lunedì 27 aprile 2009
VOTA SFIG
Qualcuno spieghi, please, agli elettori italiani ma anche a me, che ho scelto l’ingrato mestiere di razzolare nella comunicazione e soprattutto nella comunicazione politica - che ho passato gli ultimi vent’anni dalle Alpi allo Ionio, dalle Marittime alle Giulie e giù giù per l’Appennino e ogni tanto anche al di là del confine ad est eppoi a fusi orari arretrati a leggere i segni del presente politico, a farne sintesi con il passato per capire qualcosa del futuro -, perché la cultura del piagnisteo la fa da padrona nel cuore e nelle menti della sinistra italiota.
Qualcuno chiarisca - e dica nomi e cognomi di grafici, creativi, copywriter, tipografi, committenti, maestri del pdf in alta risoluzione, fotografi -, perché l’Italia è stata invasa da una delle campagne elettorali più mal combinate della storia.
Qualcuno mi rassicuri che dal cilindro di questa perversa creatività non sia in agguato un ulteriore claim, una SFIG spinta nel niente da un gruppo di poveracci che se la sono già vista con i parenti stretti delle sette piaghe d’Egitto.
Ci si dica che cosa aspettarci ancora da un committente che davanti all’afflitta presentazione del novero della sfortuna quotidiana (disoccupazione, miseria, povertà, ecc. ecc…), ha annuito vigorosamente e forse applaudito all’idea che i muri d’Italia venissero ricoperti dalla versione più tenebrosa e lugubre di quel realismo socialista e menagramo che pensavamo seppellito dal figli dei fiori prima e via via da tutto quel buon senso che, non me ne se ne voglia, è comunque penetrato nella tremula società italiana.
E abbiano la compiacenza, gli estensori della campagna 6x3 insinuatasi nelle pensiline dei tram, di illuminare gli elettori, gli psicologi, i sociologi, i pubblicitari goderecci, i comunicatori frivoli, sulla tipologia di perversione che li ha indotti a rifilare una stilettata di horror a un paese che, Obama docet, meriterebbe più hope che scalogna.
Già che ci sono, dicano due parole anche sul perché Franceschini se ne va di stazione in stazione a incontrare quel popolo che potrebbe vedere comodamente in qualche auditorium (saletta) delle diverse città che “tocca”.
Di treni elettorali, da Truman in poi, se ne sono visti parecchi anche sulle FFSS e il pullman di Prodi ha fatto il suo tempo. Per non parlare della nave di Berlusconi, in cantiere di rimessaggio da tempo. Forse, ma questa è solo un’ipotesi che nasce dalla mente contorta di una maneggiona della comunicazione, tutte queste azioni (messaggi di disgrazia e treni semideserti) mirano a contrastare (!) la comunicazione del presidente del Consiglio che, dopo aver spazzato le montagne di rifiuti lasciate depositare da Bassolino e dalla cornacchiante Iervolino, sta personalmente brigando per ridare una casa agli abruzzesi (giunta regionale e comune dell’Aquila in mano al Pd … fantastica legge del contrappasso!). Non solo, l’ometto è talmente impertinente da aver deciso di portare mister Obama (lo ha chiamato proprio così, addirittura alle spalle della Queen inglese!) e i grandi del mondo (madame Sarkozy che devolve una borsetta per il recupero di una pala del Trecento sarà uno spettacolo irripetibile!) direttamente nella new town che, alla faccia dei menagramo, sarà bella e pronta già in luglio (qualcuno ha presente che a New York, per non parlare del Dubai e del resto del mondo, un palazzo di cinquanta piani viene costruito in sei mesi?). E, se proprio di sfrontatezza vogliamo parlare, non dimentichiamo la festa della liberazione in procinto di diventare la festa della libertà. Insomma, questo premier è proprio un esagitato. Talmente concitato da dimenticarsi di ricoprire l’Italia dei suoi soliti manifesti ritoccati, in capelli trapiantati e acido ianulronico d’ordinanza.
E così la SFIG può dominare incontrastata a fianco delle pale a vento di Di Pietro.
Mentre io gongolo all’idea di fare questo lavoro.