venerdì 21 maggio 2010
Etiopia al voto tra miseria e contrasti
A tre giorni dalle elezioni al confine tra Etiopia e Eritrea una bomba ha fatto saltare un autobus uccidendo 13 persone. I due paesi si erano combattuti tra il 1998 e il 2000 causando oltre 80 mila vittime. E’ questo un segnale del clima che si sta vivendo nel paese africano in prossimità delle elezioni dei 547 membri del parlamento. Su una popolazione di 80 milioni di abitanti, gli elettori registrati sono 31 milioni e sono stati predisposti 43 mila seggi elettorali che chiuderanno domenica sera. Il responsabile della commissione elettorale nazionale ha dichiarato che, salvo imprevisti, i primi risultati si dovrebbero avere già nella giornata di lunedì. Non c’è dubbio che a vincere le elezioni sarà il capo del regime totalitario Meles Zernawi, 55 anni, da tempo accusato di incrementare la repressione e il genocidio violando i diritti umani contro la sua stessa popolazione, eludendo le leggi internazionali, invadendo e occupando territori sovrani e cercando di destabilizzare l’intera regione del Corno d’Africa. Zenawi, che è al Governo da 19 anni, è a capo della coalizione dell’Ethiopia People Revolutionary Front (EPRDF) che controlla la stampa di regime, i dipendenti statali e l’intero processo elettorale. Il Primo ministro Zenawi aveva abbandonato i suoi studi in medicina per collaborare ad abbattere il governo comunista di Mengistu Haile Mariam. Successivamente si è laureato in Inghilterra e ha ottenuto, dieci anni dopo, un Master in economia in una università tedesca.
La coalizione all’opposizione, conosciuta come Medrek, ha denunciato che i suoi candidati sono stati minacciati e tre dei suoi membri assassinati. Da parte sua il Governo ha denunciato il Medrek di aver ucciso uno dei suoi sostenitori e un poliziotto. Il leader dell’opposizione è Merera Gudina, professore universitario, membro del parlamento e fondatore del Medrek.
Per Merera l’attuale capo del governo Meles è uno dei peggiori dittatori africani.
Il Medrek è composto da 8 partiti politici su base etnica e il suo leader Merera ha promesso cambiamenti sostanziali tra cui la riforma del libero mercato. Merera Gudina fa parte del vasto gruppo etnico degli Oromo a cui appartiene un terzo della popolazione etiope. Domenica prossima il Medrek si presenterà alle elezioni senza uno dei suoi leader principali e capo del partito Unity for Democracy and Justice Birtukan Mideska che è stata imprigionata con l’accusa di tradimento.
Altri partiti significati di questa tornata elettorale sono l’All Ethiopia Unity Party guidato da Hailu Shawell e l’Ethiopian Democrati Party con a capo il giovane Lidetu Ayalew.
La missione internazionale di controllo delle elezioni, composta da 170 osservatori, è la più vasta mai utilizzata con questa funzione. Altri osservatori internazionali, come il Carter Centre, hanno rifiutato di mandare loro rappresentanti ad Addis Ababa.
L’Etiopia, uno dei paesi più poveri al mondo e maggiormente dipendente dagli aiuti internazionali, si accinge a vivere un week end elettorale all’insegna della paura. Non è la prima volta che in concomitanza delle elezioni il Governo usi la repressione contro gli oppositori che vengono imprigionati o uccisi come hanno riportato dagli organismi internazionali di controllo. Questi stanno indagando in particolare sull’uso che il governo etiope fa degli aiuti internazionale per comprarsi il consenso e mettere fuori gioco l’opposizione interna.
Le elezioni parlamentari del 2005 erano state accompagnate da una forte ondata di protesta che aveva portato all’arresto di migliaia di dissidenti e all’uccisione di un numero imprecisato di persone.
Recentemente i leaders dell’opposizione sono stati imprigionati con accuse false mentre le emittenti radiofoniche libere sono state chiuse. A numerosi giornalisti stranieri che avevano chiesto di entrare nel paese per seguire le elezioni è stato negato il visto.
Dallo scorso mese di marzo due candidati dell’opposizione e un candidato sono stati uccisi. Il governo etiope ha negato ogni legame con questi assassini dichiarando che si è trattato di criminalità comune e che l’opposizione tenta di criminalizzare queste situazioni per gettare discredito sulle istituzioni. I sostenitori del governo continuano a sostenere di aver diminuito la povertà e incrementato le infrastrutture mentre da più parti si denuncia come gli aiuti internazionali vengano usati non per aiutare la popolazione quanto per alimentare la corruzione.
MELES ZERNAWI SPIEGA LA SUA VISIONE DELL'ETIOPIA...
...MENTRE GLI ELETTORI CERCANO DI CAPIRE