sabato 1 dicembre 2007

LOCAL MOOD


Consegnatari di tapiri, prego, buttate un’occhio a est del nord: qui c’è una squadretta di signori che se li meritano proprio. Non occorre nemmeno che pitturiate le bestie col nasone con la porporina: basta un po’ di carta stagnola e vedrete che la loro bella figura la faranno.

Questi i fatti che dovrebbero convincervi della bontà della proposta che riguarda - ve lo dico subito così non rischiate di sbagliare versante in tempi di liquidità politica -, quella che fino all’altro giorno si chiamava Casa delle Libertà.

L’arcore’s man, quello che pensava di aver disfatto e rifatto l’Italia e re-inventato la politica (e come dargli torto?) secondo me ha un’idea in testa ben chiara: la politica, la comunicazione e l’immagine di Forza Italia e dei miei alleati la faccio io dai miei cunicoli catodici e che i disgraziati sul territorio facciano quello che vogliono. Vincerà il più forte.

Il ragionamento non è così peregrino come sembra perché, lasciando scorazzare a piacimento le bestie queste alla fine si mangiano l’un l’altra e prevale quello o quelli con il pelo o lo piume più resistenti. Succede così che impazzino nell’ombra i cosiddetti strateghi così convinti di esserlo da diventarlo e che, sapendo far di conto e avendo una buona familiarità con la famigerata casta, investano il tempo a disegnare il futuro altrui possibilmente dopo aver provveduto a una loro conveniente sistemazione nel presente.

Sono quelli che negli states chiamano kingmakers e che da Udine, giù giù sino a Caltanisetta, tramano più o meno nell’ombra contraddittoriamente certi di essere stati colpiti dal fascio di luce della conoscenza. Scusatemi cari tapiratori queste digressioni ma così dicendo riesco a mantenere quel minimo di riservatezza che mi consentirà di non buttare alle ortiche la mia carriera e che quassù in provincia è condizione per poter tirar fiato senza venire impallinata alle spalle da un cacciatore della domenica con tanto di tessera nuova di zecca azzurra o tricolore nel taschino.

Succede quindi che l’estate scorsa convinca definitivamente il Mister della Cdl (con lo zampino del capo dei capi) che a sfidare il presidente della regione in carica sarà il patron delle cucine arancioni. L’uomo, che non è di legno e che riesce ad incastrare a richiesta anche le macchinine del caffè nelle sue avveniristiche produzioni, vive una fase di sincera ebbrezza: convoca sondaggisti, fa due conti per capire come piazzare l’azienda, si confronta con gli amici industriali (cane non mangia cane) e soprattutto prende tempo. Il Mister, che tutto prevede fuorché che i giochi non si svolgano secondo le sue regole e visioni, lavora allo scacchiere: fuori dai piedi il presidente della provincia che vuole fare una lista autonoma per il suo grillo parlante, fuori anche il reperto carnico che tra una dama e l’altra minaccia di mandare tutto a catafascio (muoia Sansone con tutti i filistei) in virtù di un patto d’onore (!) con il Boss, silenziatore al vispo senatore missino che un’idea di fare il presidente della regione l’aveva accarezzata. Quanto al comune di Udine, fuori il sindaco attuale (proprio da lui fortemente voluto e corteggiato. Mah!) e dentro un notaio o un commercialista con cinque cerchi sulla testa e nel cuore. Ma perché tutto questo gran daffare? Perché il Mister aveva saputo da Dagospia e da qualche blog irriverente che gira nel palazzo che fu di Margherita d’Austria (Madame) che Prodi se ne sarebbe andato a casa, che ci sarebbe stato un governo tecnico, insomma tutto quello che nell’emisfero destro della purpurea sala si diceva e si sperava. Ma non basta. Mentre Prodi avrebbe dovuto fare le valige, a piantare una grana memorabile in questa periferia dell’impero del niente politico, ci ha pensato il Disoccupato (prego predisporre il tapiro 3).

