domenica 30 maggio 2010

COLOMBIA SOTTO OSSERVAZIONE

IN CERCA DELLA PRESIDENZA

IN CERCA DELL'ORO

IN CERCA DI UNA VITA MIGLIORE

IN CERCA DELLA VITTORIA

GEORGIA ALLA DIFFICILE PROVA DEL VOTO




mercoledì 26 maggio 2010

Egitto alle urne il 1 giugno per le elezioni legislative

Martedì 1 giugno in Egitto i cittadini saranno chiamati alle urne al primo turno per l’elezione, a maggioranza assoluta, di 176 membri della Camera Alta o Advisory Council (Majilis Al-Shura). I restanti 88 componenti vengono designati direttamente dal Presidente Mubarak e tutti restano in carica sei anni.
GLI SPOT PER INVITARE LA POPOLAZIONE A VOTARE


PER CAPIRE MEGLIO

COLOMBIA: LO SPEZZATINO DEI CONSERVATORI FA VINCERE I PROGRESSISTI


Vittoria al photo finish in Colombia alle elezioni presidenziali di domenica prossima. Fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe messo in dubbio la vittoria del delfinio di Uribe la cui popolarità è ancora altissima grazia alla sua linea dura sulla sicurezza del paese: i ribelli marxisti che hanno tenuto in scacco il paese per quasi 40 anni sono stati confinati nelle montagne e nella giungla, la produzione della droga è crollata e le milizie paramilitari di estrema destra sono state smantellate. Uribe aveva tentato di indire un referendum costituzionale per consentirgli un terzo mandato ma il 26 febbraio scorso la corte costituzionale ha bocciato questa possibilità. Uribe non è riuscito a trasferire la sua popolarità su Santos, 58 anni, chiacchierato ex ministro alla difesa con un ineccepibile pedigree politico (suo zio è stato presidente, suo nonno è stato uno dei più ascoltati commentatori politici mentre durante il suo mandato di ministro della difesa ha sottratto 15 ostaggi dalle mani dei guerriglieri tra cui Ingrid Betancourt) ma associato a un modo vecchio e superato di fare politica ben distante da quella che sta proponendo il suo principale avversario.

E’ una maxi matita il simbolo della campagna elettorale di Mockus che ne distribuisce a migliaia, durante i suoi comizi, accompagnate dalla dichiarazione: “Il prossimo capitolo della nostra storia sarà scritto con una matita e non con il sangue”.
Mockus, che nelle elezioni presidenziali del 2006 aveva avuto meno del 2 per cento dei voti non intaccando il grande successo del presidente in carica Alvaro Uribe, è sempre più appaiato nei sondaggi al candidato Santos (ex ministro della difesa) la cui vittoria, sino al febbraio scorso, era data per scontata anche dai più accurati analisti politici.
Per capire l’impressionante rimonta del due volte sindaco di Bogotà, El Professor, come è chiamato dagli studenti da quando è stato rettore della turbolenta National University, è necessario valutare il campo avversario dove i partiti della destra (i conservatori, il Cambio Radical e il Partitdo de la U) invece di compattarsi attorno al delfino di Uribe hanno scelto di correre ognuno con un proprio candidato.
