L'Akp, il partito di radici islamiche Giustizia e Sviluppo del premier turco Tayyip Erdogan, ha vinto le elezioni amministrative svoltesi oggi in Turchia, tenendo ma non trionfando come pronosticato dai sondaggi della vigilia che lo davano addirittura capace di ottenere quasi il 48% delle preferenze.
Poco dopo le 21 locali, con il 25% dei voti scrutinati, l'Akp sembra destinato ad attestarsi attorno al 41% dei voti, un punto in meno delle amministrative del 2004 e ben sette punti in meno delle politiche del 2007, un risultato che lo conferma come primo partito turco, ma che mette ora Erdogan nella scomoda posizione di dover fare un'analisi di coscienza per spiegarsi perché, per la prima volta da sette anni, il suo partito, come si dice in Turchia, "ha cominciato a perdere sangue".
Tra le possibili cause, secondo alcuni analisti, la rabbia di decine di migliaia di lavoratori turchi rimasti senza lavoro che hanno voluto cosi' "punire" un governo da più parti accusato di aver per troppo tempo sottovalutato la crisi economica globale che Erdogan insiste a sostenere che colpirà il Paese solo in modo marginale. Ma forse ha avuto il suo peso anche il risentimento di altre migliaia di islamici ortodossi che si sono sentiti traditi dal premier il quale - soprattutto in funzione filo-europea - ha più volte rinnegato le radici islamici del suo partito. Lo proverebbe il fatto che il piccolo partito fondamentalista islamico della Felicità (Saadet) che alle politiche del 2007 aveva ottenuto un misero 2.3%, oggi ha ricevuto il 6.10% delle preferenze, più del doppio.
Non è però andata meglio neanche al Partito Repubblicano del Popolo (Chp, socialdemocratico all'opposizione) che con il 18.6% delle preferenze ha appena "tenuto" rispetto al risultato delle amministrative del 2004 (18.30%) perdendo invece in confronto alle politiche del 2007 (20.80%). Ha guadagnato invece il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp) che, stando ai dati finora diffusi, ha ottenuto il 15.80% contro il 10% del 2004 e il 14.25 del 2007.
Per quanto riguarda l'assegnazione dei sindaci delle principali città, sembra che l'Akp - pur avendo perso terreno - manterrà Istanbul e Ankara, il Chp tiene stretta la sua roccaforte Izmir (Smirne), e la maggiore città della Turchia sud-orientale, Diyarbakir, resta saldamente nelle mani del filo-curdo Partito della Società Democratica (Dtp).
Sei morti e oltre 90 feriti
La giornata elettorale è stata, però funestata da gravi scontri tra sostenitori di opposti partiti politici in varie località, soprattutto nella parte sudorientale della Turchia, che hanno provocato almeno sei morti ed oltre 90 feriti.
Nel villaggio di Akziyaret, nella provincia sud-orientale di Saliurfa, un diverbio a proposito dell'elezione del capo villaggio (muhtar) è degenerato in una sparatoria in cui una persona è morta e 12 sono rimaste ferite. Un analogo incidente e per analoghi motivi, è avvenuto nella città di Suruc, sempre a Saliurfa, dove 15 persone sono rimaste ferite dopo essersi prese a fucilate. In un altro scontro tra due opposti gruppi, nel distretto di Kagiman, nella provincia orientale di Kars, un uomo è morto e altri cinque sono rimasti feriti. Uguale bilancio - un morto e cinque feriti - nella provincia orientale di Van e un'altra vittima e un ferito nella provincia di Kayseri. Altri due uomini sono morti, sempre in seguito a diverbi elettorali, nel distretto di Lice, nella provincia sud-orientale di Diyarbakir, mentre nella provincia centrale di Afyion i sostenitori dei due capi villaggio avversari si sono affrontati in una violenta rissa che ha fatto sei feriti.
Arrestati ai seggi 590 ricercati
590 cittadini turchi ricercati dalla polizia sono stati arrestati grazie alle elezioni turche poichè ai seggi sono stati riconosciuti.Così il forte desiderio di adempiere al proprio dovere di voto è costato loro caro. Gli arrestati ai seggi erano accusati per reati che andavano dall'omicidio al furto.Naturalmente sono stati smascherati dovendo mostrare un documento di identità.