La Lega Nord ha pressoché raddoppiato i consensi, passando dai quasi 1 milione 380 mila voti nel 2005 (nelle sole 13 regioni che hanno appena votato il 28 e 29 marzo) agli attuali 2 milioni 750 mila (+1 milione 370 mila voti). Si tratta di un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”. Molto forte la crescita nelle Marche (voti quasi sestuplicati) e in Toscana (consensi triplicati), anche se in quelle zone la Lega partiva da valori assoluti relativamente bassi. Ma anche nelle regioni in cui la Lega Nord aveva già una presenza radicata si registrano avanzamenti notevoli, specie laddove il candidato a presidente del centro-destra era un rappresentante della Lega: +134% nel Veneto (+450 mila voti), +83% in Piemonte (+144 mila), +61% in Lombardia (+424 mila voti). Anche in Liguria (+38 mila voti) e in Emilia-Romagna (+180 mila) si osserva uno sviluppo ragguardevole: +100% e +165%. Si tratta di un risultato ancora più rilevante alla luce dell’astensionismo che ha caratterizzato queste consultazioni.
Il Popolo della libertà, rispetto ai suoi predecessori del 2005 (Forza Italia e Alleanza nazionale), ha perso 1 milione 69 mila voti (ossia il 15%). Com’era prevedibile, una parte consistente di questo calo si registra nel Lazio (–600 mila voti) per effetto dell’esclusione della lista Pdl in provincia di Roma e quindi non può essere imputato a una minore attrattiva del partito nei confronti dell’elettorato. Ricordiamo che nel 2005 An e Forza Italia hanno raccolto 610 mila voti in provincia di Roma. Ma il Pdl conosce comunque un calo marcato anche nelle regioni settentrionali – Piemonte (–178 mila, –27%), Lombardia (–162 mila, – 11%), Veneto (–154 mila, –22%) – e “rosse” – Emilia-Romagna (–99 mila voti, -16%), Toscana (–95 mila, –19%). In due regioni del Sud, al contrario, il Pdl avanza: +224 mila voti in Campania (+35%) e +47 mila voti in Calabria (+21%)
Nel complesso, il Popolo della libertà e la Lega Nord hanno guadagnato 301 mila voti nelle tredici regioni in cui si è votato (quasi 900 mila se si esclude dal computo la provincia di Roma). Questo avanzamento si concentra nelle regioni Lombardia (+262 mila voti), Veneto (+297 mila voti), Campania (+224 mila), Emilia-Romagna (+80 mila) e Calabria (+47 mila). Si assiste invece a un calo di consensi in Piemonte (–35 mila), Toscana (–19 mila).
L’avanzamento del centro-destra è stato accompagnato da un notevole riequilibrio nei rapporti di forza all’interno del centro-destra: se nel 2005 i consensi di Forza Italia e Alleanza nazionale erano 5,1 volte superiori ai consensi della Lega Nord, nel 2010 questo rapporto è sceso ad appena 2,2. Detto altrimenti, se nel 2005 la Lega Nord incideva per il 16% sul complesso dei consensi del centro-destra (nella sua accezione più ristretta), ora essa incide per 31%, ossia ha quasi raddoppiato il suo peso entro la coalizione.
Il Partito democratico perde 2 milioni di voti rispetto ai consensi raccolti dai Democratici di sinistra e dalla Margherita nel 2005, ossia circa un quarto (-26%) dell’elettorato dei suoi predecessori. Si tratta di un arretramento generalizzato, con accenti diversi: molto marcato in Calabria (–52%), pronunciato in Campania (–36%), Basilicata (-35%) e Piemonte (-30%). Viceversa, le perdite sono state più contenute in Lazio (–14%), Lombardia (–18%) e Veneto (–19%).
Anche in seno al centro-sinistra, dunque, c’è stato un forte riequilibrio dei rapporti di forza: se nel 2005 i consensi di Democratici di sinistra e Margherita erano 23,4 volte superiori a quelli dell’Idv, nel 2010 questo rapporto è sceso a 3,7. Detto altrimenti, se nel 2005 l’Italia dei valori incideva per appena il 4% sul complesso dei consensi del centrosinistra (nella sua accezione ristretta di coalizione), ora essa incide per 21%, ossia ha quintuplicato il suo peso nella coalizione.
L’Udc di Pierferdinando Casini ha perso voti rispetto al 2005: –227 mila voti, ossia –15%. L’arretramento pare essere per lo più indipendente dalle alleanze strette nelle diverse regioni: il partito centrista ha perso consensi ovunque, tranne che in Liguria (dove appoggiava il candidato di centro-sinistra), Toscana (dove correva da sola) e in Campania (dove appoggiava il candidato di centro-destra). Nel complesso, tuttavia, il declino dell’Udc è stato più forte laddove si è alleato con il centro-sinistra.
La sinistra radicale esce sconfitta rispetto al 2005. In tutto, i partiti della sinistra radicale hanno perso 1 milione 274 mila voti, ossia quasi la metà (–48%) del loro elettorato di cinque anni fa. Si tratta di un fenomeno diffuso uniformemente sul territorio, con una significativa eccezione: la Puglia, dove i partiti di sinistra avanzano di 72 mila voti (+38%).
Infine, vale la pena di notare il risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha raccolti i consensi di 390 mila elettori nelle cinque regioni in cui si è presentato. Il risultato migliore in Emilia-Romagna, con il 6% dei voti validi. Ma è possibile che il ruolo più rilevante sia stato svolto dal Movimento 5 stelle in Piemonte, dove ha conseguito il 3,7% dei consensi e il candidato di centro-sinistra ha perso con un margine di appena 0,42 punti percentuali.
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