giovedì 25 febbraio 2010

Nel TOGO la prima candidata donna alla presidenza del Paese


Previste per il 28 febbraio le elezioni presidenziali del TOGO sono state posticipate, a causa di turbolenze politiche all’interno dei partiti sulla scelta dei candidati, al 4 marzo prossimo. Le elezioni si svolgeranno in un turno unico e sarà eletto presidente il candidato che otterrà il maggior numero di voti anche se questi saranno inferiori al 50 per cento. I partiti d’opposizione, e in particolare il leader dell’ Unione delle Forze per il Cambiamento (UFC) Gilchrist Olimpo, hanno duramente contestato il turno unico così come hanno chiesto che venisse ridotta la somma di denaro che i candidati devono depositare all’atto della presentazione della loro candidatura e che fossero riviste le liste elettorali. Olimpo, che è stato escluso dalla competizione elettorale dopo il controllo medico previsto dalla costituzione, dubita che le elezioni possano svolgersi in maniera corretta e ritiene che le leggi varate dal padre dell’attuale presidente siano tali da impedire una qualsivoglia alternanza. Dal canto suo il Presidente uscente Gnassingbè è stato accusato, tra l’altro, di aver fatto campagna elettorale al di fuori dei tempi previsti. Se ogni elezione di questo paese africano è accompagnata da scambi d’accuse tra maggioranza ed opposizione al punto da imporre continui cambiamenti di data, la grande novità di questo turno presidenziale è la presenza, tra i candidati, di una donna. Si tratta di Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson, capo della Convenzione democratica dei popoli africani che si è astenuta, con altri due candidati d’opposizione, dal far campagna elettorale. Questo gesto è stato motivato come una protesta a fronte della paura che il risultato elettorale venga alterato. Per Adjamagdo-Johnson, 52 anni e laureata in legge, il Togo è pronto ad avere come presidente una donna. Con una vasta esperienza politica - è stata anche a capo di un ministero - è soprannominata, come lo fu la Teacher, “Iron Lady”. La Commissione elettorale indipendente (CENI) ha accolto positivamente la candidatura della Adjamagdo-Johnson che ha sei avversari, tutti uomini. Come sempre accade, a ogni latitudine, non tutte le donne impegnate in politica nel Togo hanno appoggiato la sua candidatura. Tra queste Ameganvi Isabelle, avvocato e membro dell’UFC che ha dichiarato di voler sostenere il candidato ufficiale del suo partito Jean Pierre Fabre invitando anche le altre donne del paese a farlo. Fabre, dal canto suo, sta sostenendo che la valorizzazione della donna è uno dei suoi obiettivi e che non si possono compiere delle scelte politiche tenendo conto solo del genere. Adjamagbo-Johnson è una forte sostenitrice dei diritti delle donne ed è impegnata in molteplici associazioni africane impegnate nello sviluppo e nella difesa delle donne.
Il Togo ha una popolazione di oltre 5 milioni e mezzo di abitanti di cui il 52 per cento sono donne. Attualmente ci sono 4 donne al governo e 9 al Parlamento dove sono decisamente sotto rappresentate. La candidata alla presidenza non si sta battendo solo per la tutela delle donne che ancora oggi muoiono speso di parto, ma anche per migliorare le condizioni di vita delle famiglie per molte delle quali mangiare tre volte al giorno è diventato un lusso. Ciò che sta promettendo è “democrazia, pane e lavoro per tutti” utilizzando lo slogan di Obama “Yes We Can”. L'economia del paese è in totale recessione, le risorse naturali sono in via di esaurimento e l'unica attività economica che funzioni è quella legata al porto della capitale. La percentuale di malati di Aids o sieropositivi è altissima e si verifica ancora la tratta dei bambini.
Migliaia di giovani dell’opposizione si sono organizzati nel movimento Cittadini per l’alternanza, con lo slogan “Cambiamento o morte, vinceremo”, che è considerato dalla maggioranza come un pericoloso elemento di destabilizzazione e portatore di violenza. In più parti del paese il movimento si è scontrato con le forze dell’ordine da quando è iniziata la campagna elettorale.
Il presidente in carica Faure Gnassignbe Eyadema corre per il secondo mandato dopo aver preso, nel 2005, il posto del padre che aveva guidato il Togo per 38 anni in un regime di dittatura. Era arrivato alla guida del paese prima attraverso un colpo di stato delle forze armate e, solo in un secondo momentom tramite le elezioni La sua elezione era stata seguita dall’accusa di brogli e da scontri che avevano portato alla morte ufficiale di 400 persone anche se molti sostengono che siano state più di 1000. Le Nazioni Unite avevano dichiarato che, a quel tempo, almeno 40 mila tongolesi si erano rifugiati in Ghana e nel Benim. L’Unione africana e la Comunità economica dei paesi africani dell’ovest hanno inviato degli osservatori che monitoreranno l’attività delle forze dell’ordine mentre il Presidente Gnassingbe ha dichiarato che non sarà tollerata alcuna forma di violenza e ha duramente disapprovato l’utilizzo dello slogan “cambiamento o morte”. Dal canto suo l’opposizione insiste nel dire che le elezioni saranno una farsa ma non hanno trovato, a una settimana dal voto, un accordo riguardo alle forze che dovranno sostenere l’avversario del presidente in carica che quindi si trova di fronte cinque avversari che procedono in ordine sparso (e in questo caso la mancanza di un secondo turno può essere per loro fatale).