domenica 13 gennaio 2008

GOD BLESS OBAMA


Mon dieu! Ancora frastornato per l'affaire Sarkò/Brunì (così mi chiamava mia zia da piccola) il mio cuore sta precipitando in un ulteriore intermezzo ideologico/razziale/sentimentale. E adesso chi lo dice al President che sono leggermente (ligth) fall in love per the next president? Sono così drammaticamente frivola e priva di pudore ideale (ideologico?) che mentre conficco aculei nella bambolina di pezza dell'usurpatrice già penzolo oltreoceano in direzione del neretto più hot del mondo. Le cose sono andate, più o meno, così. LORO vanno in Egitto? Bene, io vado in Iowa e, già che ci sono, anche nel New Hampshire. Il perchè è ovvio: come potrei far comunicare gli altri se non so come comunicano on e off the record i politici più comunicatori del mondo? Bè, alla fine ho preso un aereo (Delta, of course) e sono finita sotto la neve che imbiancava le primarie. L'obiettivo, è ovvio, era quello di scrutare Hillary (e, devo ammettere, anche Giuliani...). Tralasciando le tappe di consolazione da Victoria's Secret, Saks Fth, ecc. ecc. quello che mi si è parata innanzi era, come da vent'anni a questa parte (tanti sono quelli che seguo da vicino l'american campaign) , la rappresentazione di una campagna elettorale. Voglio dire che gli americani sono dei geni nell'hollywoodiare la politica e, di conseguenza, nel trasformare i candidati in primi della classe degli actor's studios. Avete presente il Dr. House, o ER o Sex and the City o Friends? Ebbene, sono dei serial assolutamente second hand rispetto alle sceneggiature interpretate dai candidati presidenziali nei diversi stati dove si vota (si fa una prima scrematura) alle primarie. Io sono assolutamente certa che il sistema elettorale americano sia in europa praticamente sconosciuto e mi guardo bene dal raccontarlo qui (modestamente...). Diciamo che il voto dell'Iowa (si legge àiova) ha dei contenuti scaramantici. Innanzi tutto è il primo Stato in cui si vota e notoriamente, chi ben inizia... Eppoi è talmente difficile da raggiungere, gelido, ecc. ecc. che tradizione vuole che chi riesce a passare il turno da quelle parti abbia poi la strada, se non in discesa, per lo meno agevolata. Ovviamente questa che spiega è la mia parte frivola. Quella più seria (inesistente) dovrebbe anche dire che lì votano non solo gli iscritti ai registri elettorali ma anche i normali cittadini meglio noti come incerti . Insomma, la storia non è semplice come pare. Sia come non sia, arrivo di fronte a Hillary. Non è che la Signora sia un mostro di eleganza e che abbia letto gli appunti di Haudrey (due Haudrey non basterebbero a fare una sua gamba) tant'è che si presenta con un tailleur pantalone (chiamiamolo pure con il suo nome: abito maschile) azzurro perverso (blu microsoft, tanto per intenderci). La cosa procede in questo modo: prima si svolge il dibattito con i candidati repubblicani e poi quello con i candidati democratici. Il giornalista è simpatico, non c'è un caldo torrido, McCain è divertente, Giuliani continua a ripetere che lui è stato un sindaco... mi piace molto quando si azzannano i candidati dello stesso partito. I candidati si fanno i conti in tasca: "tu hai speso più di me" e, se non si sta attenti, potrebbero sembrare di partiti diversi. Bush viene ignorato, anzi, McCain dice che non vuole essere il terzo mandato dell'"attuale presidente", nessuno sta a destra, nessuno sta a sinistra, il centro del centro è il punto politico gravitazionale del mondo. Se la cavano tutti modestamente. E il next president of the united states? Io non lo vedo anche perchè mi sono rimpinzata di muffins, ho caldo, freddo e sonno. Obama e Hillary salgono sul palco dopo i consigli per gli acquisti. Sono lì per Hillary e quindi mi sveglio che è una meraviglia. Convenevoli tra candidati. Splendido! Nel passaggio dei tavoli c'è uno scambiarsi di baci&abbracci commovente. Tutti (loro) che si dicono: ma che bravo che sei stato!, ma no, vedrai che tu sarai meglio di me! ma quando mai! very nice, babe! E mentre assistiamo a questo melting pot tra asini ed elefanti il ragazzo più giovane, neretto ma non troppo, che gronda control da tutti i pori abbandona l'allegra compagnia e si avvia, udite udite! verso me, ovvero il pubblico. E mentre gli altri ipocritamente si sbaciucchiano, come un VERO CANDIDATO si protende verso la gente e TENDE LA MANO a tutti. Non come uno che è appena arrivato ma come fosse lì da sempre. Ah, Barack! Lì ho capito che sei il candidato della mia vita! Tu che ti chiami inspiegabilmente come la mia vecchia password! Che sorpresa! E che charme! Se non fossi in pieno marasma sentimentale a causa del President fedifrago mi sarei prostrata ai suoi piedi offrendogli i miei servigi (direct mail, press office, polls...). David Axelrod permettendo (il suo VERO consulente). E mentre il sublime ragazzo recitava divinamente la parte del next president quella che è convinta di esserlo recitava quella di sua maestà, un po' disgustata di trovarsi a contatto con dei personaggi che le facevano perdere del tempo mentre lei avrebbe dovuto essere già nella cucina della Casa Bianca a ordinare il bombardamento di uno scocciatore. Che dibattito! Uguale uguale a quelli che si svolgono tra candidati in TUTTO il mondo e innescato dal giovanotto fresco di Harward e nato nelle Hawaiian Is. che dice, dice esattamente così: "I'm the change". E non lo dice a vuoto perchè sui suoi signes è scritto proprio così: CHANGE. Che vuol dire, quanto meno per un fatto di dollaro ed euro: cambio, cambiamento. Alla Hillary và il sangue alla testa. Il cambiamento? Io sono il vero cambiamento! Io sono una donna e rappresento il cambiamento in questo paese! Ed Edwards che, privo di sangue, incalza che NO! il cambiamento è lui. E avanti così. 40 minuti a dirsi l'un l'altro chi è il cambiamento e chi no. Ovviamente cercando di portare tutti l'acqua al proprio mulino. Insomma, la situazione è così paradossale che a un certo punto il giornalista deve fare da arbitro e ricordare che non vale se sono in più d'uno (Obama ed Edwards) a scagliarsi contro un altro (Clinton). La signora in blu è furente, tagliente e avvelenata e gli ribatte "Ci voleva tanto per capirlo?". Insomma, un disastro. Lui, il morettino, conviene con il fatto che il dibattito si è concentrato su di lui. E così è. Il suo headline occupa tutto lo spazio televisivo e no. Io sono beata, Hillary furibonda, Obama in control, gli altri non ci sono. E' andata così, in una serata in cui non smetteva di nevicare e la giornalista della CNN relazionava il mondo con in mano un metro che di tanto in tanto conficcava nella neve per dimostrare che era in diretta e che tanta neve così, nello Iowa, non la ricordava (lei).