Mockus potrebbe, stante i sondaggi, vincere al primo turno o andare al ballottaggio del 20 giugno prossimo con il diretto avversario Santos. La campagna elettorale di Mockus, così come aveva fatto Obama, punta sostanzialmente sul cambiamento e, elemento del tutto inedito nella geografia politica della Colombia, ai giovani elettori. La sua insistenza su questa fascia di elettori ha costretto i suoi avversari a rivedere le loro posizioni, ad adottare una visione youth friendly e scendendo così sul suo stesso terreno; ma a poco è valso il restyling dei siti web o l’uso dei social network come Twitter e Face Book per arginare il dilagante successo del candidato del partito Verde (partito costituito un anno fa su posizioni progressiste di centro e ben distanti da quelle radicali dei “verdi” tradizionali). Se il vantaggio di Santos su Mockus è oggi di 34 a 33, tra i giovani dai 18 ai 24 anni Mockus ha una percentuale a suo favore del 67 per cento contro l’ 11 di Santos. Ciò grazie a una campagna elettorale in cui, sin dall’inizio, l’uso dei new media è stato serratissimo spiazzando, di fatto, gli avversari impreparati ad affrontare i nuovi mezzi e i nuovi linguaggi. Il verde Mockus ha condotto una campagna elettorale traendo vantaggio anche dagli scandali politici che hanno caratterizzato la presidenza di Alvaro Uribe e del suo ministro Santos accusato, tra l’altro, di aver utilizzato i servizi segreti per intercettare le telefonate di magistrati, avversari politici e giornalisti.
Quando Mockus, come ho detto, ha corso come presidente nel 2006 aveva avuto meno del 2 per cento dei voti e il fatto che oggi stia per vincere dimostra quanto il paese sia cambiato in questi ultimi anni.
Quando, nel 2002, Uribe ha vinto come indipendente, la Colombia era sull’orlo di un abisso: i guerriglieri della FARC controllavano un’ampia porzione del territorio e si finanziavano attraverso i rapimenti e il commercio della droga. Bande di paramilitari hanno inoltre massacrato in questi anni centinaia di persone.
La politica di Uribe, concentrata sulla sicurezza, ha portato a un calo degli omicidi del 32 per cento e dei rapimenti del 85 per cento ma la situazione economica è precipitata nonostante i notevoli sostegni americani.
Pur riconoscendo il grande lavoro di Uribe, i giovani colombiani ritengono oggi che sia ora di voltare pagina.
Durante i due mandati come sindaco di Bogotà Mockus ha guadagnato la reputazione di un non convenzionale e onesto leader che, continuando a dichiararsi indipendente, è stato capace di rompere la lunga tradizione di circondarsi di amici e amici degli amici.
L’atmosfera in Colombia è in questi giorni comunque incandescente: sono state appena scoperte 1.053 mine che i ribelli della FARC avrebbero voluto utilizzare il giorno delle elezioni. Le mine sono state rinvenute nella provincia di Antioquia dove la scorsa settimana una squadra di marines colombiani è caduta in un’imboscata della FARC . Il comandante delle forze navali del sud ha detto che i marines erano impegnati nelle operazioni di sicurezza in vista del voto di domenica prossima.

