giovedì 4 marzo 2010

IRAQ: VOTO NELLA PAURA


La data delle elezioni parlamentari è fissata per domenica prossima 7 marzo ma per la sola giornata di oggi, così come stabilisce la legge irachena, possono votare tutti quegli elettori che per motivi diversi non potrebbero farlo il 7 marzo. Gli elettori (su una popolazione di quasi 30 mila abitanti) rinnoveranno il Parlamento (Council of Representativies) composto da 325 membri. Queste elezioni si svolgeranno (si stanno già svolgendo) sulla base della nuova legge elettorale approvata nel 2009 che ha aumentato il numero dei seggi e che ha sostituito il sistema a liste bloccate con un sistema a liste aperte dei partiti. 310 seggi fanno capo ai 18 governariati in cui è suddiviso il Paese, 7 vengono assegnati su base nazionale e 8 sono riservati alle minoranze (anche religiose). La costituzione prevede che almeno il 25 per cento dei seggi (82) sia assegnato a donne.
Tra gli elettori che votano oggi, dai 600 ai 700 mila su un totale di 19 milioni, ci sono i detenuti, gli ospedalizzati, i medici, i militari e i membri della polizia che lavoreranno il giorno delle elezioni. Gli iracheni espatriati voteranno da oggi, e fino a domenica, in 16 diversi paesi del mondo. Si calcola che tra emigrati e rifugiati siano da 300 mila a 3 milioni quelli che risiedono all’estero.
Questa è la seconda volta, dal 2003, da quando cioè le truppe americane hanno abbattuto il regime di Saddam Hussein, che si vota al termine di un’intera legislatura. Gli elettori, per evitare che si possa votare due volte, devono immergere il loro dito nel tipico inchiostro viola indelebile. La febbre elettorale in questo momento pare ampiamente temperata dalla paura e dalla radio e televisione vengono diffusi messaggi in cui si invita la gente a prestare la massima attenzione ai camion che potrebbero trasportare materiale esplosivo. Nel Paese centinaia di migliaia di militari e poliziotti controllano le strade per prevenire attacchi terroristici finalizzati a impedire lo svolgimento delle regolari operazioni di voto. L’aeroporto internazionale di Baghdad sarà chiuso il giorno delle elezioni. L’Iran, l’Arabia Saudita, la Siria, la Turchia, la Giordania e il Kuwai in maniera diversa hanno dimostrato il loro profondo interesse nei confronti di queste elezioni che sono considerate strategiche per l’intera regione medio orientale e alcuni osservatori sostengono che certamente questi paesi si sono impegnati anche finanziariamente per supportare alcuni partiti piuttosto che altri. A dimostrazione di questo stato di fibrillazione i partiti d’opposizione hanno criticato aspramente il primo ministro uscente, e uno dei principali contendenti alle elezioni del 7 marzo, per la sua recente visita in Arabia Saudita.