sabato 22 maggio 2010

COLOMBIA ELECTIONS


Come nella gran parte dei paesi latino-americani anche in Columbia la campagna elettorale ha le sembianze di un vero e proprio spettacolo collettivo. Nonostante si ritenga che gli Stati Uniti siano il regno e la culla della comunicazione elettorale, è nei paesi del sud America che questa si esprime al suo massimo livello. I motivi sono prevalentemente culturali, connessi cioè al carattere di quella popolazione che anche nelle situazioni più tragiche riesce a trovare spunti per socializzare e condividere progetti e ideali. La campagna elettorale in quei paesi è uno spettacolo straordinario e irripetibile che li attraversa dalle grandi città sino ai villaggi più sperduti. La campagna elettorale, se non fosse che in palio ci sono scelte serie come quelle riguardanti il governo delle nazioni, è una grande e continua festa che si protrae per ben più di un mese e che vede uno straordinario dispendio di mezzi da parte dei partiti e dei candidati. Sono campagne elettorali “calde” seguite con un’ altissima partecipazione degli elettori che si riversano ai seggi dopo aver partecipato a un evento collettivo che, fermo restando le differenziazioni ideologiche, ha dei connotati festosi ben diversi da quelli delle campagne del nord america o dell’Europa. Le campagne elettorali costano moltissimo: il materiale cartaceo è immenso, i gadget sono limitati solamente dalla fantasia di chi li immagina e li produce, le televisioni pubbliche e soprattutto private sono letteralmente prese d’assalto, i consulenti lavorano a massimo regime affiancati, nella stragrande maggioranza dei casi, da colleghi americani.
La campagna elettorale che si sta svolgendo in Columbia non fa eccezione: sono state ingaggiati i migliori strateghi e i mezzi di comunicazione sono quasi esclusivamente dedicati alla competizione elettorale. Dei due principali contendenti quello “nuovo” è il due volte sindaco di Bogotà Andenas Mockus, un colto docente universitario il cui partito Verde fa intravvedere la possibilità di una ventata progressista in un paese dilaniato da secolari conflitti interni e in cui i narcotrafficanti non sono un’invenzione cinematografica ma i depositari di un capitale di violenza che non esitano a mettere in piazza ogniqualvolta vedono il proprio bussines a rischio. I consulenti del candidato verde continuano a ripetere che la loro campagna è tutta on line, concentrata cioè su internet e i social networks. Un po’ quello che è stato detto per la campagna di Obama dello scorso anno. I nuovi media sono sì utilizzati al meglio, ma in maniera assolutamente subalterna alla televisione che rimane, nonostante la rete, lo strumento principe per orientare l’elettorato. Come sempre accade in politica, le dinamiche del consenso sono estremamente complesse e sarebbe semplicistico attribuire la vittoria di un candidato a uno strumento rispetto a un altro quando sappiamo che è il candidato in quanto persona a fare la differenza. Certo è che la rete ha esaltato le potenzialità di tutti gli strumenti di propaganda elettorale: manifesti, depliants, spot televisivi e radiofonici, gli stessi comizi sono oggi condizionati dal rimando su internet e quindi sono costretti a rimodulare il messaggio. Chi osserva le campagne elettorali del mondo non può non restare abbagliato e affascinato dalla quantità di siti, di spot televisivi (di cui moltissimi sarcastici), di interventi, di manifestazioni, che segnano questa campagna alla quale la gente, candidati compresi, partecipa ancora con passione.
A una settimana dal voto del 30 maggio i sondaggi, dopo aver parlato di un testa a testa serrato tra i due candidati presidente, segnano oggi un vantaggio a favore del candidato sostenuto dal presidente uscente Alvaro Uribe. A contendersi la carica sono il candidato della destra Juan Manuel Santos, ex ministro della difesa, del Partito Sociale di Unità Nazionale (U Party) e Andenas Mockus, candidato del Partito dei verdi ed ex sindaco, molto amato dai suoi cittadini, di Bogotà. A mettere in difficoltà il candidato verde sono state certamente le accuse dei suoi avversari di essere ateo e di voler aumentare le tasse. Santos gode ancora del vantaggio che gli deriva dall’aver gestito lo spettacolare raid che ha portato alla liberazione, in Ecuador, di 15 ostaggi della Farc. Chiunque vinca per la Colombia di tratterrà di una svolta epocale: il presidente Uribe sarà definitivamente messo fuori gioco e inizierà un nuovo corso in un Paese che ha conosciuto fasi di estrema violenza ( per capirci, in concomitanza con il voto per motivi di sicurezza le frontiere saranno chiuse). Un’ eventuale vittoria del candidato verde sarà una evidente ulteriore prova della disaffezione dell’elettorato dalla politica tradizionale così come sta accadendo in tutti i paesi del mondo. Continueremo a parlarne.

L'ATMOSFERA NEL PAESE


Il candidato presidente Santos


LA NOVITA' DEI VERDI
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