giovedì 3 aprile 2008
FAMILY&POLITICS
Bella la vita della consulente di provincia! Altro che pullman, camper, Audi 8, predellini, colpi d'occhio sul Colosseo, attovagliamenti al Bolognese! A questa latitudine le campagne elettorali si fanno sul campo e quasi quasi non me lo ricordavo più.
Vuoi perchè sono esterofila, vuoi perchè non resisto al fascino dei lunghi soggiorni in albergo (si diventa le pupille del personale con benefits di straordinaria portata), vuoi perchè quando si mettono molti chilometri fra sè e la propria casa chissenefrega di tutti, fatto sta che di campagne elettorali qui, nella mia terra, avevo perso la mano ad organizzarle (crearle? inventarle?). Ma è successo che, dio me lo conservi, sia sceso in campo il mio coinquilino che - roba da non credere - in deroga alla sua prudentissima prudenza mi dice un giorno "Dài, questo giro lavori per me". Tanto per essere chiari si tratta di un soggetto che non è esattamente facile e che della politica pensa ancora che debba essere al servizio dei cittadini e via dicendo. Insomma, storie d'altri tempi. Non tanto facile da capire per una che ne ha viste di cotte e di crude e che se non tenesse aggiornato il suo database sui compensi dai parlamentari agli uscieri comunali probabilmente dovrebbe cambiar mestiere. Intendo dire che a destra o a sinistra la prevalenza della professione politica ha una certa influenza sulle relative scelte. Siccome di mettermi contro Max Weber non se ne parla proprio (anche in onore al mio primo esame di sociologia con il buon Alberoni, allora di primissimo e rivoluzionario pelo) mai che mi sia venuto in mente di dire ai miei candidati guarda che così o guarda che colà. Insomma, lungi da ma ogni velleità moralistica e buon per quelli che dalla politica san trarre qualche meritata lira. E qui apro una parentesi. Il personaggio è Fini ma potrebbe essere chiunque di quella portata. L'altro giorno si è svegliato a Roma, è passato per Bologna, è andato a Trieste, è venuto a Udine (comizi su comizi) e alle 21 era negli studi di Porta a Porta con la camicia fresca a registrare la puntata che sarebbe andata in onda mentre faceva un altro comizio sempre a Roma. Ma che vita è mai questa?
Chiusa la parentesi. Avendo scandagliato elettoralmente 19 regioni su 22 (ultimamente scelgo anche in base al clima oltre che, come sempre, alle stelle dell'albergo) tornare a praticare nella mia città l'ho considerata una proposta piuttosto allettante in un momento in cui, ahimè, la vita mi obbliga a una reperibilità degna della protezione civile. Così, al mio coinquilino ho detto di sì. Ci sto. Mi chiedo talvolta se non si sia candidato per farmi un favore... non lo voglio escludere e nei prossimi anni questo dubbio mi sarà di conforto.
Non è facile da spiegare, ma è come se improvvisamente avesi perso il file dei nostri ultimi decenni. Chi era il tizio con cui ho litigato per oltre vent'anni su quel modo assurdo che ha di guidare (pensa che tutti rispettino il codice della strada), che un'opzione alternativa al 2 come risultato dell'1+1 per lui non esiste mentre per me è la regola? Insomma, eccolo qua il Candidato che sbuca dall'armadio contiguo al MIO e chiede a ME come vestirsi. Qui bisognerebbe aprire il capitolo sull'anarchia dell'uomo di sani principi ma temo una rischiosa deriva freudiana. Per dire che mai, dicasi mai, il Candidato/coinquilino aveva messo in discussione le sue scelte di abbigliamento. Diciamo pure che il concetto di condivisione domestica gli è piuttosto estraneo. Figuriamoci se posso metter becco sulle cravatte o i calzini!
Svegliarsi nel letto accanto a quello di un Candidato, diciamolo subito, non è tranquilizzante e God bless lady Obama. Sia mai che dia di matto e che gli vengano le paturnie... Ho fatto bene? Ho fatto male? Che cosa diranno di me? Ricordo un candidato in Sardegna (nella stagione giusta) che mi telefonava nel cuore della notte per chiedermi se il suo avversario... E' allora che ho capito che guardare il mare significa lasciarsi il mondo alle spalle. Nel mio portfolio/candidati non ci sono leader ma decine di politici di campagna/città come me. Sindaci, consiglieri regionali poi diventati assessori e magari presidenti di regione, presidenti di provincia, parlamentari quando le liste c'erano, questori - per nomina e premio - della camera e del senato. Poco da raccontare ai giornalisti che vogliono sapere se D'Alema è carnivoro (credo di sì) o perchè Berlusconi si è fatto la testa come Diabolik.
