lunedì 5 maggio 2008

AS WE ARE


Abito Versace, giacca Halston, borsa Fendi e scarpe Brian Atwood. Quando si intervista Sarah Jessica Parker non ci si può esimere dal fare l'elenco della spesa delle firme che indossa: dopo tutto, cosa c'è di più importante per le quattro amiche di Sex and the City che la moda, il sesso e gli amori?

Dopo sei anni di fortune televisive, le vicende tratte dal romanzo di Candace Bushnell arrivano sul grande schermo (il 30 maggio negli USA e in Italia), per la regia di Michael Patrick King. Nel film Carrie Bradshow (Sarah Jessica Parker), Samantha Jones (Kim Cattrall), Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte York (Kristin Davis) continuano la loro amicizia a New York, fra tribolazioni amorose, matrimoni annunciati e cancellati, tradimenti, gravidanze e sfilate di moda.
Tornano personaggi conosciuti, fra cui Mr. Big (Chris Noth), che finalmente ha capito che Carrie è la donna della sua vita e Steve Brady (David Eigenberg), che dopo aver tradito Miranda capisce il suo madornale errore, e un nuovo volto, l'attrice Jennifer Hudson (Dreamgirls) nei panni dell'assistente di Carrie.

Ne abbiamo parlato con la Parker, che è anche produttrice del film.

Sono passati più di quattro anni da quando Sex and the City è apparso per l'ultima volta in televisione. Come è stato tornare a questo ruolo?
E' stato incredibile. Ho cominciato a lavorare per mettere insieme questo film dalla primavera del 2006, e quando abbiamo cominciato qualche mese dopo a girare mi sembrava quasi irreale che fossimo riusciti a mettere insieme tutti i pezzi necessari! Per un momento io e Michael Patrick pensavamo sarebbe stato impossibile, tanto era tutto complicato!

Come avete fatto per rendere la storia ancora significativa oggi per il grande schermo?
Il film non comincia dove era finita la serie: sono passati quattro anni, e il film affronta il momento in cui i personaggi cominciano a invecchiare e si domandano cosa sia veramente importante nella loro vita; le frivolezze cominciano a diventare meno importanti.

Temeva che Carrie venisse percepita dal pubblico come un personaggio superficiale, esageratamente fissata con la moda?

No, non avevo quel timore. A volte magari mi domando se dopo aver tanti anni di quel personaggio la gente non mi confonda con una persona per cui la moda sia la cosa più importante! Ovviamente Carrie ha un rapporto molto forte con gli abiti, ma se fosse tutto lì non saremmo riuscite a mantenere uno spettacolo del genere in TV per tanti anni.

Vuol dire che lei non ama la moda quanto Carrie?
No, mi dispiace deludervi! Non che non ami fare shopping, ma non c'è spazio per quello nella mia vita! Non sono euforica per un acquisto e tendo a sentirmi in colpa se lo riporto indietro. Ho un bambino (James, avuto dal marito, l'attore Matthew Broderick, ndr) e se passassi il mio tempo a entrare e uscire dai negozi non starei affatto bene! Non vuol dire che non mi diverta a sfogliare riviste di moda e pensare, "mi piacerebbe avere quelle scarpe!" Ma finisce li'.

Perché pensa che le donne in tutto il mondo abbiano sviluppato un legame così forte con Carrie?
Credo abbia a che fare con l'aver creato un personaggio che vive in una sorta di posto irreale. Abbiamo dipinto un ritratto di New York che non è veramente New York, ha un aspetto poetico e idilliaco, piena di romanzo, architettura e letteratura, e credo che questo sia eccitante per le donne. Nel film Carrie attraversa un momento molto difficile della sua vita in cui emergono i suoi difetti, ma allo stesso tempo non perde di vista i suoi profondi legami con le sue amiche e tutte queste sono qualità che la rendono interessante.

Pensa che Sex and the City abbia insegnato qualcosa alle donne?

E' una grossa affermazione, ma non posso fare a meno a volte quando vedo donne camminare insieme a New York di pensare che forse abbiamo contribuito qualcosa a far capire l'importanza dell'amicizia nella vita. Il film, come la serie, è una commedia, non è un dramma, ma parla di amicizia e di crescita, delle decisioni, i trionfi e gli sbagli della vita. Penso che tanta gente rimarrà sorpresa da quanto sia un film adulto, per un pubblico adulto. La disperazione che provi a 20 anni è molto diversa dalla disperazione che provi a 40: a 20 anni le amiche ti possono trascinare fuori dal letto e portarti in discoteca per tirarti su il morale, e tu pensi che questo ti possa davvero aiutare! Poi arriva il momento nella vita in cui nessuno, nemmeno le tue amiche, può aiutarti a superare una perdita come quella che Carrie subisce nel film, quando Big non si presenta al matrimonio! E lì sta a te tirarti su con le tue forze! Penso che questo sia un buon insegnamento.

All'epoca della serie televisiva si è parlato molto del fatto che lo show era stato creato tenendo presente la sensibilità del pubblico gay. Ne era consapevole?
Non fino a quando qualcuno me l'ha detto. Io vengo da una città metropolitana e sono cresciuta nel mondo del teatro, quindi per me la comunità gay fa parte naturale dell'arte e della cultura. Era chiaro però fin dall'inizio che avevamo una forte componente di spettatori gay fra i nostri fan, girava addirittura la voce che gli autori fossero uomini gay, che non era vero. Anzi, c'erano molte più donne che uomini fra gli sceneggiatori, soprattutto donne eterosessuali e singole!

Cosa ha imparato dalla costumista originale della serie, Patricia Field, sulla moda?
Tantissimo. Per esempio che nella moda devi buttare le regole dalla finestra e prendere rischi, anche se a volte i risultati sono comici! Non avrei mai fatto questo film senza di lei come costumista!