ricevuto un forte supporto da Karimov. L’organizzazione europea della sicurezza e cooperazione ha deciso di non inviare osservatori in Uzbekistan in quanto nessuna delle indicazioni fornite nei passati turni elettorali è stata mai recepita e “i diritti fondamentali sono perennemente ignorati rendendo le elezioni una manifestazione in cui non è possibile esprimere alcuna forma di dissenso”. Anche Amnesty International ha denunciato la mancanza di libertà e la mancanza di diritti civili. I paesi occidentali hanno imposto sanzioni all’Uzbekistan dopo che il capo del governo Karimov ha rifiutato un’inchiesta internazionale sull’uccisione di 189 persone in una cittadina dell’est del Paese. Per tutta risposta l’Uzbekistan ha risposto alle critiche vietando alle forze armate americane l’uso di una base militare utilizzata per i raid in Afghanistan. La necessità di disporre di basi logistiche in Uzbekistan ha portato il comandante delle forze in campo, gen. Petraeus, a rivolgersi all’Unione Europea per chiedere la sospensione delle sanzioni. L’Uzbekistan ha reagito positivamente consentendo ai convogli Usa di trasportare merci non letali attraverso il suo territorio. Mentre si sono stabilizzati i rapporti con l’occidente, si sono acuiti quelli con l’Unione Sovietica che vorrebbe aumentare il suo peso militare nella regione dell’Asia centrale. La scorsa estate l’Uzbekistan ha rifiutato la proposta del Cremlino di aumentare la presenza di truppe nel sud del Kyrgyzstan, a ridosso dei suoi confini, così come si è rifiutato di partecipare alle manovre militari del Colletive Treaty Security Organisation, formato da stati dell’ex Unione sovietica. Tutto ciò fa ritenere che l’Uzbekistan intenda incrementare la cooperazione con le forze militari Usa per legittimare il suo regime e, nel contempo, frenare le ambizioni dei militari russi nel centro Asia.
L’esito delle elezioni e l’elenco degli eletti saranno resi noti non prima del 7 gennaio prossimo.