I miei candidati (quasi tutti eletti) sono sempre personaggi delle seconde o terze linee (quelle che contano e che consentono ai leader di contare). Quelli che sanno tutto... avete presente la Base? Ecco, io e la Base siamo pappaeciccia. Se non ci fosse non ci sarebbero i leader e tutto l'ambaradam che li circonda. Io sono quella che chiama le segreterie nazionali e peroro (se è il caso) la visita del premier o del capoccione di turno. Sono l'anello di congiunzione tra mondo reale e il reality show della politica. Sono una che non ha niente a che vedere con il signor Penn, quello che ha fatto bollire il sangue a lady Clinton e che si è aggiunto allo stuolo di consulenti cacciati per mancato rendimento, gaffes e tutto quell'armamentario di guai che ti possono cadere addosso se accetti di tallonare una tizia piuttosto biliosa e con ambizioni altrettanto rilevanti.
Oggi di consulenti in Italia c'è n'è uno dietro ogni angolo e spuntano, in veste di candidato, a ogni campagna elettorale. Sono loro, i candidati, che di comunicazione sanno tutto: che i manifesti vanno fatti così, che bisogna fare un comunicato stampa in un certo modo, che è meglio soprassedere a un certo argomento, che leggono i sondaggi, che traccheggiano con i targets e via di questo passo.
Si fanno gli spot, i programmi, stabiliscono come e cosa dire... caspita! E' una vita che aspettavano il momento giusto per provare che sin da bambini giocavano al piccolo consulente politico. Bè, alla fine mi sono fatta un'idea (Herr Weber, bitte, non si rigiri nella tomba). Ed è quella che salvo rari, rarissimi casi, le elezioni sono un passaggio indispensabile per spostare sulla cosa pubblica i propri interessi o il tempo libero, o il narcisismo, o più semplicemente per togliersi la sacrosanta soddisfazione di annusare il potere politico che, sempre a queste latitudini, ben poca cosa è rispetto a quello reale. Ma questa è un'altra storia.
Il fatto è che oggi ho mangiato l'uovo a la coque assieme al Candidato e che prima di dormire gli chiederò se spegne lui o spengo io. Abbiamo anche discusso del futuro che vede Attali e già che c'eravamo anche di Chuck Palahniuk.
Qui, a est del nord, gli elettori voteranno praticamente per tutto il votabile e dio benedica chi ha abolito le circoscrizioni. In circolazione, nella nostra città, ci sono quasi 694 candidati al solo comune. Poi ci sono quelli che si vogliono infilare alla Provincia e quelli che per la Regione sono pronti a fare carte false (e le fanno).
Sarà il mestiere che faccio, sarà che la superficie complessiva è pari a quella del quartiere Montesacro di Roma, ma ne conosco personalmente qualcosa come più del 60 per cento di ogni genere (per inciso, di candidati sindaci donna non c'è traccia) ed estrazione politica e conosco anche famiglie con candidati antagonisti sotto lo stesso tetto (anche il mio. Ma questa è un'ulteriore storia).
Gli echi della politica nazionale arrivano filtrati dalle miserie, nobiltà e virtù che come sempre in questi casi emergono o scompaiono per poi trionfare o sparire per sempre tra meno di una settimana. Sono le elezioni, bellezza. E non quelle degli States sulle quali mi piace concentrarmi. Qui si concorre a piccoli spazi di potere domestico sempre più risicato quando le risorse economiche languono e la normale amministrazione è una fatica.
Il Candidato ed io giochiamo a costruire e smontare alleanze e a vedere com'è facile essere disgiunti quando si tratta di voti.
La racconterò questa campagna elettorale, servitami su un piatto d'argento e che mi consente di essere nel contempo lontana e vicina alle faccende politiche che si intrecciano sotto le mie finestre.
E racconterò anche delle elezioni provinciali e delle regionali e cercherò di spiegare perchè un candidato alla presidenza abbia solennemente dichiarato che smantellerà la Direzione della comunicazione che, ha detto, udite udite colleghe e colleghi di qua e di là dell'oceano!, è un doppione dell'ufficio stampa!
E anche stasera batterò il cinque con il Candidato. Cinque. Tante quante sono le schede che domenica prossima faremo scivolare nell'urna pensando che, comunque vada, ne è valsa la pena.