Per visualizzare i video da FB: www.pustetto.it

Per saperne di più su Mockus
http://www.youtube.com/watch?v=DYBmcZcMQ7w

LA CONVENTION DEL RADICAL CHANGE PARY E IL CANDIDATO GERMAN VARGAS

IL SUO SPOT ELETTORALE


GUSTAVO PEDRO DELL'ALTERNATIVE DEMOCRATIC POLE PARTY




LA CANDIDATA NOEMI SANIN DEL PARTITO CONSERVATORE


DIETRO LE QUINTE DEL DIBATTITO TELEVISIVO DEI CANDIDATI PRESIDENTE

sabato 22 maggio 2010

COLOMBIA ELECTIONS


Come nella gran parte dei paesi latino-americani anche in Columbia la campagna elettorale ha le sembianze di un vero e proprio spettacolo collettivo. Nonostante si ritenga che gli Stati Uniti siano il regno e la culla della comunicazione elettorale, è nei paesi del sud America che questa si esprime al suo massimo livello. I motivi sono prevalentemente culturali, connessi cioè al carattere di quella popolazione che anche nelle situazioni più tragiche riesce a trovare spunti per socializzare e condividere progetti e ideali. La campagna elettorale in quei paesi è uno spettacolo straordinario e irripetibile che li attraversa dalle grandi città sino ai villaggi più sperduti. La campagna elettorale, se non fosse che in palio ci sono scelte serie come quelle riguardanti il governo delle nazioni, è una grande e continua festa che si protrae per ben più di un mese e che vede uno straordinario dispendio di mezzi da parte dei partiti e dei candidati. Sono campagne elettorali “calde” seguite con un’ altissima partecipazione degli elettori che si riversano ai seggi dopo aver partecipato a un evento collettivo che, fermo restando le differenziazioni ideologiche, ha dei connotati festosi ben diversi da quelli delle campagne del nord america o dell’Europa. Le campagne elettorali costano moltissimo: il materiale cartaceo è immenso, i gadget sono limitati solamente dalla fantasia di chi li immagina e li produce, le televisioni pubbliche e soprattutto private sono letteralmente prese d’assalto, i consulenti lavorano a massimo regime affiancati, nella stragrande maggioranza dei casi, da colleghi americani.
La campagna elettorale che si sta svolgendo in Columbia non fa eccezione: sono state ingaggiati i migliori strateghi e i mezzi di comunicazione sono quasi esclusivamente dedicati alla competizione elettorale. Dei due principali contendenti quello “nuovo” è il due volte sindaco di Bogotà Andenas Mockus, un colto docente universitario il cui partito Verde fa intravvedere la possibilità di una ventata progressista in un paese dilaniato da secolari conflitti interni e in cui i narcotrafficanti non sono un’invenzione cinematografica ma i depositari di un capitale di violenza che non esitano a mettere in piazza ogniqualvolta vedono il proprio bussines a rischio. I consulenti del candidato verde continuano a ripetere che la loro campagna è tutta on line, concentrata cioè su internet e i social networks. Un po’ quello che è stato detto per la campagna di Obama dello scorso anno. I nuovi media sono sì utilizzati al meglio, ma in maniera assolutamente subalterna alla televisione che rimane, nonostante la rete, lo strumento principe per orientare l’elettorato. Come sempre accade in politica, le dinamiche del consenso sono estremamente complesse e sarebbe semplicistico attribuire la vittoria di un candidato a uno strumento rispetto a un altro quando sappiamo che è il candidato in quanto persona a fare la differenza. Certo è che la rete ha esaltato le potenzialità di tutti gli strumenti di propaganda elettorale: manifesti, depliants, spot televisivi e radiofonici, gli stessi comizi sono oggi condizionati dal rimando su internet e quindi sono costretti a rimodulare il messaggio. Chi osserva le campagne elettorali del mondo non può non restare abbagliato e affascinato dalla quantità di siti, di spot televisivi (di cui moltissimi sarcastici), di interventi, di manifestazioni, che segnano questa campagna alla quale la gente, candidati compresi, partecipa ancora con passione.
A una settimana dal voto del 30 maggio i sondaggi, dopo aver parlato di un testa a testa serrato tra i due candidati presidente, segnano oggi un vantaggio a favore del candidato sostenuto dal presidente uscente Alvaro Uribe. A contendersi la carica sono il candidato della destra Juan Manuel Santos, ex ministro della difesa, del Partito Sociale di Unità Nazionale (U Party) e Andenas Mockus, candidato del Partito dei verdi ed ex sindaco, molto amato dai suoi cittadini, di Bogotà. A mettere in difficoltà il candidato verde sono state certamente le accuse dei suoi avversari di essere ateo e di voler aumentare le tasse. Santos gode ancora del vantaggio che gli deriva dall’aver gestito lo spettacolare raid che ha portato alla liberazione, in Ecuador, di 15 ostaggi della Farc. Chiunque vinca per la Colombia di tratterrà di una svolta epocale: il presidente Uribe sarà definitivamente messo fuori gioco e inizierà un nuovo corso in un Paese che ha conosciuto fasi di estrema violenza ( per capirci, in concomitanza con il voto per motivi di sicurezza le frontiere saranno chiuse). Un’ eventuale vittoria del candidato verde sarà una evidente ulteriore prova della disaffezione dell’elettorato dalla politica tradizionale così come sta accadendo in tutti i paesi del mondo. Continueremo a parlarne.

L'ATMOSFERA NEL PAESE


Il candidato presidente Santos


LA NOVITA' DEI VERDI
http://www.facebook.com/pages/Antanas-Mockus-y-Sergio-Fajardo-a-la-Presidencia-de-la-Republica/114401601910756?ref=mf&v=info

http://www.sergiofajardo.com/



http://www.antanasmockus.com

http://www.youtube.com/user/VisionariosColombia



NY: SCENDE IN CAMPO CUOMO JR

The Plan from Andrew Cuomo on Vimeo.

