La sconfitta del Pd è da ricondurre anche agli errori di comunicazione sia del partito sia del suo leader Walter Veltroni. La forte personalizzazione (simile a quella dello sfidante di Silvio Berlusconi) non è stata coerente rispetto alle aspettative dell’elettorato di sinistra abituato a misurarsi con “il gruppo” o “il movimento” piuttosto che con un singolo individuo. Il concetto di leadership, nella sinistra, è infatti allargata al movimento piuttosto che al singolo leader.
Più coerente e vincente sarebbe stata quindi una “squadra” che avrebbe dovuto muoversi in sintonia con il candidato premier.
E’ stata coraggiosa, dal punto di vista della comunicazione ma non vincente, la scelta di trasformare radicalmente il simbolo del partito azzerando ogni riferimento al passato in cui la sinistra è ancora profondamente radicata. Ciò a prodotto negli elettori storici crisi di identità e in quelli da acquisire il timore di un “salto nel buio”. In politica la fedeltà alla simbologia espressa da un segno (grafico o modello di comportamento) paga sempre.
Il linguaggio utilizzato dal candidato premier Veltroni è stato troppo soft e moderato in un momento storico con punte di disagio particolarmente elevate.
Il continuo richiamo al candidato americano Obama è stato azzardato in quanto è un modello troppo distante dalla nostra cultura (meglio sarebbe stato riferirsi, ad esempio, a Zapatero) senza tener conto che la comunicazione di quest’ultimo è finalizzata alla nomination e non alla conquista della presidenza degli Stati Uniti (dopo le nominations i candidati americani cambiano completamente la loro strategia di comunicazione).
La berlusconizzazione della campagna elettorale di Veltroni (pullman, comizi, gadget ecc.) ha intaccato la percezione della sua leadership che è risultata debole in quanto poco autorevole.
Lo stesso discorso iniziale di Spello è risultato romantico piuttosto che politico e l’autorevolezza è stata stemperata dalla prevalenza della coreografia.
La comunicazione non verbale (abbigliamento) ha trasmesso l’immagine di un tardo - yuppi piuttosto che di un innovatore.
Sono mancate delle parole “chiave” in grado di mettere a fuoco gli obiettivi che si intendevano raggiungere (come le tre “i” del Berlusconi prima maniera).
Un importante errore politico e di comunicazione è stato il non aver presentato con buon anticipo la propria squadra di governo o, quantomeno, i suoi nomi di punta. La corsa di Veltroni è stata quindi un assolo mentre la sinistra più o meno moderata si riconosce ancora (e per questo anche si diversifica dal centrodestra) nella “massa” intesa come gruppo più o meno allargato ma pur sempre gruppo.
Walter Veltroni non si è staccato dalla sua romanità (caratterialità, stile comunicativo, localizzazione geografica, stile da sindaco) inducendo l’elettorato a una scelta tra un modello “milanese” (efficienza) e uno “meridionale” (burocrazia). Meglio avrebbe fatto a dar vita a una manciata di lofts sparsi sul territorio da frequentare assiduamente (al posto del grand tour in Italia) e radicati tra la gente delle diverse regioni in cui sarebbero stati dislocati.