Contro il pover’uomo, per carità, niente di personale, ma una certa maniacalità deve pur averla se all’inizio di ogni campagna elettorale fa il giro dei partiti (del centrodestra, dall’altra parte si è tagliato i ponti litigando con Cecotti) e si fa sottoscrivere (carta canta) dei potenziali incarichi di lavoro. Più esattamente l’uomo sente di essere un Direttore e in questa direzione spinge i suoi interlocutori che, pur di avere in cambio un voto - dicasi uno -, firmano copiosi impegni. Non è che io ce l’abbia con i direttori, anzi, ma, tutto sommato il mondo di lavoro è più variegato e un mio amico in età, dopo aver consumato i tavoli verdi del nord Italia, si è messo a fare onorevolmente il portiere di notte così tra una camomilla e una bottiglia di minerale due puntatine on line riesce pure a farsele. Oppure una mia amica, dopo trent’anni di insegnamento allo Stellini, non trova affatto disdicevole andare a stirare a casa di chi ne ha bisogno.

Voglio dire che quello del Direttore (di chè, tra l’altro?) non è il solo mestiere (carica?) al mondo e che un po’ di precariato a uno che ha superato i cinquanta non dovrebbe fare del tutto schifo così come una sia pur piccola attività imprenditoriale: aprire un negozio, una piccola impresa… La legge Bertossi - in questo senso - offre opportunità inimmaginabili, basta avere la pazienza di leggerla e presentare una domanda.

Insomma, il Presidente della provincia che il Mister pensava di aver mandato a casa a causa della promessa scritta al Disoccupato, dal suo posto non si muove e và qua e là, da vero nobiluomo, a portare i saluti della “sua” amministrazione. Amministrazione (qui urge un piccolo stock di tapiri) la cui maggioranza è, proprio su questo argomento, andata in pezzi come una tazzina di porcellana di nobile fattura e provenienza. Come se non bastasse, del Disoccupato - che coerentemente si è candidato a sindaco con la speranza di fare poi, mal che vada, il direttore generale (ma che fissa!) -, è spuntato un ulteriore impegno pre elettorale che ha costretto alle dimissioni un consigliere comunale che, così io credo, di fare il consigliere proprio non ne aveva più voglia.

Per completare il fosco quadro, mentre il conte provinciale batteva i nobili piedini, il fabbricante di cucine quando ha sentito che da piazza San Babila è stata proclamata la dipartita del partito e della coalizione che avrebbe dovuto sostenerlo e che già di tutto quel guazzabuglio non ne poteva più, ha ringraziato per l’attenzione e si è defilato dando il geniale spunto al leader di Tolmezzo di lanciare l’idea delle primarie (del partito nascente?). Nel contempo, scusatemi tapiratori professionisti, ma la storia è complessa, quello che con le olimpiadi è tutto pappa e ciccia, ha dichiarato che di fare il sindaco di Udine non ci pensa proprio mentre continua a pensarci il notaio, di origini non esattamente friulane - macchìsenefrega - che ha amalgamato un gruppetto di extracomunali che si stanno organizzando alla faccia di chi, più o meno da quelle parti, spergiura che fare il sindaco gli fa schifo ma che da sempre si muove come se volesse intensissimamente farlo. Il Mister, che aveva data per certa la caduta del Governo, sta intanto appurando che miracolosi interventi stanno mantenendo in vita – e che vita! – il grigissimo Prodi dando così tempo a DabliuVì (Walter Veltroni per i democratici yankees) di organizzare le sue truppe per sconfiggere – a tempo debito – il cavaliere attapirato o chi per lui. Siccome il Mister adora sistemare le vicende (lui del concetto di casa della Libertà ha dato un’interpretazione molto estesa) già vorrebbe Cecotti o Guerra alla guida della provincia al posto del conte, quanto al sindaco ci sta pensando e da qualche parte dice di avere un asso (dovrebbe parlarne con il mio amico portiere di notte che di casinò on e off line sa tutto), per quanto riguarda la regione adesso vedrà di sistemare le cose in Carnia e poi svelerà il nome del competitore del signore del caffè.

Impossibile dirgli che sin qui non ne ha azzeccata una e che, se va avanti così, il sorteggio potrebbe risultare l’ultima risorsa per individuare i candidati e prendere decisioni. Avanti signori! C’è posto! Avanti, avanti! No Mister, no, no Avanti inteso come crede lei…..