giovedì 24 gennaio 2008
VOTARE OH OH!!!
Per una che fa il mio mestiere e che passa tutta la giornata a disegnare/immaginare scenari politici, il periodo potrebbe essere descritto come quello delle vacche grasse. Succede infatti che chi più ne ha più ne metta al punto che Prodi temerariamente se ne va in Senato - luogo non esattamente amichevole - dove si sviene, si sputa, si sberleffa, si tradisce, si compra, si tratta, si trama. Più o meno come in un qualsiasi mercato della Campania o da quelle parti lì dove, lo giuro, mi hanno scippato gli occhiali da sole (che indossavo, ovviamente, sul naso. "E' questione di rapidità di riflessi" mi hanno spiegato). Il posto, l'aula del Senato, la conosco bene perchè ogni tanto mi è anche successo di dire ai miei clienti che nel vestirsi, pensando di essere ripresi dalla televisione, avrebbero fatto bene a tener conto del rosso cremisi dello sfondo. E quindi, per esempio, che un abito grigio vigogna con una cravatta con un tocco verde o giallo è più telegenico di un completo blusublu che diventa tutt'uno con il resto rendendo la faccia, se non è a plomb, un po' ridicola. Oppure, alle signore, che una giacca colorata (non rossa, ovviamente) e una camicetta bianca in quel posto lì fà un grande effetto. Se poi si vuole essere davvero davvero telegeniche, allora tanto vale osare una scollatura a V che lascia scoperta una buona porzione di pelle. Cosa che slancia, valorizza il viso e i capelli (quando mai si è vista in televisione una presentatrice o una giornalista con un maglioncino con il collo alto? Orrore!!!). Insomma, il rossorosso richiede qualche piccola attenzione sulla quale a Montecitorio (dove il mogano rompe la noia) si può, volendo, anche soprassedere. Si potrebbe arguire da questa digressione che la mia frivolezza (cinismo) sia eccessiva in un momento in cui si sta svolgendo il rito del ribaltamento di Prodi. Che di natura io sia un'infedele è noto e che il tradito più tradito sia questo blog è altrettanto evidente. Ma non mi si dica che la fiction in scena su Camera Due non sia stata da me ampiamente prevista. Direi quasi nei dettagli. Non è che abbia una qualsivoglia propensione alla sventura o al suo annuncio, ma che di Prodi nessuno ne potesse più era evidente anche al più leggiadro degli osservatori (leggasi opinione pubblica) di questo paese. E, se questo era lo stato d'animo di Pinco e di Pallino, si può intuire le ambascie di chi ogni giorno con il signor Prodi doveva avere a che fare vuoi per tamponare un'emergenza (ah ah ah!), vuoi per fare una nomina (un po' come Mastella), vuoi per fare due conti con ToPaSky o chi per lui. Che l'uomo fosse ingestibile era noto. Non si spiega altrimenti l'angoscia di un mio lontano candidato che ripetutamente si chiedeva dove avrebbe dovuto piazzarlo al ritorno definitivo da Bruxelles. E io a dire: "Non è caratterialmente in grado di gestire a lungo i conflitti e la gente non ci va pazza...", e quello: "Si, va bene. Ma da qualche parte dobbiamo pur sistemarlo... chi mettiamo se non lui?". E sì. Lì è finito, al Governo, perchè di altri per le mani, spendibili, in quel momento non ce n'erano e Berlusconi aveva già fatto il secondo trapianto di capelli e sembrava ormai un giovanotto. Comunque sia il governo alla fine l'ha fatto grazie anche all'apporto del migliore attore protagonista del festival del cinema politico, importato direttamente dalle colline di Benevento. Io, modesta osservatrice, qualche dubbio sull'uomo ce l'avevo. Non è che la sua fosse una posizione politica di specchiata evidenza. Non è neanche che avesse detto che il centro sinistra era la sua area di riferimento. Insomma, niente che potesse far ritenere di avere a che fare con un alleato di ferro. Non è che il governo sia precipitato, ovviamente, a causa di quest'uomo verso il quale, lo ammetto, nutro una spudorata ammirazione; certo è che la sua presenza (sola presenza) ha favorito l'accelerazione di un processo bla bla bla bla.....che ha portato e porterà non poca acqua al mulino dei due maggiori antagonisti (ah ah ah) del momento. Il sindaco di Roma - tanto per esser chiari - poteva forse continuare a fare il sindaco di Roma per altri quattro anni mentre avrebbero potuto apparire all'orizzonte altri giovanotti (!) al par suo (e forse meglio) pronti a pilotare il paese di qua e di là? E l'homme d'Arcor poteva forse restare inattivo mentre il primo che si svegliava (dalla sua o dall'altra parte poco importa) dichiarava che avrebbe corso da solo? Insomma, oggi non è successo niente di nuovo se non un naturale svolgimento e relativa conclusione dell'attuale vicenda politica. Di questa faccenda l'aspetto più interessante riguarda, guarda caso, il modo in cui torneremo (torneranno, io, questo giro, passo) a votare. Alla fin fine, chi questa materia la destreggia o la scruta lo sa bene, il problema è proprio lì. Nel sistema elettorale: maggioritario, proporzionale, un po' dell'uno e un po' dell'altro, con uno sbarramento al 3 o al 4 o al 5, poco importa. Il fatto è che andremo alle urne con le famigerate liste bloccate contro le quali mi indigno nella mia duplice veste di cittadina e di consulente (praticamente la campagna elettorale diventa un optional). Accetto delle scommesse. E' pensabile che gli attuali parlamentari (che non sono riusciti nemmeno a doppiare la boa della pensione) si facciano scippare il posto da delle eventuali new entries? Io che li conosco bene direi proprio di no. E già li vedo mentre spostano le pedine sulla scacchiera: e tu vai lì e tu vai là e tu farai il sottosegretario e tu.... C'è stato un momento in cui - l'ho già raccontato -, in una certa parte politica si stessero azzuffando per l'occupazione dei diversi ministeri quando nulla lasciava presagire una caduta o una crisi del governo... In queste ore, nelle prossime! quanto sarà intenso il livello di contrattazione? Fantastico! E' fiction allo stato puro. Ci sono gli attori, c'è il mezzo (la televisione), c'è il plot, gli sceneggiatori che lo ritoccano, gli scenografi che imbelliscono, le battute spontanee, le comparse, gli ingaggi, la risposta del botteghino, le critiche dei critici, i cineforum. Segue dibattito.