martedì 10 luglio 2007

ITALIAN SPY STORY

Ho lavorato per un candidato alle ultime elezioni per il Parlamento europeo. E' stata un'esperienza piuttosto interessante perchè il mio candidato correva in una circoscrizione estera(non comprendeva l'Australia!). Il problema era quello di raggiungere i nostri connazionali e devo dire che, quando si parla di qualche milione di elettori, la faccenda non è esattamente semplice. I fatti su cui sono informata è che i poteri, all'estero, sono nelle mani dei patronati che sono tutti quegli enti che si danno da fare e brigano per rendere più facile la vita dei nostri emigrati.
In particolare sono attivissimi nello sbrigare pratiche, accelerare i tempi per ottenere la pensione, facilitare l'ottenimento di documenti di vario e svariato genere. Insomma senza di loro non si va molto lontani. L'ex ministro Tramaglia aveva capito che gli italiani all'estero nel momento in cui avrebbero ottenuto il diritto di voto gli sarebbero stati eternamente grati e questo giustifica il suo via vai nel mondo in una campagna elettorale che è durata una legislatura. Tramaglia non aveva però capito che all'estero ci sono sistemi strutturati ai quali gli italiani fanno capo e che non è affatto semplice scardinarli. Un po' come avveniva con la vecchia diccì, o il psi o anche il piccì: gli elettori votavano per chi tutelava al meglio i loro interessi.
Le cose non sono cambiate sostanzialmente e, mentre in Italia è evidente che i favori da parte dei politici sono ormai concentrati solo nel sud d'Italia (al nord nessuno si sognerebbe mai di chiedere un posto di lavoro o qualsiasi altra cosa a un politico), all'estero, dove i favori si riducono a semplificare il flusso di un mucchio di cartacce, i politici (o chi per loro) rimangono un riferimento piuttosto importante. Tra l'altro, a uno che vive in Germania, che cosa gli importa se in Italia vince Prodi o Berlusconi? A lui è sufficiente che qualcuno gli dia una mano nella quotidianità, a sbrigare le faccende di ordinaria burocrazia. E' un po' quello che sta avvenendo in Italia nei confronti dei lavoratori stranieri che sono corteggiatissimi dai sindacati (e quindi dai partiti). Nel momento in cui voteranno potranno fare la differenza ed è evidente che daranno la loro preferenza a chi li aiuta a sbrigare le carte, a trovare un lavoro, a portarsi in Italia la famiglia ecc. ecc. A loro, che al Governo ci sia Prodi o Berlusconi poco ha importato e poco importa.
Quando mi sono aggirata in questo intricatissimo mondo di relazioni, di favori, di legami, mi è stato chiaro che la partita sarebbe stata vinta da chi poteva contare su una rete di rapporti consolidati. E che questi non erano certamente quelli messi in piedi da Tramaglia che pensava, improvvidamente, che gli italiani all'estero lo avrebbero ricompensato con il voto per il semplice fatto di aver avuto il diritto di votare. E mi è stato anche chiaro che di italiani all'estero vogliosi di votare non ce n'erano poi molti mentre erano pochi ma agguerriti quelli intenzionati a far valere quei voti. E mi ricordo di aver anche pensato a quando, in un generico anno dal 1990 al 2000 (non sono una persona informata sui fatti. Lo negherò nel caso in cui...), aggirandomi per Napoli (dove lavoravo in una campagna elettorale) mi sono imbattuta, il venerdì precedente la domenica elettorale, in alcuni tizi che trasportavano delle urne di cartone (quelle, per intenderci, in cui si depone la scheda) e pacchi di schede e palesemente non erano funzionari prefettizzi.

A questo ho pensato vedendo il video della fabbrica di voti in Australia. Se sapessi come fare - sono tecnologicamente ancora un po' grezza - lo piazzerei quel video qui in questa pagina.

Non che io pensi che nel nostro paese i brogli o cose simili siano la norma, ma certo è che qualche inghippo, volendo, lo si può trovare.

E il Governo che cosa fa? Cade? Non cade? E Pollari? In questo mondo di spie.... c'è qualcuno che vuole ingaggiarmi?