venerdì 21 maggio 2010

CECOSLOVACCHIA VOTA NEL TERRORE DI FINIRE COME LA GRECIA


Il 28 e 29 maggio gli elettori cecoslovacchi si recheranno alle urne per il primo turno delle elezioni della Camera dei Deputati. La repubblica Cecoslovacca ha un sistema bicamerale con un Senato composto da 81 seggi e una camera dei deputati composta da 200 seggi. I membri del senato vengono eletti a maggioranza assoluta in collegi uninominali e rimangono in carica 6 anni. I 200 parlamentari della camera dei deputati vengono invece eletti con un sistema proporzionale a liste aperte e rimangono in carica 4 anni. Un secondo turno si rende necessario quando i candidati non ottengono la maggioranza assoluta al primo. Un terzo del Senato viene rinnovato ogni due anni. Gli elettori possono dare due preferenze tra i candidati della lista che intendono votare. Per entrare alla Camera dei Deputati è fissato uno sbarramento al 5 per cento che diventa 15 in caso si tratti di una coalizione formata dal due partiti, 15 per cento se la coalizione è formata da tre partiti e 20 per cento per le coalizioni di quattro o più partiti.
L’ultimo sondaggio vede in testa il partito socialdemocratico (Czech Social Democrats CSSD) con l’11,5 per cento di vantaggio sul rivale Civic Democrats (ODS) ed è questa la prima volta dalle elezioni del 2006 che l’ODS crolla sotto il 20 per cento. A
Il Partito Socialdemocratico dovrebbe quindi vincere con il 30,5 per cento dei voti contro il 19 per cento dell’ODS. I sondaggi mostrano un aumento della popolarità del partito conservatore TOP 09 e del centrista Public Affairs (VV). Assieme ai comunisti (KSCM) questi partiti hanno guadagnato il 10 per cento l’uno. I Verdi (SZ) e i cristiano democratici (KDU-CSL) non dovrebbero invece raggiungere il 5 per cento necessario per entrare alla Camera dei deputati a meno che il maregine di errore del sondaggi non vada a loro favore.
Il partito della sinistra extraparlamentare di Milos Zerman (SPOZ) non dovrebbe raggiungere il 2 per cento.
Questa campagna elettorale vede da più parti una forte richiesta di cambiamento e numerosi nuovi partiti cercano di capitalizzare questo malcontento verso i vecchi partiti. Il conservatore TOP09, che reclama il libero mercato, è capeggiato da Karel Schwanzenberg un aristocratico esiliato durante il regime comunista che è diventato un popolare ministro degli esteri s cui viene contestato proprio il pedigree. Uno degli strumenti che ha usato in campagna elettorale sono state delle false fatture che ha mandato agli elettori per comunicare il livelli di debito del paese. Un altro partito nuovo e singolare è Public Matters a capo del quale è Radek John, un giornalista che tiene dei discorsi a dir poco singolari. I suoi volontari hanno distribuito a Praga materiale elettorale e cercato di cacciare i senzatetto e i drogati. Questa attività è stata sospesa da qualche giorno, ma ha fatto di John uno dei politici più famosi del paese, più ancora di Schwarzenberg. Entrambi, attestati sul 10 per cento, potrebbero giocare un ruolo determinate nella formazione della nuova coalizione.
Come nelle precedenti elezioni gli elettori potrebbero dividersi equamente tra la destra e la sinistra dando vita a un altro governo debole e litigioso composto da un inico grande partito e una miriade di piccoli partiti. Un altro possibile risultato è un governo di minoranza Social Democratica sostenuto dal partito comunista cecoslovacco. Un ulteriore scenario è quello di una grande coalizione tra Social Democratici e i Democratici Civili. Il leader dei Social Democratici (CSSD) Jiri Paroubek ha appena dichiarato di essere costretto a combattere contro due nemici: gli avversari politici e i media che ha accusato di diffondere notizie false. La sua ira contro i giornali lo aveva indotto a un silenzio stampa che ha rotto partecipando a un dibattito televisivo in cui ha spiegato come la priorità del suo partito sia quello di ridare slancio all’economia del paese che molti considerato in una situazione simile a quella della Grecia. Il CSSD è stato certamente il partito più attaccato dalla stampa e dall’opinione pubblica come è dimostrato da uno sgradevole incidente nel quale è incorso il presidente dei deputati Bohuslav Sobotka che durante un comizio a Brrno è stato aggredito da un ubriaco. Paroubek si è anche scagliato contro la propaganda elettorale negativa che, a suo dire, ha distolto l’attenzione degli elettori dei problemi reali del paese.

UN IMPERDIBILE Schwarzenberg!!!!!!


