venerdì 10 ottobre 2008
NO GELMINI NIGHT
Come alla prima della Scala. Una arriva al teatroudine.it (giovannidaudine si è definitivamente capito essere tout simplement un coiffeur pour hommes) e già da lontano sospetta che i lumini vaganti che lo circondano siano indizio di una protesta – like the Sixties! - pervasa di mestizia. Siccome sa che è più facile trovare Perahia alla Carnegie Hall sulla 57a che in via Trento, magari si è messa due strass in più, tanto per sembrare più metropolitana e, per coerenza, lo small black dress d’ordinanza. E mentre con tubino e svarosky la poveretta si incammina verso Mozart e Chopin ecco apparire i dimessi Cgil’s boys della scuola che ritengono buona l’occasione per una No Gelmini Night possibilmente sotto gli occhi del grande pianista a Udine sulla rotta New York – Beijing (se non ci fossero state le olimpiadi avremmo continuato a credere che la salma di Mao riposasse semplicemente a Pechino). E siccome davanti agli sciccosissimi spettatori della Scala i protestatari inalberano solitamente eloquenti striscioni, ecco i militanti in notturna del teatroudine.it esibire al variegato pubblico locale i dezebao in marilenghe in difesa della scuola pubblica. In assenza di un red carpet e con gli spettatori che arrivano da tutte le parti, gli insegnanti nel mirino della Gelmini e di Brunetta fanno gruppetto a sé se non fosse che a raggiungerli siano l’esperto nazionale in scoliosi e noduli tiroidei seguito a ruota dall’ex magnifico che risplende come un tardivo tedoforo sulla via della seta. Come alla prima della Scala. Solo che da quelle parti non è consueto che i Borrelli o i Veronesi (black tie, please) superino la barricata per poi infilarsi nella platea più prestigiosa che c’è anche se i manifestanti sono i verdi animalisti del loro stesso credo vegetariano. Per non dire della sottovalutazione della Gelmini sotto la cui aria sbiadita potrebbe battere il cuore di una qualsiasi Pivetti che, dopo aver scampanellato onorevolmente nella Camera bassa con un ghigno da tabagista e un look da flowers children, si è lucidata i denti e riesumato l’armamentario bondage per ascendere al piano nobile delle tivù. Nulla vieta quindi che tra cinque anni la ministra, smesso il tailleur e i tagli alla scuola, diventi like a Virgin in borchie e latex e selezioni gli ospiti di un suo invidiatissimo talk show tutto lap dance e cultura liberal classic pop. E quando direttori artistici e sindaci le ricorderanno i trascorsi televisivi per essere riammessi all’emozione della messa in onda controllerà la rubrica del sul suo nintenedo wii-sex e troverà un appunto con scritto Quelli che a Udine. Avrà giusto il tempo di resettare i nomi prima di fare un duetto con Bondi gongolante proprio come McCain e la sua Palin.