martedì 30 marzo 2010

ASTENSIONE! A SINISTRA NON VOTANO.


L’Istituto Cattaneo di Bologna ha effettuato un’analisi della partecipazione elettorale nelle 13 regioni in cui si è votato. Si è osservato, come hanno messo subito in rilievo i mezzi di informazione, un forte calo dei votanti. Per la prima volta nella storia repubblicana la partecipazione elettorale in una consultazione di rilievo nazionale è scesa nettamente sotto il 70%, toccando il 63,5% – ben 8 punti in meno rispetto alle regionali del 2005 (71,5%). Il calo è stato particolarmente pronunciato anche rispetto alle recenti elezioni europee del 2009 (–6,1 punti percentuali nelle 13 regioni). Se in passato la disaffezione dell’elettorato si manifestava prevalentemente nei confronti del voto europeo, negli ultimi turni elettorali essa si è allargata anche alle elezioni regionali. Si tratta di un fenomeno importante, in quanto si tende a considerare le elezioni europee come consultazioni “meno importanti”, più lontane dalla vita della gente, e quindi più esposte al rischio di astensionismo; eppure nel corso delle ultime due tornate elettorali regionali il non-voto è stato più marcato alle regionali che non alle europee. La crescita dell’astensionismo è stata maggiore in alcune regioni: Lazio (+11,9 punti percentuali), Toscana (+10,5), Liguria, Emilia-Romagna e Marche (+8,7), tutte regioni in cui il centro-sinistra ha vinto (o, nel caso del Lazio, perso di poco). Al contrario, al Sud – dove tradizionalmente la partecipazione elettorale è più bassa – l’incremento è stato più contenuto (attorno a 5 punti percentuali).

Il forte aumento dei non votanti nel Lazio può essere spiegato presumibilmente con l’effetto combinato di due fattori: l’assenza di liste del Pdl nella provincia di Roma (che giustifica i 13 punti percentuali di partecipanti in meno rispetto al 2005) e il probabile rifiuto di una parte dell’elettorato cattolico del centrosinistra a votare Emma Bonino (che spiega il forte calo dei votanti in tutte le province della regione).

Il crollo della partecipazione ha investito anche le regioni rosse, in primis la Toscana ma anche Emilia-Romagna, Marche, Umbria. Per la Toscana questo risultato può essere imputato anche alla percezione di scarsa competitività della sfida, che ha scoraggiato elettori di entrambi gli schieramenti a recarsi al voto. Per l’Emilia-Romagna si possono avanzare altre spiegazioni: la quota potenziale di elettori critici – verso il centro-sinistra (soprattutto dopo il caso Delbono e le recenti dimissioni del sindaco del capoluogo) e verso la politica in generale – appare particolarmente ampia, se si considera che all’astensionismo va aggiunto il forte successo della lista dei “grillini” guidata da Giovanni Favia.

Non sembra essersi manifestato un “effetto punizione” nei confronti del governo in carica. L’astensione non è cresciuta di più nelle aree dove la coalizione di governo è più forte (ad esempio, Lombardia, Veneto, Piemonte). Si possono individuare almeno tre motivi per cui il governo non è stato punito, com’era successo invece nel 2005:

1. la collocazione del turno elettorale durante la prima metà del mandato,

2. l’assenza di discussione sul tema della crisi economica a causa dell’oscuramento del dibattito televisivo,

3. la forte competizione con la Lega Nord che ha mobilitato l’elettorato del centro-destra nelle regioni settentrionali.