RADEK USA ANCHE LA BICICLETTA

LA CAMPAGNA ELETTORALE DI PAURBEK

Etiopia al voto tra miseria e contrasti


A tre giorni dalle elezioni al confine tra Etiopia e Eritrea una bomba ha fatto saltare un autobus uccidendo 13 persone. I due paesi si erano combattuti tra il 1998 e il 2000 causando oltre 80 mila vittime. E’ questo un segnale del clima che si sta vivendo nel paese africano in prossimità delle elezioni dei 547 membri del parlamento. Su una popolazione di 80 milioni di abitanti, gli elettori registrati sono 31 milioni e sono stati predisposti 43 mila seggi elettorali che chiuderanno domenica sera. Il responsabile della commissione elettorale nazionale ha dichiarato che, salvo imprevisti, i primi risultati si dovrebbero avere già nella giornata di lunedì. Non c’è dubbio che a vincere le elezioni sarà il capo del regime totalitario Meles Zernawi, 55 anni, da tempo accusato di incrementare la repressione e il genocidio violando i diritti umani contro la sua stessa popolazione, eludendo le leggi internazionali, invadendo e occupando territori sovrani e cercando di destabilizzare l’intera regione del Corno d’Africa. Zenawi, che è al Governo da 19 anni, è a capo della coalizione dell’Ethiopia People Revolutionary Front (EPRDF) che controlla la stampa di regime, i dipendenti statali e l’intero processo elettorale. Il Primo ministro Zenawi aveva abbandonato i suoi studi in medicina per collaborare ad abbattere il governo comunista di Mengistu Haile Mariam. Successivamente si è laureato in Inghilterra e ha ottenuto, dieci anni dopo, un Master in economia in una università tedesca.
La coalizione all’opposizione, conosciuta come Medrek, ha denunciato che i suoi candidati sono stati minacciati e tre dei suoi membri assassinati. Da parte sua il Governo ha denunciato il Medrek di aver ucciso uno dei suoi sostenitori e un poliziotto. Il leader dell’opposizione è Merera Gudina, professore universitario, membro del parlamento e fondatore del Medrek.
Per Merera l’attuale capo del governo Meles è uno dei peggiori dittatori africani.
Il Medrek è composto da 8 partiti politici su base etnica e il suo leader Merera ha promesso cambiamenti sostanziali tra cui la riforma del libero mercato. Merera Gudina fa parte del vasto gruppo etnico degli Oromo a cui appartiene un terzo della popolazione etiope. Domenica prossima il Medrek si presenterà alle elezioni senza uno dei suoi leader principali e capo del partito Unity for Democracy and Justice Birtukan Mideska che è stata imprigionata con l’accusa di tradimento.
Altri partiti significati di questa tornata elettorale sono l’All Ethiopia Unity Party guidato da Hailu Shawell e l’Ethiopian Democrati Party con a capo il giovane Lidetu Ayalew.
La missione internazionale di controllo delle elezioni, composta da 170 osservatori, è la più vasta mai utilizzata con questa funzione. Altri osservatori internazionali, come il Carter Centre, hanno rifiutato di mandare loro rappresentanti ad Addis Ababa.

L’Etiopia, uno dei paesi più poveri al mondo e maggiormente dipendente dagli aiuti internazionali, si accinge a vivere un week end elettorale all’insegna della paura. Non è la prima volta che in concomitanza delle elezioni il Governo usi la repressione contro gli oppositori che vengono imprigionati o uccisi come hanno riportato dagli organismi internazionali di controllo. Questi stanno indagando in particolare sull’uso che il governo etiope fa degli aiuti internazionale per comprarsi il consenso e mettere fuori gioco l’opposizione interna.
Le elezioni parlamentari del 2005 erano state accompagnate da una forte ondata di protesta che aveva portato all’arresto di migliaia di dissidenti e all’uccisione di un numero imprecisato di persone.
Recentemente i leaders dell’opposizione sono stati imprigionati con accuse false mentre le emittenti radiofoniche libere sono state chiuse. A numerosi giornalisti stranieri che avevano chiesto di entrare nel paese per seguire le elezioni è stato negato il visto.
Dallo scorso mese di marzo due candidati dell’opposizione e un candidato sono stati uccisi. Il governo etiope ha negato ogni legame con questi assassini dichiarando che si è trattato di criminalità comune e che l’opposizione tenta di criminalizzare queste situazioni per gettare discredito sulle istituzioni. I sostenitori del governo continuano a sostenere di aver diminuito la povertà e incrementato le infrastrutture mentre da più parti si denuncia come gli aiuti internazionali vengano usati non per aiutare la popolazione quanto per alimentare la corruzione.

MELES ZERNAWI SPIEGA LA SUA VISIONE DELL'ETIOPIA...

...MENTRE GLI ELETTORI CERCANO DI CAPIRE

giovedì 20 maggio 2010