giovedì 23 agosto 2007

CHI VOTA COSA

Nella regioni, in TUTTE le regioni, è in atto un gioco al massacro tra Ds, Dl, Ds e Dl, Dl e Ds, per stabilire chi avrà l'onore di rappresentare (e votare) DabliuVì. Facciano attenzione gli altri, i lettiani e bindiani per intenderci, la vendetta contro di loro potrebbe essere fredda ma durissima nel momento in cui DV diventerà leader maximo (aha! aha! aha!).
Questo è il risultato della mancanza di controllo del territorio impossibile, ahinoi!, quando si vorrebbe creare un partito seminuovo composto da due anime (comunisti e democristiani) storicamente contrapposte e non ancora sufficientemente coese (in termini di potere). La sensazione (più che giustificata) tra i "margheriti" è che non si tratti altro se non di una Cosa 3 a cui devono aderire se vogliono evitare la loro scomparsa o la definitiva connotazione di cespugli. I diesse, d'altra parte, hanno bisogno estremo dei loro sedicenti "alleati" per attestarsi su numeri decorosi che consentano alla loro nomenclatura (Max Ikarus in primis, ma non solo) di mantenere e rafforzare le posizioni acquisite in anni di duro potere.
I "locali" dovrebbero quindi accordarsi bene tra loro (DS/DL), e creare un gancio produttivo con Roma, prima di correre per competizioni al termine delle quali potrebbero scatenarsi freddissime vendette.
A meno che, evidenza già considerata qualche post fa, i contendenti attuali (DV, RB e EL) non si accordino saggiamente a priori (lasciando al territorio la consumazione di ogni possibile attentato) evitatando così quel regolamento di conti che non gioverebbe a un partito nascenti.
A suo tempo Berlusconi aveva in mano una rete solidissima e fedelissima di agenti sul territorio (Fininvest) e l'operazione Forza Italia era stata (assieme a qualche altro migliaio di circostanze favorevoli) relativamente semplice.
DabliuVì in questo caso controlla ben poco e le antiche federazioni Pci/PDS/DS hanno superato i limiti di età e, in ogni caso, hanno perso potere ad esclusione delle aree dove invece il loro potere è consolidato da intrecci economici importanti.
Ancor meno brillante il potere contrattuale dei margheriti privi di leaders rivolti alle masse, espressione sinistrosa che semplifica la debolezza di Rutelli (apparente o reale è indifferente ai fini di questo ragionamento) e dei suoi accoliti suddivisi in rivoli tanti quanti sono i partiti e le correnti dei partiti dal quali provengono.
Karl Rove (ritornato a pieno titolo all'attività di consulente, cosa che gli consentirà, alle prossime elezioni, di avere mani ben più libere nella gestione dei candidati) in questo momento starebbe certamente davanti a una carta geografica e pianterebbe bandierine azzurre e rosse sui diversi stati.
C'è da scommetterci che qualche Rove nostrano stia facendo la stessa operazione scoprendo però di avere a che fare con un territorio (il nostro Paese) non controllabile e, in questa fase, tutt'altro che sotto controllo. La carta che DabliuVì può a questo punto giocare, appunto per riprendere almeno in parte questo controllo), è quella della sua amata società civile che equivale a tutto quel mondo scicchissimo e Roma oriented che adora avere un leader di riferimento che ne sà di cinema, di cultura e di spettacolo.
Our Rove, sta quindi dribblando certamente il problema dei partiti in gara (orrore!!!!), immaginando in ogni regione e/o circoscrizione, un gruppo di intelligenti che faccia da traino e quindi, pescando a destra e a manca, faccia da sintesi tra le anime in lotta. E' il principio, pari pari, delle liste civiche utilizzate proprio per superare i ceffi che si accoltellano nelle segreterie di partito e attribuire onorificenze (intellettualmente parlando) nei ben più gradevoli salotti e circoli culturali così amati proprio da DabliuVì che un sorso di tè non lo negherebbe a nessuno.
Lo scenario che si potrebbe prefigurare è quindi questo: da una parte i disgraziati diessini e diellini che si accoltelano per un posto al sole ma che mobilitano le loro truppe nella loro bramosia di miserevole fama, e dall'altra i "veri" dabliuvissiani, imprenditori, scrittori, giornalisti, parolai e via via tutto quel mondo charmant che adora i poveri e tollera i ricchi.
Punto debole. Votare significa aderire. Quanti di questi tizi saranno disposti a trovarsi in tasca una tessera che potrebbe diventare un serio limite nel momento in cui - è nelle cose - dabliuvì e amici fossero messi in sonno dagli elettori? Si può immaginare (e il nostro Rove lo sta certamente pensando), che più di una tessera sarà una specie di carta di credito gold o platinum oppure una specie di Feltrinelli Più; ma sarà sufficiente a intenerire il cuore dello società civile che poi, diciamolo chiaro, negli intendimenti dei Nostri è quella che da destra passa a sinistra ( o al centro o quello che vogliamo, dipende sempre dal punto di osservazione)? Dare la Gold PD Card a chi già freme per averla non è un risultato. Quante saranno le new entries, che sono il vero valore aggiunto che rincorre Dabliuvì?